Le analisi choc: 14 donne incinte positive all’erbicida
Indiziato numero uno: l'alimentazione
Presentati contestualmente il Dossier “Il Veleno è servito”
e il numero del Salvagente “Glifosato: nessuno è al sicuro”
Indiziato numero uno: l'alimentazione
Presentati contestualmente il Dossier “Il Veleno è servito”
e il numero del Salvagente “Glifosato: nessuno è al sicuro”
associazione WeMove
Non serve vivere vicino ai campi, il rischio di essere contaminati dal glifosato
è reale anche abitando al centro di una grande città come Roma. Le
analisi condotte dal Salvagente, in collaborazione con l’associazione A
Sud, parlano chiaro: 14 donne su 14 esaminate sono risultate positive alla ricerca di glifosato nelle loro urine.
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Secondo Ruchi Shroff, dell’associazione Navdanya International, braccio italiano dell’omonima associazione indiana presieduta dalla scienziata e attivista Vandana Shiva: “in
tutto il mondo la società civile si sta mobilitando contro l’uso degli
agrotossici promosso dal Cartello dei Veleni delle multinazionali che si
arricchisce ai danni dei cittadini e a spese degli Stati. L’Italia deve
assumere un ruolo più consapevole nelle sedi competenti per difendere
la salute dei cittadini, le piccole e medie imprese agricole, la
ricchezza culturale e le eccellenze alimentari, come pizza, pasta e
pane, che già ora vengono inquinate dal grano canadese al glifosato. Il
dossier dimostra come sia possibile un sistema di produzione e
distribuzione del cibo sostenibile, equo e salutare contro un sistema
industriale anti-ecologico, iniquo e tossico”.
Nel mirino anche le politiche di regolamentazione delle sostanze tossiche in agricoltura; per Marica Di Pierri, A Sud, “occorre cambiare radicalmente la maniera in cui produciamo il cibo. Un’agricoltura senza pesticidi è possibile ed è una questione di salute oltre che di tutela dell’ambiente in cui viviamo. C’è bisogno di rivedere le procedure autorizzative affinché siano trasparenti e non condizionate dallo strapotere delle multinazionali produttrici”.
Simona Savini, associazione WeMove e coordinatrice in Italia dell’ICE Stop Glifosato: “Attraverso l’Iniziativa dei Cittadini Europei per vietare il glifosato potremmo davvero gettare le basi per un’agricoltura libera dai pesticidi. Centinaia di associazioni sono impegnate in questa campagna e i soli in tre mesi abbiamo raccolto 800mila firme. Dobbiamo arrivare al milione entro giugno, e anche in Italia possiamo fare la nostra parte.”
Nel mirino anche le politiche di regolamentazione delle sostanze tossiche in agricoltura; per Marica Di Pierri, A Sud, “occorre cambiare radicalmente la maniera in cui produciamo il cibo. Un’agricoltura senza pesticidi è possibile ed è una questione di salute oltre che di tutela dell’ambiente in cui viviamo. C’è bisogno di rivedere le procedure autorizzative affinché siano trasparenti e non condizionate dallo strapotere delle multinazionali produttrici”.
Simona Savini, associazione WeMove e coordinatrice in Italia dell’ICE Stop Glifosato: “Attraverso l’Iniziativa dei Cittadini Europei per vietare il glifosato potremmo davvero gettare le basi per un’agricoltura libera dai pesticidi. Centinaia di associazioni sono impegnate in questa campagna e i soli in tre mesi abbiamo raccolto 800mila firme. Dobbiamo arrivare al milione entro giugno, e anche in Italia possiamo fare la nostra parte.”
E' possibile firmare l'ICE Europea per chiedere
alle UE di vietare il glifosato su
www.stopglyphosate.org/it
alle UE di vietare il glifosato su
www.stopglyphosate.org/it
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Per informazioni e interviste:
Marica Di Pierri
maricadipierri@asud.net
3486861204
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maricadipierri@asud.net
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