domenica 28 maggio 2017

"Chi continua a parlare di Israele come la sola democrazia nel medio oriente bene farebbe a documentarsi e a ricredersi". Il domenicale di Controlacrisi, a cura di Federico Giusti

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La sera del 26 Maggio, alcune agenzie di stampa hanno annunciato la interruzione dello sciopero della fame dei prigionieri politici palestinesi. Lo sciopero, che ha coinvolto centinaia di uomini e donne, era iniziato il 17 Aprile nelle carceri di massima sicurezza israeliane e nel corso delle settimane la partecipazione a questa forma estrema di lotta era aumentata nonostante il silenzio dei media israeliani e degli imbarazzati organi di stampa arabi preoccupati di non ostacolare i piani Usa.
La protesta scaturiva dalle disumane condizioni in cui migliaia di detenuti sono costretti a vivere da anni. Non abbiamo mai avuto notizia negli ultimi mesi di visite da parte di organismi internazionali per i diritti umani, nel silenzio e nell’oblio si consumano i peggiori crimini, si calpesta la dignità umana infliggendo lunghe pene detentive. Di sicuro nelle carceri israeliane e turche si pratica la tortura che non è solo violenza fisica ma avviene anche in maniera subdola come far perdere il sonno ai detenuti mantenendo le luci accese 24 ore su 24.
Lo sciopero della fame è stato lungamente avversato in Israele, attorno ai penitenziari sono state organizzate delle braciate da parte di gruppi nazionalisti legati alle colonie, l’intento era condurre una guerra psicologica contro chi aveva scelto questa forma di lotta estrema partecipata da un numero non inferiore di 1600 uomini e donne. I familiari dei detenuti sono stati allontanati dal carcere, impedite loro visite e perfino l’invio di medicinali, vestiti, libri. Perché nelle carceri israeliane fino ad oggi erano impedite le visite dei familiari, negati diritti elementari come quello di ricevere cure mediche o potere semplicemente guardare la tv o leggere giornali e libri.

Lo sciopero è concluso perché i detenuti hanno raggiunto il loro obiettivo, superato lo scetticismo dell’autorità palestinese, costruita unità di intenti con i prigionieri politici di Hamas che all’inizio non avevano aderito allo sciopero, è sicuramente una vittoria politica del leader palestinese Barghuti contro cui le autorità Israeliane avevano allestito una vergognosa campagna di disinformazione diffondendo notizie false sulla sua dissociazione dallo sciopero
I prigionieri hanno ottenuto il riconoscimento di basilari diritti come il miglioramento dell’assistenza sanitaria, la fine dell’isolamento e della detenzione amministrativa, cure sanitarie da sempre negate, accesso al sistema educativo, la possibilità di ricevere almeno due visite al mese dei familiari, installazione di telefoni pubblici nelle prigioni, accesso agli apparecchi televisivi installati nelle celle ad un maggior numero di canali in modo da tenersi informati su quanto accade fuori dai penitenziari.
Il governo israeliano , per settimane , si era opposto ad ogni accordo ma il ricovero di 18 detenuti per l'aggravarsi delle loro condizioni di salute, gli scioperi e le mobilitazioni nelle città e nei villaggi, la solidarietà internazionale hanno aiutato la lotta intrapresa dai prigionieri.
Le condizioni di vita nelle carceri israeliane sono disumane, la tortura si manifesta in tante forme con innumerevoli privazioni, con l'isolamento. La lotta intrapresa e lo sciopero della fame ha avuto eco internazionale, ha creato problemi al Governo di Israele costringendolo a un accordo che restituisce almeno parte dei diritti civili ai detenuti.
In queste settimane il governo di Israele le ha tentate di tutte per tappare la bocca ai palestinesi, decine di arresti arbitrari, manifestazioni represse nel sangue, irruzione dell'esercito in molti campi profughi, abbattimento delle case di attivisti e solidali, deportazione dei familiari di quei detenuti ritenuti a capo dello sciopero della fame. Pochi giorni fa motovedette dell’esercito hanno fatto fuoco contro i pescatori di alcuni villaggi, affondato le barche, ucciso e arrestato alcuni di loro. L’obiettivo era palese; distruggere ogni forma di sussistenza economica, del resto i campi profughi sono chiusi, viene impedito agli abitanti di andare a lavoro nei territori israeliani dove svolgono lavori umili e sottopagati.
Mentre avveniva lo sciopero della fame, il Parlamento discuteva la nuova legislazione che definisce Israele come uno Stato appartenente esclusivamente agli ebrei di tutto il mondo, una autentica "dichiarazione di guerra" nei confronti dei cittadini palestinesi di Israele, uno stato confessionale che nulla ha da invidiare allo stato islamico proclamato dall’Isis
Israele viene definita come "la casa nazionale del popolo ebraico", la legislazione è stata approvata in Parlamento e diventerà legge a fine Giugno.
Lo stato-nazione del popolo ebraico revoca lo status di lingua ufficiale all’arabo, la lingua parlata dal 30% della popolazione dello stato di Israele che ha una minoranza palestinese di un milione e settecentomila uomini e donne.
Il progetto di legge prevede che sia proprio l'ebraismo mondiale ad avere il diritto all' autodeterminazione nazionale in Israele e al governo si chiede di rafforzare i legami con le comunità ebraiche al di fuori di Israele impedendo il diritto alla esistenza dei palestinesi. Giudici e giuristi che avevano manifestato anche semplice perplessità rispetto a questo decreto sono stati intimiditi, una legge sull’espulsione dei palestinesi è stata approvata lo scorso in base alla quale i parlamentari palestinesi non avranno piu’ alcuna libertà di parola. Un altro disegno di legge in approvazione al parlamento è la Legge Muezzin, che impedisce la chiamata musulmana alla preghiera.
Sono atti che fanno presagire la prossima annessione della Cisgiordania, lo stato confessionale cancella letteralmente il diritto alla esistenza del popolo palestinese
Per queste ragioni, la lotta dei prigionieri e del popolo palestinese non finisce qui, continua contro le carcerazioni speciali, gli arresti arbitrari, contro le colonie ebraiche che sorgono con l'aiuto dell'esercito al posto dei villaggi palestinesi, continuerà fino a quando non sarà restituito il diritto alla autodeterminazione del popolo palestinese per liberare le masse popolari dall'occupazione militare e dalle violenze arbitrarie che ogni giorno calpestano diritti e dignità di un intero popolo.
La lotta del popolo palestinese è la nostra lotta, chi tace è complice di un regime odioso come quello dell’apartheid in Sud Africa. Chi continua a parlare di Israele come la sola democrazia nel medio oriente bene farebbe a documentarsi e a ricredersi.

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