martedì 23 maggio 2017

39 anni di 194

dinamopress May C.
 Accadde in Italia oggi o meglio 39 anni fa: il 22 Maggio 1978 viene approvata la Legge 194 che regolamenta l’interruzione volontaria di gravidanza a 90 giorni dal concepimento.
Una legge che nasce dal sangue delle 20.000 donne morte ogni anno a seguito di aborti clandestini e del milione che vi sopravviveva, da decenni di lotte politiche femministe per il diritto di decidere sul proprio corpo.
La 194 abroga le precedenti norme del fascista codice Rocco, che puniva l’aborto con pene da uno a cinque anni di reclusione per reato “contro l’integrità e la sanità della stirpe”, si propone di salvaguardare ‘il valore sociale della maternità’ e disciplinare la pratica dell’aborto, riconosciuto come diritto.

Le contestazioni e l’ostruzionismo del mondo cattolico e conservatore caratterizzano da subito l’applicazione della legge, ponendo una serie di ostacoli alle donne che vogliano avvalersi del nuovo diritto: da veri e propri interrogatori volti ad indagare le ragioni dell’aborto, all’estensione del diritto all’obiezione di coscienza, dal rifiuto della leva obbligatoria al personale medico e paramedico. Pressioni che non diminuiscono ma anzi culminano, tre anni dopo, nel referendum abrogativo del maggio 1981 proposto dal Movimento per la vita, che gli elettori rifiutano con uno schiacciante 68%.
Nel 2017, mentre il numero di aborti in Italia è quasi dimezzato è allarmante il numero di aborti clandestini, circa 20.000 casi annui, 70% dei quali riguarda cittadine italiane e resta altissimo il numero di obiettori fra il personale medico e paramedico, quasi un 70% che va dai dirigenti sanitari ai farmacisti.
Come leggiamo nel report del tavolo salute di Non Una Di Meno: “L’obiezione di coscienza alla IVG si pone come mezzo per sabotare la certezza della realizzazione del diritto della donna a interrompere la propria gravidanza, e dunque come ostacolo al diritto di autodeterminazione delle donne”.
Sono passati quasi quarant’anni e il diritto all’aborto resta tutt’altro che riconosciuto e garantito, e il rispetto della legge 194 non è che il punto di partenza per renderlo effettivo.

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