contropiano-
La
reintroduzione dei voucher, in una versione ulteriormente peggiorativa e
permissiva con le imprese, con il pieno sostegno parlamentare di
Berlusconi della Lega, è avvenuta all’indomani della cancellazione del
referendum chiesto dalla Cgil, con circa tre milioni di firme.
Cancellazione obbligata, dopo che lo stesso governo Gentiloni, qualche
settimana fa, aveva abrogato con apposita legge i voucher.
Una
mossa truffaldina mai compiuta da nessun governo in precedenza, perché
per tutti era comunque prevalente il dettato costituzionale (una norma
abrogata per evitare un referendum dovrebbe restare vietata per almeno
dieci anni; qui non sono trascorse nemmeno 10 settimane…).
Su questa che è apparsa subito come una clamorosa violazione della Costituzione, Radio Città Aperta
ha intervistato Paolo Maddalena, vicepresidente emerito della Corte
Costituzionale; dunque una delle maggiori autorità riconosciute in
questo campo.
*****
Buongiorno
dott. Maddalena. Prima di tutto grazie per essere con noi. Ci occupiamo
oggi di un tema molto attuale, e cioè la questione legata ai voucher. I
voucher erano stati oggetto di una richiesta di referendum, per cui era stato raccolto il numero di firme necessarie. Questo
referendum si sarebbe dovuto tenere ieri, dopo di che è saltato perché
il governo ha accolto le istanze referendarie cancellando i voucher.
Dopo di che il nuovo colpo di scena. Qualche giorno fa i voucher, usciti
dalla porta, rientrano dalla finestra, come si dice. E’ normale secondo
lei, da parte di un Parlamento, di un governo, un comportamento di questo tipo?
No,
è assolutamente in contrasto con la Costituzione. Noi siamo arrivati
all’assurdo. La classe politica, che sempre più si restringe entro se
stessa costituendo una corporazione politica, non tiene più conto della
volontà popolare. Questa è una cosa gravissima. C’era stato un
referendum, viene bloccato un referendum e poi si cambia. Si cambia una
disposizione di legge che il popolo voleva fosse fatta in modo diverso,
quindi questo dimostra un po’ l’atteggiamento che si è avuto da molto
tempo da parte dei nostri governanti, che non si rendono conto di essere
rappresentanti del popolo e di gestire, semplicemente, interessi del
popolo. Loro invece si oppongono agli interessi popolari e perseguono
interessi che non sono quelli del popolo italiano, violando così in
pieno la Costituzione nei suoi princìpi e spesso neppure facendo
l’interesse nazionale – non si parla più di interesse nazionale, di
interesse generale di tutti i cittadini – ma solo l’interesse o di
singole imprese, o addirittura interessi personali, leggi ad personam,
come abbiamo visto durante un ventennio. Questo criterio prosegue,
facendo leggi a favore delle multinazionali e delle banche. Credo che il
popolo italiano deve essere stanco di questa rappresentanza e deve
completamente rinnovare questi personaggi venendo in prima linea, perché
è importante tenere presente questo: la Costituzione non si fonda solo
sulla rappresentanza, cioè non riconosce ai cittadini soltanto il
diritto di voto, come voleva far credere il Cavaliere. I cittadini hanno
un diritto di partecipazione che è sancito nell’art. 3 della
Costituzione. Tutti i lavoratori hanno diritto di partecipare
all’organizzazione politica, economica e sociale del paese. E ci sono
gli strumenti. Uno degli strumenti è il referendum sul piano
legislativo. Referendum e proposte di legge popolare. E invece sia del
referendum che delle proposte di legge popolare il governo non tiene
nessun conto. Ci sono migliaia di proposte popolari che giacciono in
Parlamento, che non sono mai state prese in considerazione. Bisogna un
po’ anche risvegliare i cittadini, perché i cittadini spesso dimenticano
– quasi sempre dimenticano – che loro possono entrare anche nei
procedimenti amministrativi. A questo riguardo, sul piano
amministrativo, c’è stata una legge importante, la legge 241 del 1990,
quindi una legge anche risalente nel tempo, che dà ai ai portatori degli
interessi diffusi, che meglio si chiamerebbero diritti collettivi, di
prender parte al procedimento amministrativo se si tratta di
procedimenti che intaccano la loro volontà. Poi non dimentichiamo che
c’è la via giudiziaria, cioè i cittadini possono ricorrer al giudice
secondo l’ultimo comma dell’art. 118 della Costituzione. I cittadini,
singoli o associati, possono svolgere attività di interesse generale. La
formulazione è ampia, tale da comprendere anche la via giudiziaria, per
realizzare i fini di interesse generale. Quindi, insomma, credo che per
un lato bisogna dire ai nostri rappresentanti politici che loro
debordano dai loro obiettivi e dalle loro competenze, e non tengono in
alcun conto la volontà popolare, quindi devono il rispetto. Dall’altra
parte bisogna dire a tutti i cittadini che si facciano rispettare, che
abbiano più dignità, che si sentano più popolo italiano e non un gruppo
di persone disperse come un gregge abbandonato che non ha più chi si
prende cura di loro.
Quelli
che lei ha elencato poco fa potrebbero essere strumenti da utilizzare
anche in questo specifico caso, quello legato ai voucher, per cercare di
fermare questo nuovo testo che sarà varato?
Sì.
Il testo che sarà varato potrà essere attaccato in vari modi. La prima
applicazione che si farà del testo sul piano amministrativo potrà essere
attaccato proprio sul piano amministrativo ricorrendo, appunto, alla
legge 241 del 1990. Se fallisse questo rapporto con il responsabile del
provvedimento, per ottenere una certa attuazione diversa da quella
richiesta dai cittadini, allora si potrà anche impugnare il
provvedimento amministrativo che scaturisce da questa nuova legge
davanti al Tar, chiedendo la remissione degli atti alla Corte
Costituzionale per farne rilevare la incostituzionalità. Noi abbiamo
questo grande strumento della possibilità di ricorrere alla Corte
Costituzionale in via incidentale; cioè dobbiamo prima impugnare l’atto
davanti al giudice comune – secondo i casi, il giudice amministrativo o
il giudice ordinario – chiedendo che la legge sia rimessa alle
valutazioni della Corte Costituzionale per i suoi molteplici aspetti di
incostituzionalità.
Un intervento di questo tipo può avere forse tempi più brevi rispetto a raccoglier nuovamente le firme …
La
Corte Costituzionale ha tempi brevi. Io ci sono stato 9 anni alla Corte
Costituzionale, ho visto che si esaurisce tutto nell’arco di un anno.
In ogni caso per agire con urgenza davanti al giudice ordinario si può
ricorrere all’art. 700 del codice di procedura civile, chiedendo un
provvedimento urgente; e al Tar si può chiedere qualcosa di analogo,
cioè la cosiddetta sospensiva che sospende l’attuazione della legge in
attesa proprio che si faccia luce al riguardo.
Chiaro.
In conclusione una battuta più personale. Quello che mi ha colpito
della vicenda è il fatto che, quando sono stati cancellati i voucher,
questa decisione non fu motivata con l’obiettivo di il referendum. La
motivazione ufficiale fu che non si voleva spaccare il paese, già diviso
dopo la campagna elettorale per il referendum invece del 4 dicembre.
Siamo di fronte ad una scusa bella e buona …
Noi
viviamo nel mondo della menzogna. Nel linguaggio politico come nel
linguaggio pubblicitario si vive nella menzogna. La verità è che sono
questi atti che spaccano il paese, perché la cosa forse che più temono
gli esponenti neoliberisti – che in questo caso stano agendo – è quella
di avere una massa di persone unite che agiscono unitariamente. Quindi
vogliono loro spaccare il paese, non è che siamo noi che spacchiamo il
paese.
Chiarissimo. La ringrazio molto per il suo tempo.
Prego. Un saluto a tutti…
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