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La cannabis è stata usata in medicina per millenni.
Nell’antichità, la Cannabis indica fu considerata utile in numerose e
assai diverse malattie. Il Pen Ts’ao, il più antico codice farmaceutico
conosciuto attribuito all’imperatore cinese Shen Nung (III millennio
a.C.), raccomanda per il trattamento di “disordini femminili, gotta,
reumatismo, malaria, stipsi e debolezza mentale”. Intorno al 220 d.C. In
India, la Cannabis è citata nell’Atharvaveda (II millen- nio a.C.) come
“pianta che libera dall’ansia”, mentre nel più antico
testo medico della tradizione Ayurvedica, basato sulla dottrina di
Susruta (II millennio a.C.), è citata semplicemente come “rimedio”. In
realtà, la Cannabis in India assume un ruolo del tutto particolare: come
pianta sacra a Shiva, viene usata in rituali religiosi. In Medio Oriente e l’area mediterranea, le tavolette mediche assire della biblioteca di Assurbanipal (VII sec. a.C.), citano la canapa come antidepressivo. Per Galeno, il più famoso medico della Roma imperiale, le preparazioni di canapa vengono usate per “stimolare il piacere”, ma possono anche servire contro le flatulenze, il mal d’orecchi e il dolore in genere.
Usate in eccesso “colpiscono la testa, immettendovi vapori caldi e
intossicanti”. Per tutto il Medio Evo e il Rinascimento, l’uso più
importante della Cannabis è per ricavar- ne le fibre per corde, tessuti e carta. Garcia da Orta, medico portoghese in India, nel suo “Colloqui sui semplici e sulle droghe dell’India” del 1563 cita l’uso di cannabis come stimolante dell’appetito, come sonnifero, tranquillante, afrodisiaco ed euforizzante.
Il suo libro introdusse l’Europa all’uso medico di questa ed droghe. In
Europa, Robert Burton nel suo classico “The anatomy of melancholy”
(1621) suggerisce la possibile utilità della canapa in quella che oggi
chiameremmo “de- pressione”. L’importanza della
Cannabis, sempre relativamente marginale nella medicina occidentale, fu
decisamente accresciuta a seguito della campagna d’Egitto di Napoleone (1798), dopo la quale l’hashish, inteso essenzialmente come sostanza inebriante ed euforizzante, divenne noto in Francia nei famosi circoli intellettuali.
Artisti come Gautier, Dumas, Nerval, Hugo, Delacroix e Baudelaire ne
furono consumatori. Lo psichiatra Moreau de Tours lo considera sia uno
strumento di indagine della mente, sia un farmaco efficace in varie
malattie mentali. Fra il 1840 e il 1900, secondo Walton, furono
pubblicati più di 100 articoli sugli usi medici della Cannabis. Nel 1854 la Cannabis viene inclusa per la prima volta fra i farmaci dello U.S. Dispensatory, con le seguenti proprietà: “potente narcotico (…) Si dice che agisca anche come deciso afrodisiaco, che stimoli l’appetito e che occasionalmente induca uno stato di catalessi. (…) produce il sonno, allevia gli spasmi, calma l’irrequietezza nervosa, allevia il dolore.
(…) [come analgesico] differisce dall’oppio perché non diminuisce
l’appetito, non riduce le secrezioni e non provoca stitichezza. I
disturbi per i quali è stata specialmente raccomandata sono le
nevralgie, la gotta, il tetano, l’idrofobia, il colera epidemico, le
convulsioni, la corea, l’isteria, la depressione mentale, la pazzia, e
le emorragie uterine”. A partire dal 1937, l’anno della proibizione americana,
diventano assai rari i lavori che prendono in considerazione l’uso
medico della Cannabis, ed è solo con la fine degli anni ‘70 che un
timido interesse si risveglia e che cominceranno a riapparire studi
scientifici sulla Cannabis e i cannabinoidi.
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