dinamopress Fabiana Fraulini
Quinta puntata di ST.O.P. (Storie di Ordinaria Precarietà). "Un giorno, ricevete una telefonata da una grande multinazionale scandinava che vende mobili. Vi chiedono se vi interessa un tirocinio come “Food manager”, presso una delle loro sedi".
Finita
l’università, consapevoli che la vostra laurea in Filosofia non vi darà
grandi prospettive lavorative, con umiltà e poche speranze iniziate a
inviare il vostro curriculum a qualsiasi azienda, agenzia per il lavoro e
istituzione che vi viene in mente.
Un
giorno, ricevete una telefonata da una grande multinazionale scandinava
che vende mobili. Vi chiedono se vi interessa un tirocinio come “Food
manager”, presso una delle loro sedi. Fingete di essere ben consapevoli
di cosa significhi “Food manager” e rispondete che sì, vi interessa
molto. Ottimo, perché proprio due giorni dopo sono in programma dei
colloqui di gruppo per ricoprire quella posizione. Dovete presentarvi
nella sede di Bologna, portando con voi il curriculum e una fototessera.
Ah, e dovete anche preparare una vostra presentazione. Però attenzione:
dovete riuscire a descrivervi tramite un mobile, o un oggetto di
arredamento, per esempio un comodino o una scarpiera. Non preoccupatevi,
se l’oggetto in questione è troppo ingombrante per essere portato con
voi, basta una fotografia. Da qualche tempo siete alla ricerca di un
lavoro, e pensavate di averle sentite tutte, ma questa richiesta vi
spiazza. Fate finta di nulla e trascorrete un allegro pomeriggio
scervellandovi su come diavolo presentarvi, alla multinazionale
(diamine, siete laureati in Filosofia, un minimo di fantasia ed
elasticità mentale dovreste averla!).
Due
giorni dopo vi presentate alla multinazionale. I colloqui di gruppi –
ne avete già fatti diversi – presuppongono la presenza di almeno una
decina di candidati. Mentre aspettate che arrivino tutti, scambiate
qualche parola con i vostri compagni di sventura. Scoprite che siete
tutti neolaureati, nelle più disparate discipline, e vi rendete conto
che non solo i neolaureati in materie umanistiche sono in difficoltà nel
mondo del lavoro: vi sono anche economisti depressi, ingegneri
disperati, biotecnologi sull’orlo dell’esaurimento nervoso, giuristi
frustrati, per non parlare di matematici nerd. Vi consolate un po’
(quante volte vi siete sentiti dire che, con la vostra laurea, non
avreste mai trovato lavoro!) e trascorrete una simpatica mezz’oretta
scambiandovi a vicenda terrificanti racconti dell’orrore sui colloqui di
lavoro.
Giunti
finalmente tutti, si presenta anche il responsabile delle risorse
umane, che vi farà il colloquio. È abbastanza giovane e, con la divisa
d’ordinanza del negozio, gialla e blu, cerca di mantenere un contegno,
mentre vi spiega che il posto che sareste tenuti a occupare è un
tirocinio di sei mesi (ovviamente, sottopagato) per “food manager”, e
che le vostre mansioni consisterebbero – rullo di tamburi – nel
preparare le porzioni di polpette da servire nella mensa dell’azienda.
Riuscite a rimanere tutti serissimi, anche quando il responsabile vi
illustra la storia e i valori (la mission!) della
multinazionale, che si vanta di promuovere alti valori etici, nonché i
diritti dei lavoratori. Dopo ciò, compilate un test attitudinale, oltre a
una breve prova d’inglese. A questo punto, entrano altri due
responsabili – anche loro vestiti con l’immancabile divisa gialla e blu
–, che vi raccontano la loro storia, vi prospettano grandi possibilità
di carriera e crescita personale all’interno dell’azienda, e vi chiedono
di presentarvi tramite un mobile o un oggetto d’arredamento. Ascoltando
le relazioni dei vostri concorrenti, che tentano pateticamente di
promuovere le loro qualità paragonandosi a un tavolo o a una credenza
(ma la cosa che va per la maggiore, notate, sono gli armadi….) vi
rendete conto di cosa possa fare la disperazione. Vi prestate anche voi a
questo simpatico test, illustrando un bel portapenne persiano che vi
era stato regalato da una compagna di studi iraniana, sentendovi
incredibilmente cretini.
È
finalmente venuto il momento culminante del colloquio: la prova di
gruppo. Vi vengono portati dei grafici incomprensibili e delle tabelle
indecifrabili e vi si chiede, tutti insieme e collaborando tra di voi,
di compilare il menu del ristorante della multinazionale di una
settimana. Vi vengono spiegati i criteri (devono sempre esserci un certo
numero di primi, di secondi, dovete stare attenti ai prezzi e ai valori
nutritivi). Tutti insieme, mentre gli esaminatori fingono di osservarvi
– in realtà, si stanno maledettamente annoiando pure loro, e si vede –
passate una divertente mezz’oretta discutendo animatamente se il lunedì
sia meglio inserire nel menu una torta al cioccolato o una crostata ai
mirtilli (rischiando la lite quando bisogna stabilire se, la domenica,
siano meglio gli spaghetti al pomodoro o le polpettine svedesi). Passata
la mezz’ora, dovete anche render conto agli esaminatori del motivo per
cui, in dieci persone, siete riusciti a compilare neppure metà del menu.
Infine, vi fanno fare un breve giro nel settore “food” del negozio,
elogiandone nuovamente i valori etici, mentre un altoparlante comunica a
tutti i dipendenti che il negozio sta per aprire, che è martedì e che
il fatturato che ci si aspetta di ricavare quel giorno deve essere di
tot migliaia di euro, mentre il fatturato del giorno precedente è stato
inferiore alle aspettative del 3 per cento. Per chiudere in bellezza, vi
viene chiesto cosa ne pensate della multinazionale, se ci andate
regolarmente a fare acquisti e quali modifiche apportereste al negozio,
per migliorarlo.
Quando
finite, spossati, tornate a casa, dove vi aspettano i vostri parenti
pronti a ricordarvi che non vi state dando abbastanza da fare nella
ricerca del lavoro, che avreste fatto meglio a studiare ingegneria, che
dovete decidervi ad abbassare le vostre aspettative e a rimboccarvi le
maniche. Mentre ascoltate la ramanzina, pregate mentalmente di non avere
la necessità, per un po’, di comprare mobili. Soprattutto scandinavi.
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