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lunedì 26 dicembre 2016
Le feste dei padroni/2. La tela del Governo su Almaviva è piena di rattoppi. I lavoratori non cedono al ricatto.
controlacrisi fabrizio salvatori
Per 1600 lavoratori Almaviva di Roma ed alle loro famiglie, non sara' un Natale felice, ma potranno guardare in faccia i propri figli ed essere orgogliosi di non avere ceduto all'ennesimo ricatto dell'azienda e alla pazzesca gestione sindacale. Non hanno accettato di vedere ancora una volta comprimere i propri salari ed i propri diritti in nome del profitto di un'azienda che continua ad elemosinare fondi pubblici mentre avvia le procedure di delocalizzazione in Romania.
A dare una mano al compimento del disastro anche il Governo. Sarebbe stato necessario cambiare radicalmente la normativa sui call center, introducendo il vincolo della territorialita' del servizio, anche in infrazione di una insostenibile disciplina dell'Unione europea. Si sarebbero dovute eliminare le gare al massimo ribasso e l'aggiramento delle clausole sociali. E invece, silenzio su tutta la linea. Per anni si è consentito all'azienda di fare il bello e cattivo tempo, codificando accordi e leggi di cui si conosceva benissimo il respiro corto. Ed ora si continua nel gioco perverso concedendo ad Almaviva altra cassa integrazione.
Riccardo Saccone, segretario generale della Slc Cgil di Roma e del Lazio, critica duramente il Mise, e spiega che al tavolo "è avvenuta una cosa molto brutta e grave, il governo è venuto meno al suo ruolo di arbitro". Saccone spiega che "le Rsu si sono rifiutate di firmare perché il testo proposto parla di impegno a fare qualcosa, ma anche di cominciare a licenziare. Bisognava dare a quelle persone almeno i tempo di parlare con i lavoratori".
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