contropiano enrico campofreda
Prosegue la persecuzione politico-poliziesca della testata indipendente turca Cumhuriyet.
Stamane l’attuale direttore Oguz Guven è stato sequestrato da agenti e
condotto un una struttura segreta. Il giornalista ha fatto appena in
tempo a twittare alla redazione del quotidiano online: “Mi stanno arrestando”, da quel momento il suo telefono portatile risulta irraggiungibile.
L’ennesimo
atto repressivo contro il media, che conta dodici redattori in
prigione, e l’ex direttore Dundar costretto a riparare in Germania, è
avvenuto dopo che Cumhuriyet stava seguendo il caso di un
giudice, Mustafa Alper, procuratore a Denizli, area sud-orientale del
Paese, rimasto ucciso in uno scontro automobilistico. Un incidente che
desta sospetti su cui i cronisti effettuavano proprie ricerche censurate
dalle forze dell’ordine.
Ricordiamo
che il gruppo di lavoro del quotidiano aveva compiuto lo scoop che
maggiormente ha messo in difficoltà il presidente Erdogan, quello
relativo al traffico d’armi verso ribelli o jihadisti siriani, armi
celate in casse di medicinali con la connivenza dell’Intelligence di
Ankara, che sono state filmate e rivelate al pubblico nell’autunno 2015.
Da quel momento la già cospicua spinta repressiva del governo contro la
stampa d’opposizione è diventata feroce, con punte di persecuzione
verso i responsabili di questa e altre testate che sono stati rimossi e
arrestati.
Can
Dundar era stato liberato a seguito di proteste di illustri personaggi
della cultura turca fra cui noti scrittori. Durante il dibattimento a
suo carico l’ex direttore è stato fatto oggetto anche di un tentativo di
omicidio, proprio mentre si recava in Tribunale, un’azione ordita da un
fanatico oppure orchestrata come messa in scena dei Servizi per
intimorirlo. Anche a seguito di tale episodio, familiari e amici hanno
convinto Dundar di lasciare Istanbul.
Il
clima nel Paese è infatti pesantissimo. Anche stamane l’Agenzia
governativa Anadolou ha rivelato la dose quotidiana di fermi: una
sessantina d’impiegati statali sono sottoposti ad accertamenti con
l’accusa di aderire alla rete gulenista. E oltre cento indirizzi privati
in sei province turche sono visitati in queste ore per il medesimo
motivo.
Dal
fallito colpo di stato del luglio 2016, 150.000 cittadini sono stati
indagati, 145.000 fra poliziotti, militari, docenti e impiegati hanno
subìto sospensione o licenziamento.
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venerdì 12 maggio 2017
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