venerdì 2 febbraio 2018

Un'altra ricerca assolve la marijuana. Chi fuma ha punteggi più alti nei test di memoria.

Una ricerca, pubblicata su "NeuroImage", rimette in discussione il collegamento tra consumo di marijuana e perdita di memoria.


Il consumo di cannabis comporta un declino delle funzioni cognitive da adulti? Non necessariamente. Secondo una ricerca, pubblicata sulla rivista "NeuroImage", non c'è un collegamento diretto tra uso di marijuana da giovani e perdita di memoria.
Gli studiosi della University of Pittsburgh dicono di averne le prove: i fumatori di cannabis che si sono offerti volontari hanno ottenuto risultati migliori nei test di memoria rispetto a coloro i quali, invece, non avevano mai fumato cannabis in vita loro.
Ma non solo: la ricerca ha dimostrato che le aree del cervello che sembrano lavorare più lentamente nei fumatori di cannabis, confrontate con quelle dei non fumatori, sono irrilevanti, ovvero dipendono da persona a persona. Ciò suggerisce che ad influenzare le capacità cognitive negli individui non sia il consumo o meno di marijuana, ma altri fattori (ambientali, culturali etc).

I ricercatori si sono focalizzati sui giovani. "Sappiamo che il cervello degli adolescenti è in continuo cambiamento e sviluppo e sappiamo anche che è proprio questo il periodo della vita in cui si inizia a sperimentare cannabis e altre droghe - ha spiegato l'autore dello studio, Brenden Tervo-Clemmens, dottorando in psicologia clinica alla University of Pittsburgh -. Io sono interessato a capire la relazione di causa effetto tra consumo di stupefacenti, età e perdita di memoria".
Tervo-Clemmens e il suo team hanno reclutato 75 volontari dal progetto Maternal Health Practices and Child Development (MHPCD), un progetto-studio focalizzato nell'individuare effetti dell'esposizione alle droghe in fase prenatale nelle famiglie di basso reddito. I partecipanti, il cui uso di stupefacenti è stato monitorato durante tutto l'arco della loro vita, sono stati sottoposti ad un test di memoria parallelamente ad un encefalogramma.
I ricercatori si sono concentrati poi sul fattore età: quanti anni avevano questi volontari quando hanno iniziato a fumare marijuana? Quanto spesso fanno ricorso alla droga? Su 75 persone, 60 hanno ammesso di averla provata, 46 hanno affermato di farne uso ripetuto e di aver iniziato a consumarla intorno all'età di 15 anni.
Il risultato più sorprendente dello studio si è avuto quando gli studiosi hanno confrontato i risultati ottenuti nel test di memoria dal gruppo di consumatori di marijuana con quelli ottenuti da chi non l'aveva mai consumata. È emerso che i consumatori di cannabis avevano ottenuto risultati migliori e, in alcuni casi, erano sembrati nettamente superiori in termini di velocità e accuratezza rispetto al gruppo di non fumatori. Questo - secondo i ricercatori - dimostra che non c'è un collegamento diretto tra l'uso della cannabis in adolescenza e il declino delle funzioni cognitive in età adulta. Se quest'ultimo si verifica, evidentemente, possono essere altre le cause, magari anche preesistenti rispetto all'inizio del consumo di cannabis.
Il consumo della cannabis in adolescenza può essere giudicato "colpevole" del futuro declino delle capacità cognitive in età adulta solo se viene visto come un fattore di rischio per la dipendenza da sostanze stupefacenti. Ma non costituisce, di per sé, un pericolo. "Ciò che stiamo facendo è escludere che l'uso di cannabis in adolescenza sia nocivo per il cervello - ha affermato Tervo-Clemmens -. C'è ancora molto, però, da lavorare e da dimostrare".

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