lunedì 3 luglio 2017

Migranti e ONG. "Eravamo una risorsa, ora siamo un problema", Ong contro l'accordo tra Roma, Berlino e Parigi sui migranti.

La rivolta del mondo del volontariato, delle Ong che agiscono nel Mediterraneo.

Rabbia, indignazione, ma non stupore, perché, dice all'Huffington Post uno degli operatori sulla "rotta della morte", "avevamo ben chiaro che più che una risorsa eravamo ormai visti come il problema". È la rivolta del mondo del volontariato, delle Ong che agiscono nel Mediterraneo. È la rivolta contro la "securizzazione" dell'emergenza migranti della quale l'Italia, con l'attivissimo e grintoso ministro dell'Interno, Marco Minniti, è capofila.
Tante le considerazioni che abbiamo raccolto, il cui filo conduttore è il seguente: ora è tutto chiaro. Il problema sono coloro che portano soccorso, non coloro che saccheggiano, distruggono, bombardano e che spesso sono in combutta con i trafficanti di esseri umani. Il coro delle critiche è trasversale: "Parigi, Roma e Berlino hanno lavorato a un patto per regolamentare l'attività delle Ong nel Mediterraneo. Il Forum del Terzo Settore esprime viva preoccupazione per le notizie rilanciate dai mezzi di comunicazione in questi ultimi giorni in merito alla ventilata intenzione da parte delle autorità italiane ed europee di procedere con misure per limitare gli interventi di salvataggio dei migranti che attraversano il Mar Mediterraneo verso l'Europa, fino a prevedere la chiusura dei porti alle navi di soccorso".

E ancora: "Il Forum raccoglie l'esperienza di una molteplicità di organizzazioni italiane impegnate per affrontare il fenomeno delle migrazioni con gli strumenti della solidarietà, in Italia e nel mondo. La chiusura dei porti sarebbe una misura inaccettabile, che contraddice i più elementari obblighi di assistenza e solidarietà; misure punitive verso le organizzazioni non governative potrebbero portare alla ingiustificata restrizione della loro capacità di prestare soccorso, in presenza di un'iniziativa europea ancora lacunosa". Per concludere: "Ci uniamo a quanti in questi mesi hanno richiamato l'Europa nella sua interezza alle proprie responsabilità in termini di assistenza. In particolare, crediamo che Paesi come l'Italia, che si trovano ad affrontare il carico maggiore del soccorso in mare, non possano essere lasciati soli nella gestione delle fasi di ospitalità di medio e lungo periodo. I governi europei devono assumere scelte coerenti, adottando decisioni credibili per la realizzazione in tempi rapidi di un piano di ricollocazione di rifugiati e migranti dei Paesi dell'Unione. Richiamiamo quindi l'attenzione del Presidente del Consiglio Gentiloni e del Ministro Minniti, in vista dell'incontro informale di Tallin di questa settima, a fornire rassicurazioni sul fatto che l'Italia non intenda abdicare alle proprie responsabilità in termini di assistenza e solidarietà e richiediamo, in questo senso, un incontro urgente". In totale sintonia è la presa di posizione dell'Aoi, la maggiore rappresentanza di Ong e organizzazioni sociali di solidarietà e cooperazione internazionale:
"Aoi esprime forte preoccupazione per quanto nei media emerge degli esiti del prevertice di Parigi, che anticipa di pochi giorni il summit di Tallin, sul tema dei flussi migratori. Italia, Germania e Ue hanno deciso: di dare 'fiducia' e autonomia nel controllo dei flussi dei migranti e profughi al governo libico, che non ha rispetto alcuno dei diritti umani, con la conseguente piena e libera operatività alla sua guardia costiera, quella stessa che spara alle navi che salvano vite umane, anche a quelle della guardia costiera italiana; di colpire le ONG, limitandone fortemente l'operato umanitario e stabilendo livelli di controllo addirittura delle loro fonti di finanziamento. In questi mesi ONG e associazioni impegnate nell'asilo e accoglienza dei profughi e migranti hanno inviato appelli, posizionamenti e proposte al Governo italiano chiedendo incontri per un confronto e hanno sensibilizzato le reti sociali della solidarietà europea perché chiedessero un impegno dei loro Paesi a fianco dell'Italia nell'affrontare la crisi umanitaria. Ma non questo tipo di impegno, teso a erigere nuovi 'muri'". Il dissenso è totale: "
Le Ong attive sulle navi della solidarietà – ricorda l'Aoi- sono state oggetto di attacchi mediatici e commissioni d'inchiesta da cui è emersa chiaramente la loro missione e la loro azione trasparente e coerentemente solidale.
Oggi di nuovo Italia, Francia, Germania e Ue insieme hanno deciso di 'sposare' la linea di Frontex e di individuare nel soccorso umanitario in mare delle organizzazioni sociali il problema, il mitico 'pull factor' del fenomeno migratorio.
L'Aoi chiede che il Governo italiano incontri le rappresentanze Ong, il Tavolo Asilo e le associazioni tutte che stanno sulle navi della solidarietà nel nostro Mediterraneo per spiegare prima del vertice di Tallin quali sono le posizioni certe dell'Italia e quali le motivazioni: perché venga data una risposta certa alle tante richieste di incontrarsi e confrontarsi. L'Italia non si può permettere una divisione netta tra la politica e la società civile solidale e responsabile". Le organizzazioni attive nel Mediterraneo sono 9, presenti con 12 imbarcazioni. Di queste, secondo Medici Senza Frontiere, battono bandiera italiana solo 2: la Prudence (di MSF) e la Vos Hestia, di Save the Children. Chiudere i porti alle ONG straniere, significherebbe quindi non solo chiudere i porti alla maggior parte delle centinaia di volontari che, da tutta Europa, partono per cercare di salvare chi, nel Mediterraneo, rischia di morire ogni giorno, mentre i loro governi stanno a guardare. L'ultimo rapporto della Guardia costiera, relativo al mese di aprile, conferma che circa il 40% dei soccorsi in mare viene effettuato proprio dalle navi ONG: su 12.590 migranti salvati, 5.015 sono stati tratti in salvo dalle Organizzazioni non governative e ben 3.523 da navi commerciali (pescherecci, mercantili), che sommati fanno circa il 68% dei soccorsi effettuati nel Mediterraneo. Nel 2016, stando al rapporto della Guardia Costiera Italiana, le ONG hanno recuperato complessivamente 46.796 migranti, più del doppio di quanti ne avevano soccorsi l'anno precedente (20.063). E nei primi 4 mesi del 2017 hanno salvato 12.646 persone, il 35% del totale. Il resto degli interventi sono stati fatti da mercantili (16%), Guardia Costiera italiana (29%), Marina organizzazioni che fanno ricerca e soccorso in mare, ma Militare (4%), Frontex (7%) e Eunavformed (9%). Eppure, le ONG restano "il problema".
Rimarca in proposito Francesco Petrelli, portavoce di Concord Italia: "L'attacco politico degli ultimi mesi è stato evidente, ricordiamo tutti chi ha usato per primo l'espressione 'taxi del mare2. A questo si aggiunge una grande imprecisione e mancanza di informazioni, tanto che, davanti alla commissione parlamentare, chi ha detto le cose più positive e veritiere sono gli ammiragli della marina italiana, che conoscono bene come operano le Ong in mare". Le convenzioni internazionali, ricorda ancora Petrelli, "impongono di salvare le persone in mare e di portarle nel porto vicino più sicuro.
Le Ong salvano tra il 30% e il 40% dei migranti e questo è un indicatore che può essere letto anche al contrario e indica la risposta mancata dell'Europa. Sembra quasi che si voglia impedire alle organizzazioni di fare la cosa più giusta e naturale, il terreno più neutro: salvare chi rischia la morte, così da usare i morti come deterrente. Si ignora però che chi scappa dalla guerra e dalla miseria non si ferma nemmeno coi carri armati, non ha nulla da perdere. Siamo davanti a un problema epocale, strutturale storico, possiamo farlo diventare un'opportunità, altrimenti sarà una catastrofe". Una catastrofe annunciata. "Se le notizie emerse ieri sera nei media rispetto agli esiti del prevertice di Parigi saranno confermate dai documenti adottati dal vertice di Tallin – dice ad Hp Elisa Bacciotti, direttrice delle campagne di Oxfam Italia - l'Unione Europea compirà un enorme passo indietro sul fronte della protezione dei diritti umani nel proprio territorio e a livello internazionale. E' giusto che l'Italia chieda, e ottenga, un maggiore impegno degli altri Stati Membri nel gestire le sfide collegate all'aumento dei flussi migratori, che vedono il nostro paese in prima linea: è questa la strada da percorrere. Altre soluzioni, come la delega del controllo delle frontiere europee alla Libia, un paese che non è stabile e che non può in alcun modo essere "la porta sud dell'Europa", o la limitazione dell'operato delle Ong che rispondono oggi all'imperativo umanitario di salvare vite umane, non solo sono inefficaci per gestire il fenomeno, ma aumenteranno il numero di persone che soffrono e muoiono davanti alle nostre coste, in terra e in mare".

Nessun commento:

Posta un commento