Fonte:
il manifestoAutore:
Roberto Ciccarelli
Cosa prevede il «contratto di prestazione
occasionale» inserito nella manovra. Resta il limite alle microimprese
sotto i 5 dipendenti, salvo per l’agricoltura o l’edilizia. Una
restrizione cospicua rispetto al passato, ma insufficiente
Per sostituire i voucher, aboliti per decreto per evitare il
referendum Cgil, il governo e il Pd hanno rispolverato il «contratto di
prestazione occasionale» abolito dal Jobs Act nel 2015. Se i voucher
erano scontrini acquistabili in tabaccheria, fuori dal contratto di
lavoro, la «prestazione occasionale» sarà una forma contrattuale che si
aggiunge alle quaranta e più esistenti. Per Cgil, Mdp, Sinistra
Italiana, Movimento 5 Stelle l’emendamento Di Salvo, depositato l’altro
ieri sera dal relatore alla «manovrina» Mauro Guerra in commissione
Bilancio della Camera, siamo di fronte a un meccanismo esattamente
equivalente a quello dei voucher. «Non c’è dubbio che faremo ricorso
alla Corte costituzionale – ha ribadito la segreteria generale della
Cgil Susanna Camusso che conferma la convocazione di una manifestazione
nazionale – Siamo di fronte a una violazione dell’articolo 75 della
Costituzione e all’intenzione di impedire ai cittadini di votare».
Rispetto al vecchio contratto di prestazione occasionale, quello
nuovo dovrebbe funzionare come i voucher cancellati non più tardi di un
mese e mezzo fa. Prima il lavoratore era obbligato a rilasciare al
committente una ricevuta non fiscale e una ritenuta d’acconto. Ora il
lavoratore sarà pagato 9 euro l’ora (da 7,5) per un massimo di 4 ore di
lavoro consecutive con lo stesso datore di lavoro. Lo «scontrino» non
sarà più acquistabile in tabaccheria, ma scaricabile da una piattaforma
online dell’Inps. Sarà introdotto un tetto unico ai compensi pari a
5mila euro e il lavoratore non potrà ricevere più di 2.500 euro l’anno
dal medesimo datore di lavoro. Rimane il limite alle microimprese sotto i
5 dipendenti, salvo per l’agricoltura o l’edilizia. È una restrizione
cospicua rispetto al passato, ma non sufficiente. Solo in Veneto, per
fare un esempio, gli imprenditori artigiani sono 204 mila tra titolari,
soci e collaboratori familiare. Senza contare il commercio e la
ristorazione dove i voucher abbondavano.
L’emendamento prevede l’introduzione della totale tracciabilità e il
pagamento dei nuovi voucher-prestazioni occasionali non potrà avvenire
in contanti. Titti Di Salvo (Pd) e la ministra per i rapporti con il
parlamento Anna Finocchiaro si sono dette convinte che basterà questo
per eliminare il lavoro nero. L’esperienza degli ultimi anni dimostra
tuttavia che non conta solo la misura in sé, ma come si combina con
tutti gli altri contratti precari. La nuova prestazione occasionale
rischia di essere usata in maniera alternata con le altre forme di
lavoro occasionale o part-time. Il nome del voucher cambia, la sostanza
della precarietà resta. Va anche notata la differenziazione tra le
prestazioni occasionali. L’emendamento istituisce il libretto famiglia
per colf, badanti, insegnanti di ripetizione con un compenso da 10 euro,
un euro in più rispetto alle prestazioni occasionali dell’impresa. Un
altro elemento di continuità con i vecchi voucher è dato dall’’uso delle
«nuove» prestazioni occasionali nella pubblica amministrazione, i
comuni ad esempio. Il ricorso è giustificato in base a eccezioni quali
catastrofi naturali oppure «eventi» che richiedono un surplus di
manodopera pagata on the spot.
Per il presidente della Commissione Lavoro della Camera Cesare
Damiano (Pd) quella del governo è stata «un’invasione legislativa, non
il frutto di un possibile compromesso» con i sindacati e le altre parti
sociali. La manovra maldestra, non particolarmente utile politicamente, è
stata giustificata con l’alibi di un «vuoto normativo» prodotto dallo
stesso governo e che esiste nel caso delle famiglie e del «no-profit».
Di certo non nelle imprese che hanno a disposizione una sovrabbondanza
di contratti precari avanzati dalla lunga stagione di deregolamentazione
selvaggia del contratto di lavoro. I voucher possono essere sostituiti
dal job on call, dal contratto a termine o dal lavoro interinale. La
formula ibrida, e tutta da chiarire, del nuovo «contratto di prestazione
occasionale» attribuisce alle imprese un ulteriore strumento di
precarizzazione, per di più privo delle elementari tutele di cui sono
dotate le forme già esistenti. «Si giunge al paradosso – ha notato
Damiano – di far pagare meno il lavoro flessibile».
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