«Nonostante la sua storia ormai trentennale, una
definizione stabile e onnicomprensiva di questa corrente di pensiero è
impossibile da dare».
Tiziano Cancelli apre così la sua piccola storia
dell’accelerazionismo, How to accelerate.
Introduzione all’accelerazionismo (
Tlon).Un pamphlet piccolo e denso, una sintesi che riesce a essere allo stesso tempo puntuale e accattivante, pensata per i profani che vogliono avvicinarsi al tema ma non se la sentono di affrontare di petto la ormai corposa, e a tratti ostica, bibliografia completa.
Perché di accelerazionismo si sente parlare da diverso tempo anche in Italia, ormai, ma un libro che spiegasse chiaramente che cos’è l’accelerazionismo forse ancora non c’era.
Cancelli comincia tracciandone la genealogia. A dare il nome alla corrente è un passo di Deleuze e Guattari, tratto da L’anti-Edipo. Capitalismo e schizofrenia, sul flusso desiderante che starebbe alla base di ogni processo produttivo. Un elemento che il marxismo ortodosso, tacciato di moralismo, non sembra aver compreso nelle sue analisi economiciste, e che secondo i due filosofi domina invece la produzione capitalistica: il capitalismo è infatti in grado di liberare il desiderio dalle catene valoriali che lo reprimono, e di incanalarlo per soddisfare i suoi propri scopi. Dall’osservazione che ne consegue, e cioè che la soluzione potrebbe essere proprio quella di accelerare il processo di liberazione di questo flusso per distruggere il capitalismo stesso, nasce l’accelerazionismo: la convinzione che l’unica via possibile per superare il disastro in cui siamo finiti è una via attraverso.