"Rispetto per l'evento (la manifestazione-comizio di Pisapia con i fuoriusciti del PD: Speranza, Bersani, D'Alema e pochi altri ndr) ma persa una chance per il dialogo".
Altri hanno risposto dicendo che "non c'erano le condizioni": nemmeno le condizioni per poter parlare al Brancaccio. Sono gli stessi che hanno risposto di no alla nostra richiesta di poter prendere la parola in piazza Santi Apostoli. La ragione ufficiale è che l'incontro del primo luglio «non è un'assemblea, come da voi al Brancaccio, ma un happening». Così ci ha detto il portavoce di Giuliano Pisapia (con quest'ultimo non abbiamo avuto il privilegio di poter parlare), spiegandoci che si presenta un nuovo soggetto politico, e che parlano solo «coloro che ci hanno lavorato».
Dobbiamo andare oltre. L'Italia e la Sinistra devono andare oltre, e aprirsi a quel pezzo del Paese che chiede partecipazione democratica e, soprattutto, il coraggio di cambiare davvero.
Per questo pensiamo che non servano «happenings» dalla liturgia predefinita, ma assemblee critiche, plurali e magari anche rumorose, in cui le convergenze si costruiscono dal basso, mettendo definitivamente da parte personalismi e tentazioni paternalistiche o dirigiste.
Una Sinistra autonoma e di governo non può nascere dalla fusione a freddo di sigle e ceto politico, ma solo da una reale alleanza fra cittadini, realtà sociali e forze politiche definitivamente emancipate da tentazioni egemoniche, o conservatrici.
Ecco: noi vorremmo che nascesse "qualcosa di serio" a sinistra del PD.
Quale sarà la direzione imboccata nell'«happening» del primo luglio? Si ripete che non si vuol fare una sinistra, ma un centro-sinistra. Se si tratta di costruire politiche di compromesso, di fatto in continuità con le scelte degli ultimi vent'anni, non siamo d'accordo.
Si ripete che si vuol costruire un centro-sinistra «di governo», ma si dice anche di voler essere «alternativi» al Pd: vorremmo capire come si scioglie questo nodo. E crediamo che lo si debba capire prima, e non dopo, il voto.
Soprattutto, non sappiamo cosa pensa Giuliano Pisapia di tutti i nodi cruciali: e basta elencare il Job's Act, la Buona Scuola, lo Sblocca Italia, il decreto Minniti. Vanno bene così, vanno corretti, o – come noi pensiamo – vanno invece rigettati, per invertire drasticamente la rotta in direzione di una reale riaffermazione dei diritti, a scapito degli interessi economico-finanziari che hanno fagocitato la politica e commissariato la democrazia? E, ancora, non sappiamo cosa Pisapia pensi del fatto che la prossima legislatura dovrebbe (secondo Pd e Forza Italia) riprovare a cambiare la Costituzione: noi non siamo disposti ad accettarlo. E lui?
Speriamo, anzi chiediamo con forza, che, celebrato l'happening, si apra la stagione del confronto pubblico, partecipato, includente, trasparente e profondo su questi e su tanti altri temi.
Perché una sinistra unita si può costruire solo sulla chiarezza, e prendendosi la responsabilità di dare soluzioni alternative e credibili ai problemi delle persone. Con l'ambizione di cambiare, in meglio, la vita di tutti e di ognuno. Di dare respiro e futuro a quella spinta democratica che ha cambiato la vita di questo Paese il 4 dicembre e che ha dimostrato di non voler più cedere al ricatto del voto 'utile' o aderire a opzioni chiuse e a formule del passato.
Prima cominceremo a parlarne, tutti insieme, e meglio sarà.
Anna Falcone, Tomaso Montanari
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