TAP mente. Spudoratamente se ancora qualcuno nutrisse dei dubbi.
TAP
non era autorizzata ad effettuare operazioni durante il periodo estivo
ma conosciamo benissimo il rapporto della multinazionale con la
legalità.
Conosciamo
anche l’indirizzo politico del Governo italiano nei confronti di questa
ennesima opera inutile così come la strategicità paventata dall’UE.
Nel
nome di tutto questo e NON NEL NOSTRO NOME questa notte si è compiuto
l’ennesimo stupro ai danni della comunità salentina: un dispiegamento di
FFOO mai visto in quattro mesi di opposizione al gasdotto, una
resistenza durata 7 ore.
Lo
sapevamo. Sapevamo che sarebbe accaduto e in questi giorni Questura e
Prefettura hanno giocato con noi: improvvise “perlustrazioni” notturne
le hanno chiamate.
Prove tecniche e terrorismo psicologico sono, invece, le definizioni più adatte.
Ieri, in serata, la conferma: ARRIVANO.
Il copione è noto. La Brindisi-Lecce invasa dalle camionette. Arrivano i rinforzi.
Stormi
di Volanti e posti di blocco inizialmente mascherati dalle necessità
indotte dall’attuazione del Decreto Minniti. E poi i camion.
Non
ci siamo fatti trovare impreparati: il primo blocco stradale lo abbiamo
effettuato lungo la rotatoria di Vernole, a circa 2,5 km dal Cantiere.
Le prime cariche già violente (alcuni video mostrano un manifestante a terra dopo essere stato colpito al volto da un pugno.
Quando
ci si è resi conto che gli agenti stavano per aggirarci, abbiamo
spostato il blocco all’altezza del semaforo in uscita da Melendugno,
direzione San Foca.
Abbiamo
resistito per 4 ore, riuscendo a bloccare i camion che trasportavano i
bobcats necessari a rimuovere le barricate e un altro con a bordo i
gruppi elettrogeni da utilizzare per illuminare il cantiere e consentire
alla Digos una più agevole identificazione dei “violenti”.
Fino
alle 4.15 gli agenti non hanno saputo come procedere se non colpendoci,
ancora; sono poi riusciti a raggiungere il Presidio utilizzando la via
che conduce al cimitero.
Il Presidio, nel frattempo, era vivo. Come sempre.
Abbiamo resistito anche lì: tre attivisti stavano per essere portati via dagli agenti ma non glielo abbiamo permesso.
Nel
frattempo abbiamo attuato il terzo blocco con non poche difficoltà. Già
da un paio d’ore, infatti, Melendugno era completamente isolata; il
Nord leccese e la Grecìa completamente militarizzate.
Ancora una volta partigiani, ancora una volta le campagne ci hanno guidato.
Sbucati
lungo la circonvallazione di Melendugno, ad attenderci un piccolo
plotone di Carabinieri, tutti giovanissimi (non più di 25 anni a testa) e
4 blindati: gli agenti non hanno esitato a colpirci non appena ci hanno
visto.
Qui,
al riparo dagli occhi, la carica più dura: siamo stati colpiti a calci e
con gli scudi, scudi taglienti come lame poiché sprovvisti di
guarnizioni laterali.
La nuova frontiera del camerata dopo il manganello al contrario.
La
carica ci ha costretto ad arretrare nuovamente nelle campagne e da lì
abbiamo raggiunto direttamente la Masseria del Capitano.
Siamo
rimasti lì sino alle 7, dopo aver preso pugni, calci, manganellate;
resistendo colpo su colpo, doloranti ma con una rabbia che esplode
sempre di più.
Non avete più scuse, non avete mai avuto credibilità ai nostri occhi.
Dalla vostra un governo complice e il potere del capitale.
Dalla nostra la dignità di una comunità che non riuscirete mai a comprare e contro la quale non riuscirete mai a vincere.
Non ci fermerete né moi né mai, né qui né altrove!
#NoTap
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