La coltura diffusa fino agli anni Quaranta, sta tornando nella Bassa e anche la Nasa ci crede. Con una spesa di soli 15 euro si possono coltivare mille metri quadri di terreno.
Una
pianta di canapa salverà il pianeta. Perché per produrla non servono i
pesticidi ed i concimi necessari per i cereali (mais in primis). Ed il
raccolto ha un’incredibile duttilità: farina, olio, ma anche mattoni,
tessuti, bioplastiche (compresi i cruscotti delle automobili). Lo
sapevano bene i nostri trisavoli, che l’hanno coltivata per secoli nella
Bassa, fino agli anni Quaranta (e all’arrivo delle fibre sintetiche).
Ora nel solco di quel «ritorno alla terra» in cui credeva il filosofo
enogastronomo Luigi Veronelli, la canapa sativa (da non confondere con
la cannabis indica, ad alto thc e con forte potenziale di sballo) sta
ritornando anche nel Bresciano.
I vantaggi della coltivazione di canapa
La produzione di Agricanapa
Una sfida raccolta da Agricanapa di Cremonini che dal 2014 nella Bassa (la sede è a Bagnolo Mella) coordina 70 ettari di coltivazioni di canapa. Il rapporto costi benefici, in tempi di diversificazione colturale imposta dalla nuova Pac, è molto vantaggioso. Oltre ai contributi Ue ( da 100 a 450 euro per ettaro) si producono mediamente 130 quintali di bacchetta secca per ettaro, che venduti a 15 euro al quintale fruttano ricavi di 1.950 euro l’ettaro (info su agricanapa.com). Poi ci sono le coltivazioni da seme. Perché della canapa non si butta nulla. È destinata a diventare il «maiale» del terzo millennio.pgorlani@rcs.it
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