"Il lecito" di Claudio Gatti è una delle migliori trasmissioni della televisione italiana. Perché affronta la realtà senza ideologismi ma anche senza reverenze. Dev'essere per questo che La7 l'ha affogata nel palinsesto notturno vacanziero.
di Riccardo Bocca
Quiz da ombrellone. Qual è il sistema migliore per
mortificare in tv tre puntate di indagine giornalistica, dove il peso
della retorica è pari a zero e il tasso qualitativo - anche delle
immagini, di sapore cinematografico - sfiora in surplace l'eccellenza?
Semplice: basta seppellire il tutto nel palinsesto estivo mentre impazza
il samba vacanziero.
Esattamente quello che sta facendo La7 con il triplice appuntamento di "Il Lecito", in onda alle 21.30 il 10, 17 e 24 luglio. Uno spazio a modo suo prezioso, perché dà voce a uno dei più affidabili giornalisti italiani - Claudio Gatti, firma de "Il Sole 24 Ore"- nell'esercizio di una nobile arte: illustrare i fatti senza ideologismi o preconcetti, rendendoli evidenti e comprensibili a tutti. Lavoro non da poco, quando gli argomenti in gioco sono scivolosi come il caso Fincantieri - metafora di un'Italia al tempo stesso talentuosa e ipersensibile alla politica- o della parabola dell'industria chimica nazionale, cresciuta in un tripudio di ottimismi e poi svelatasi fonte di avvelenamenti e delusioni varie.
Questioni che Gatti investiga ascoltando le voci dei cittadini, dei comitati spontanei, degli esperti. Ma anche di coloro che, nei panni incravattati del potere, devono confrontarsi davanti alle telecamere con domande e documentazioni ineccepibili. «Certamente... Certamente...», ripete il sindaco di Ferrara, a cui Gatti ricorda il pregresso cittadino zeppo di inquinamenti ambientali e occhi (soc)chiusi dalle istituzioni.
Altri papaveri, invece, visto il clima rigoroso, preferiscono evitare il giudizio del pubblico. Comportamento, questo sì, davvero "Il-Lecito", anche se assai di moda.
Esattamente quello che sta facendo La7 con il triplice appuntamento di "Il Lecito", in onda alle 21.30 il 10, 17 e 24 luglio. Uno spazio a modo suo prezioso, perché dà voce a uno dei più affidabili giornalisti italiani - Claudio Gatti, firma de "Il Sole 24 Ore"- nell'esercizio di una nobile arte: illustrare i fatti senza ideologismi o preconcetti, rendendoli evidenti e comprensibili a tutti. Lavoro non da poco, quando gli argomenti in gioco sono scivolosi come il caso Fincantieri - metafora di un'Italia al tempo stesso talentuosa e ipersensibile alla politica- o della parabola dell'industria chimica nazionale, cresciuta in un tripudio di ottimismi e poi svelatasi fonte di avvelenamenti e delusioni varie.
Questioni che Gatti investiga ascoltando le voci dei cittadini, dei comitati spontanei, degli esperti. Ma anche di coloro che, nei panni incravattati del potere, devono confrontarsi davanti alle telecamere con domande e documentazioni ineccepibili. «Certamente... Certamente...», ripete il sindaco di Ferrara, a cui Gatti ricorda il pregresso cittadino zeppo di inquinamenti ambientali e occhi (soc)chiusi dalle istituzioni.
Altri papaveri, invece, visto il clima rigoroso, preferiscono evitare il giudizio del pubblico. Comportamento, questo sì, davvero "Il-Lecito", anche se assai di moda.
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