global project
25 / 5 / 2017
Oramai ci siamo. Il G7 di
Taormina sta per iniziare e noi, delegazioni di attivisti che provengono da
diversi territori italiani, abbiamo scelto, assumendo le indicazioni emerse dall’ultima assemblea nazionale che si
è tenuta a Napoli, di partire proprio dal capoluogo campano per raggiungere la
Sicilia ed essere parte attiva del corteo che attraverserà Giardini-Naxos, a
ridosso della zona rossa tracciata attorno a Taormina. Il 27 Maggio i sette capi di stato di quelli che vengono considerati - si autoconsiderano - i paesi più potenti al mondo si incontreranno. Succederà in un momento particolare, in un luogo particolare. Il momento è particolare, non ci sarebbe neanche bisogno di dirlo, perché il summit si terrà a pochi giorni dalla strage di Manchester, ragione per cui è stata aggiunta all’agenda dell’incontro una discussione sulla lotta al terrorismo, che affiancherà quelle su Smart Cities e migranti. Il luogo, invece, particolare lo è perché la Sicilia è una regione in cui si concentrano molte delle contraddizioni dell’Occidente e dell’Europa in particolare, legate ai temi in discussione.
Proprio in Sicilia infatti sono già presenti più di dieci basi Nato e una delle stazioni del sistema Muos. In più la Sicilia, come è noto, è il principale punto di sbarco dei migranti provenienti dal Nord Africa. Punto di sbarco che acquista ancora maggiore centralità dopo la letterale chiusura dei confini della rotta balcanica. Evidentemente non potevano esistere un momento storico e un luogo più adeguati ad ospitare la riunione dei "signori del mondo". Perché riteniamo sia giusto andare a contestare un G7 ci sembra evidente. Quale luogo presenta più contraddizioni, risulta più odioso, mette a nudo maggiormente la schiettezza brutale del potere, di una convention dei leader dei paesi che più di tutti hanno colpito le classi subalterne con guerre, devastazione ambientale e politiche economiche neoliberiste?
Inoltre contestare questo vertice in particolare merita un discorso a sé, in ragione della peculiarità della fase in cui esso si colloca. Una fase in cui le destre populiste accumulano un consenso che non avevamo conosciuto negli ultimi decenni, sfruttando le paure delle popolazioni occidentali e canalizzandole in un odio, interessato molto più che cieco, verso gli ultimi della Terra, gli sfruttati, i marginalizzati, i migranti. Queste pulsioni si incarnano nei volti dei leader delle nuove destre, come Matteo Salvini, Marine Le Pen, e soprattutto Donald Trump, che parteciperà per la prima volta al summit in veste di Presidente degli Stati Uniti d’America. È una fase, anche, in cui le forze politiche tradizionali scelgono dicompetere con le destre xenofobe assumendone i contenuti ed esasperando le già nefaste politiche securitarie e anti-migratorie. La blindatura delle frontiere, gli accordi, tra gli altri, con Libia e Turchia, ne sono esempi eloquenti, all'interno dei quali il ministro Minniti, e con esso il governo Gentiloni, si è distinto per l'”intraprendenza” con la quale si è reso primario esecutore e propugnatore di tali politiche nello scenario nazionale ed europeo.
Ecco perché è a partire dei temi in discussione che ci interessa sviluppare la riflessione e le mobilitazioni, con particolare riferimento proprio ai movimenti migratori, che stanno facendo emergere in maniera sempre più netta la scelta da parte dell'Europa, così come degli USA, di un modello di gestione autoritario, razzista e repressivo. Anche la discussione sulle smart cities si inscrive in un momento, che, per l’Italia in particolare, è significativo. Cosa vuol dire parlare di “città intelligenti” oggi, all'interno del G7? L'oggetto della discussione non sarà la tematica dei servizi e della città a misura umana, quanto, piuttosto, i modelli di gestione e controllo delle forme di vita urbane e le trasformazioni che le attraversano. Che questa discussione abbia luogo poche settimane dopo la conversione in legge del decreto Minniti sulla sicurezza e il “decoro urbano” ci pare significativo. Significativo perché sembra che la tendenza europea ed occidentale, ancor prima che italiana, sia quella di immaginare un tessuto urbano che punta all’espulsione, mai come in questo caso forzata, delle marginalità dai centri cittadini in nome di un “decoro” che, in realtà, è il paradigma normativo ed ideologico del governo autoritario e securitario del territorio. La questione della “lotta al terrorismo” evidentemente intercetta e s’interseca con gli altri due temi del G7. Quali sono le strategie che verranno rilanciate per contrastare fenomeni inevitabilmente alimentati anche dalle politiche belliche e predatorie occidentali? Di certo si tratterà dell’esasperazione di quanto abbiamo già conosciuto negli ultimi anni. Rafforzamento dei confini, limitazione della libertà di movimento dei cittadini occidentali e dei migranti, restrizione dei diritti -quello al dissenso in primis- e investimenti militari, che contribuiscono a evidenziare il clima già inquietante che abbiamo vissuto nelle farsesche, ma pericolose, vicissitudini che hanno visto contrapporsi recentemente Corea del Nord e Stati Uniti.
E' per tutto questo che saremo in Sicilia. Abbiamo scelto di partire in nave, alla volta di una regione che ha visto drammaticamente morire migliaia di persone nel tentativo disperato di raggiungere le sue coste, e che oggi vede, per ordine del Ministero degli Interni, la chiusura dei suoi porti agli sbarchi di migranti nella settimana del G7.
Abbiamo scelto di partire insieme per sfidare le misure del Ministero, che in varie forme tentano di limitare la circolazione delle persone in questi giorni, per rivendicare con forza "la libertà di movimento".
Siamo i comitati che difendono i territori dalla speculazione e dalla devastazione, ma siamo anche quei movimenti, quei centri sociali, a cui, il 25 marzo, si è tentato di impedire, attraverso il sequestro di persone e mezzi, di raggiungere il corteo di contestazione del summit per i 60anni dei Trattati di Roma. Siamo gli attivisti a cui è stato consegnato il foglio di via dalla capitale, nello stesso modo in cui stanno consegnando fogli di via per impedire l’accesso in Sicilia e la partecipazione al corteo di Giardini-Naxos.
Ci vediamo a Taormina.
No al G7 di Taormina, Itivinni!
AGIRE NELLA CRISI
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Appuntamenti:
Napoli: conferenza stampa venerdì 26 Maggio alle ore 12 presso l'ingresso del molo Beverello / 21,30 partenza della nave.
Giardini Naxos: ore 15,00 concentramento al Terminal Bus
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