lunedì 26 dicembre 2016

Poletti ci odia


dinamopress Antonio Sanguineti
Se il governo Renzi senza Renzi potesse eliminare con un decreto legge i giovani dalla faccia della terra, di certo lo farebbe domani stesso . Ancora brucia quel No di massa degli under 35 al Referendum Costituzionale. Un rifiuto che ha mandato all'aria il progetto neo napoleonico dell'ex Presidente del Consiglio. Probabilmente la sottosegretaria Boschi e i suoi colleghi non riescono a chiudere gli occhi dallo scorso 4 dicembre, appena provano a riposarsi vedono ventenni dappertutto pronti a vendicarsi della Buona Scuola e del Jobs Act.
Il caro Poletti però è diverso dagli altri, lui ha una grande virtù, un valore che condivide con pochi altri valorosi: la coerenza.
Lui odia i giovani da sempre. Il Jobs Act che porta la sua firma non è niente altro che un progetto di sistematica costrizione alla precarietà per un'intera generazione. Mentre qualcuno scriveva la legge in suo nome, già godeva delle lunghe file alle tabaccherie per ritirare i voucher, dei trentenni frustrati del chiedere ancora la paghetta ai genitori e ai nonni, dei settantenni di domani senza pensione.
Nella sua furia iconoclasta ieri ha attaccato i 'disertori', coloro che hanno scelto di disertare la "economia della promessa". Gli italiani che sono andati all'estero negli ultimi anni sono quelli che hanno detto basta. Non ne potevano più della disoccupazione, dei contrattini super instabili, del reddito scambiato per una riga sul curriculum. E sono andati via. Non chè in Germania o in Inghilterra regni il paradiso, la precarietà li insegue fino a Londra, Berlino e Francoforte. Magari lavorano come camerieri in un pub di Bristol o sono minijobber nel freddo di Monaco ma sono coscienti che usare in modo spregiudicato la libertà di circolazione sia un modo per evadere dal carcere della povertà a cui sono costretti in Italia.
Se Poletti avesse ancora i poteri del generale Cadorna non avrebbe un attimo di esitazione e passerebbe per le armi i disertori. Per lui chi è fuggito dalla trincea dei voucher è solo un traditore una persona "che è meglio non avere tra i piedi". I "100 mila", che in realtà sono molti di più, sono coloro che hanno esercitato il sacrosanto diritto di fuga, hanno deciso di abbandonare un paese fallito, o quasi, incapace di dare una prospettiva se non quella, appunto, della promessa ovvero del lavoro gratuito oggi per la possibilità eventuale di un contrattino domani.
Dal punto suo punto di vista il ministro dei voucher, chiamarlo lavoro è un po' troppo, fa un ragionamento esatto. Dopo la tranvata del No vorrebbe vivere in un dolce e pacificato paese di pensionati. Purtroppo per lui non è così. Si ripresenta oggi quel vecchio dilemma dell'Italia post-unitaria. Il giovane liberale Nitti, non un pericoloso marxista, scrisse alla fine dell'Ottocento: dove è grande la miseria e dove grandi sono le ingiustizie che opprimono ancora le classi più diseredate dalla fortuna è una legge triste e fatale: o emigranti o briganti.
Per noi che vorremmo partire ma alla fine decidiamo di restare non ci resta che una sola alternativa.

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