Regole rigidissime e concordate fino al dettaglio: Macron e Le Pen hanno rifiutato di parlare da dietro un leggio, preferendo rimanere seduti al tavolo, e sono state vietate le inquadrature incrociate (cioè quando parlava uno non poteva essere inquadrato l’altro). Nella strategia di comunicazione Macron e Le Pen sono apparsi spesso le due facce della stessa medaglia. Entrambi hanno toccato il tasto dell’orgoglio di “un grande Paese come la Francia”, ma da diversi punti di vista. Lei si è definita la “candidata del popolo, della Francia come la amiamo”. Lui ha ribattuto che lei incarna “lo spirito della sconfitta”, mentre lui è “portatore dello spirito di conquista francese“.
Il più sicuro di sé è apparso Macron, in completo naturalmente blu: grande ritmo, tono fermo, parlantina, continui riferimenti alla sua rivale, occhi fissi nello sguardo della candidata della destra. A sparare le prime cannonate però è stata la Le Pen, in tailleur scuro e camicetta bianca, che – con un registro più nervoso e aggressivo – ha definito Macron “candidato della globalizzazione selvaggia, dell’uberizzazione, della precarietà”, con “quel sorriso da passaporto” e argomenti “vergognosi”. E’ qui che l’ex ministro socialista ha replicato: “Madame Le Pen, la sua strategia, è quella di dire molte bugie”. Macron ha poi accusato la sfidante di essere andata nel parcheggio della Whirlpool in crisi di Amiens – la città del candidato liberale – per “fare i selfie con i lavoratori”. “E poi? Cosa ha proposto?”.
Per contro la presidente del Fn ha rinfacciato a Macron di aver fatto parte di uno dei governi formati su nomina di François Hollande: “Lei cerca di far dimenticare di aver fatto parte di un governo che non ha risolto i problemi, anzi… non si vuole prendere le sue responsabilità”. Tanto che la Le Pen a un certo punto ha chiamato il suo avversario “ministro dell’Economia“, accusandolo l’avversario di non avere un programma per rilanciare l’economia francese. “Perché non avete fatto avvantaggiare il presidente Hollande delle vostre ricette? E se non avete queste ricette perché si è presentato alle elezioni presidenziali? Lei fa quello che sa fare, aiutare i grandi gruppi di interesse”. Anzi, Macron è un candidato “pilotato dal signor Hollande”. Mentre “io – ha continuato – sono la candidata del popolo, della nazione, della tutela dei posti di lavoro, della sicurezza, delle frontiere, della protezione dal fondamentalismo islamico”. “Lei ha la freddezza del banchiere d’affari che non ha mai smesso di essere”. Monsieur Macron, insomma, è un “banchiere affarista”, “è il candidato della mondializzazione selvaggia, della guerra di tutti contro, tutto pilotato dal signor Hollande che manovra nella maniera più chiara possibile”. “Sono la candidata del popolo, della Francia come la amiamo”, in definitiva, “che protegge il nostro lavoro, la sicurezza dei nostri compatrioti, le frontiere, che protegge dalla concorrenza sleale internazionale e dal fondamentalismo islamico”. Quella di Macron, infine, è solo una “strategia di marketing sostenuta dalla macchina del partito socialista, non è altro che la continuazione delle elite, finalmente la sua maschera è caduta”.
Motore del dibattito ovviamente la battaglia al terrorismo. “Chiuderò da subito le frontiere – promette la Le Pen – Bisogna espellere subito gli schedati S per radicalizzazione e attuare la revoca della nazionalità per i binazionali a rischio terrorismo”, ha cominciato lei, accusando lo sfidante di “lassismo“. “Chiudere le frontiere non serve a niente“, ha replicato lui, “è fumo negli occhi”. Quanto alla revoca della nazionalità, ha ironizzato Macron, “chi si vuole fare esplodere è terrorizzato… (dal perderla, ndr). Madame Le Pen, questa è gente che si suicida…” ha concluso invitandola alla “serietà“.
Ancora scintille sul finanziamento per le misure economiche. Ad attaccare questa volta è Macron. “Ho una domanda da farle – dice lui – Ma come intende finanziare il suo programma? A chi prende i soldi?”. Lei si difende citando la lotta all’evasione fiscale “che il suo governo non ha mai realizzato”. “Quindi, mi dica – incalza lui – possiamo stare tranquilli, una volta eletta, da un momento all’altro, finirà la frode fiscale?”. “Se vuoi proviamo”, ribatte lei, prima della risposta di Macron. “Non ho nessuna voglia”. Poi l’ennesima bordata di Le Pen: “Faccia meno l’arrogante”. Prima della conclusione del candidato di En Marche: “Vede, Madame Le Pen, io considero i francesi adulti, non dico loro bugie. Lei mente in permanenza, promette liste (di promesse, ndr) alla Prévert, ma come la finanzia?”.
Evidentemente molto più a suo agio con i temi economici, fiscali e di politica industriale, Macron non ha mai smesso di pungere le osservazioni della Le Pen. “Se lei ha la ricetta contro la disoccupazione – ha replicato Marine Le Pen – perché non l’ha suggerita a Francois Hollande? E se invece non ce l’ha, perché si è candidato? Lei non dovrebbe essere candidato”. “Lei non propone niente – ha risposto Macron – I francesi meritano meglio di quello che sta dicendo lei, meritano la verità”. Entrando nel merito della vendita dell’operatore di telefonia Sfr, Macron è salito di nuovo in cattedra riprendendo l’avversaria: “Cerchi, cerchi fra le sue carte, sta leggendo qualcosa che non corrisponde a quello di cui sta parlando. E’ triste, sta dimostrando la sua impreparazione“. Marine Le Pen ha incassato, poi ha reagito: “Non giochi con me a professore e allieva”, ma ha evidentemente accusato il colpo.
La crisi sociale, il malessere dei francesi, il carico fiscale, l’euro, sono subito entrati di prepotenza nel dibattito, anche se i due candidati hanno quasi sempre privilegiato l’attacco all’avversario: “Lei vuole distruggere il diritto del lavoro, vuole la precarizzazione generalizzata”, ha attaccato Le Pen alludendo al progetto di riforma che figura nel programma dell’avversario: “Io sono la candidata del potere d’acquisto, lei è il candidato del potere di acquistare la Francia”. Scendendo nei particolari della sua proposta, in particolare quella di “liberare le imprese” dando la possibilità di negoziare azienda per azienda gli accordi sulla durata del lavoro, Macron ha risposto che “l’economia francese ha bisogno di consentire ad alcune imprese di esistere di fronte alle grandi società”
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