lunedì 22 maggio 2017

Statali. Riforma Madia. Statali licenziabili dopo tre anni di valutazioni negative.

Gli ultimi decreti attuativi della riforma Madia sulla pubblica amministrazione sono legge. Il testo unico del pubblico impiego e quello sui premi produttività sono stati approvati ieri dal consiglio dei ministri. È stato corretto l’impianto della legge Brunetta che ha imposto una rigida divisione nell’amministrazione che escludeva il 25% dei dipendenti dalla distribuzione dei «premi».
Ora saranno erogati in base ai «giudizi» formulati anche dai cittadini. La comparazione porterà a un «voto» in base al quale sarà determinato l’ammontare del premio. Come ogni sistema di valutazione vincolato alla «produttività», anche questo prevede le «punizioni». Ai contratti sarà affidato il ruolo di sanzionare chi si assenta il lunedì o il venerdì ed è stato previsto un meccanismo che blocca i premi dove risultano tassi di assenteismo sopra la media. È il risultato della campagna contro i «furbetti del cartellino», un fenomeno che riguarda un’estrema minoranza di dipendenti, ma molto popolare sui media. Il governo ne ha approfittato per passare all’incasso. Simbolico. È stata fatta chiarezza sui casi di licenziamento, dallo scarso rendimento alla cronica condotta illecita. Lo statale «bocciato» per tre anni di fila – e non in uno solo – sarà licenziato. Il codice disciplinare amplia le casistiche di licenziamento da sei a dieci. I tempi per arrivare alla sanzione restano a quattro mesi. A differenza del settore privato, nel pubblico resterà l’articolo 18. Viene però messo un tetto al risarcimento (massimo 24 mensilità). Definito anche il passaggio della competenza sugli accertamenti medici. Passerà dalle Asl all’Inps e sarà creato un polo unico per il pubblico e il privato. Successivi decreti attuativi promettono di armonizzare le fasce orarie di reperibilità e dei criteri per una «cadenza sistematica e ripetitiva».

Qualche certezza in più potranno averla i precari storici. È stato stabilito un percorso di stabilizzazione che partirà nel 2018 e terminerà nel 2020. Destinatari i lavoratori che hanno lavorato per tre anni, anche non continuativi, negli ultimi otto per la pubblica amministrazione. Chi è entrato per concorso sarà assunto direttamente. Per gli altri che dovranno affrontare una prova è prevista una quota del 50% nelle prossime prove. Per quanto riguarda le nuove assunzioni, molto ruota attorno al problema delle risorse. Poche e incerte, almeno fino ad oggi.
I decreti approvati creeranno le condizioni per riaprire le trattative sui contratti bloccati da otto anni. È atteso l’atto di indirizzo che la ministra della Pa Marianna Madia invierà all’Aran. Il documento conterrà le indicazioni per le trattative con i sindacati. Annunciati aumenti per le fasce di reddito più basse e più spazio per la contrattazione decentrata.
«Il decreto – ha detto la segretaria Cgil Susanna Camusso – arriva dopo l’accordo del 30 novembre. È giusto e positivo il mantenimento dell’art. 18 ai lavoratori pubblici, la contrattazione deve essere sovrana nel disciplinare, attraverso la valutazione, lo scarso rendimento».«Eliminato l’ultimo ostacolo al rinnovo dei contratti e previsto un piano di assunzioni straordinarie per migliaia di precari». È il commento dalla Fp Cgil che sollecita il governo a finanziare un piano straordinario per l’occupazione nella P.A.«Le modifiche apportate risultano irrilevanti rispetto alle norme ascrivibili all’ex Ministro Brunetta commenta Cristiano Fiorentini (Usb) – Rimane l’impianto punitivo, basato su una valutazione meritocratica, non è vero come dice il Ministro che serve a dare migliori servizi ai cittadini, quanto invece a fornire strumenti di repressione interna ai dirigenti e a fornire alla stampa qualche titolone».
I sindacati Flc-Cgil, Fir-Cisl e Uil scuola Rua continuano la mobilitazione per la stabilizzazione dei precari degli enti di ricerca. L’approvazione del testo unico sul pubblico impiego e l’atteso atto di indirizzo che la ministra Madia invierà all’Aran per determinare le regole per l’assunzione definitiva nei prossimi tre anni. Nell’incontro che si è svolto giovedì al ministero della funzione pubblica a Roma, a seguito di un presidio, è arrivata la disponibilità a contemplare tra i requisiti della stabilizzazione i periodi svolti come cococo, borsisti e assegnisti. Resta il problema della scarsità di finanziamenti che rende più difficile il percorso. I sindacati ad «avviare una grande campagna per il rifinanziamento già nella legge di stabilità». I ricercatori che hanno partecipato al presidio chiedono regole, risorse e tempi certi per dare corpo e sostanza a un diritto acquisito sul campo con anni e anni di lavoro precario.

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