mercoledì 24 maggio 2017

La storia dei fratelli Tremante, uccisi dal vaccino «Sabin»

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Il 4 agosto 2011 a Verona, a pochi passi dalla stazione Porta Vescovio, è stato inaugurato il «Giardino Fratelli Tremante – Marco e Andrea deceduti in seguito di vaccinazione obbligatoria». Facciamo un salto indietro nel 1965 quando tutto è cominciato. Giorgio Tremante, geometra veronese padre di quattro figli, tre dei quali vittime della somministrazione del «Sabin», il vaccino contro la poliomielite obbligatorio secondo la Legge n. 51 del 4 febbraio 1966. Marco, il primogenito, ha subito manifestato disturbi (difetti della parola, nistagmo oculare) correlati al Sabin, come accertato dallo stesso pediatra che lo curava. Muore nel 1971 a soli sei anni. Il secondo figlio nasce nel 1970 senza particolari problemi.

Sei anni dopo, la nascita di Alberto e Andrea, i gemelli che sin da subito manifestano sintomi di alterazioni da «immunodepressione». Fra i due, il caso più grave è quello di Andrea, morto a quattro anni nel 1980: ricoverato d’urgenza per «deficit immunologico e drammatico quadro di insufficienza respiratoria» pronuncia la commissione ministeriale. Il gemello Alberto sopravvive. Oggi ha 39 anni e gravi handicap, vive in sedia a rotelle e attaccato al respiratore. Il suo caso è stato studiato nello specifico da medici in Russia che hanno ipotizzato la carenza immunitaria a conferma della pericolosità del vaccino. Giorgio Tremante nella sua casa ha allestito una sala di rianimazione per seguire il figlio più da vicino.
Nel 1995 la prova: riconosciuta la correlazione dei danni causati dal «Sabin», con il ricorso alla legge 210 del 1992. Giorgio non ha mai smesso di lottare contro le «vaccinazioni obbligatorie», accanto a lui il figlio Alberto che insieme all’Associazione «Lesi da Vaccino» si battono contro l’obbligo delle vaccinazioni. Nel 2008 in Veneto questo «obbligo» è stato cancellato. Il punto principale resta la libera scelta dei genitori sulle vaccinazioni dei propri figli non ancora pienamente ottenuta, perché non esiste una piena consapevolezza dei benefici o dei rischi che si possono incontrare dopo. Una totale libertà che, se non ottenuta, non darebbe forse il giusto peso simbolico ad un parco dedicato a due vittime da vaccino, come a Verona.

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