Il Bloomberg Billionaires Index traccia il patrimonio dei Paperoni
globali: anno volatile tra incertezze su Cina e Brexit, poi la cavalcata
con l'elezione a sorpresa del tycoon. Gates si conferma al numero uno,
Buffett è quello che ha guadagnato di più. Bene il tech, prima battuta
d'arresto in Cina.
repubblica.it
I
maggiori guadagni individuali si trovano proprio negli Stati Uniti, con
un nome noto come quello di Bill Gates (persona più ricca del mondo con
91,5 miliardi) o il petroliere Harold Hamm. Un destino bizzarro se si
considera che la maggior parte dei ricchi americani manifestò
apertamente la propria contrarietà a Trump. Chissà se con Hillary
Clinton, che pure sostenevano, a fine anno si sarebbero ritrovati sul
conto in banca 77 miliardi in più generati proprio dal rally scatenato a
sorpresa dalla vittoria del candidato repubblicano. Il portatore di un
mix di politiche di de-regolamentazione e investimenti pubblici che
secondo molti osservatori sono irrealizzabili (a meno di voler mandare
all'aria la stabilità dei conti pubblici) e che invece per il guru degli
hedge fund Ray Dalio potrebbero liberare l'animal spirit del
capitalismo e guidare i mercati finanziari ancora più in alto.
Per trovare un Paperone in grado di accrescere il suo patrimonio in
maniera significativa, ma uscendo dalla corte di Trump, bisogna andare
sul classico: il francese Bernard Arnault, patron del colosso del lusso
Lvmh, ha messo in cascina 7,1 miliardi per arrivare a un passo da 29
miliardi di dollari. Amancio Ortega, il più ricco d'Europa sulla colonna
portante di Zara, ha perso però 1,7 miliardi nel 2016 ma non avrà
problemi ad asciugare le lacrime con i 71,2 miliardi che gli restano.
Anche i guru del tech hanno fatto bene: al mondo della tecnologia
appartengono 55 miliardari che hanno aggiunto 50 miliardi al loro c/c
nel corso dell'anno, nonostante la politica economica di Trump non
sembri sorridere loro. Jeff Bezos, il numero uno di Amazon, dopo aver
doppiato il suo patrimonio a 60 miliardi nel 2015 è riuscito a portare a
casa un bilancio ancora positivo per 7,5 miliardi quest'anno, seguito
dal genietto di Facebook, Mark Zuckerberg, con 5,4 miliardi.
L'indice di Bloomberg racchiude anche presenze curiose, come quelle di
padre e figlio alle spalle della tequila José Cuervo, o l'emergere di
tre miliardari in Argentina, dopo anni difficili per i businessman.
Fuori dagli Usa, però, l'effetto-Trump si è visto poco e in particolare
in Cina: Wang Jianlin, il secondo più ricco del colosso asiatico, ha
perso ben 5,8 miliardi scendendo a un patrimonio di 30,6 miliardi.
Proprio in Cina si registra per la prima volta in cinque anni di indice
una dinamica negativa della creazione di ricchezza: i Paperoni orientali
lamentano nel complesso perdite per 11 miliardi a seguito della
performance negativa dei mercati azionari. Per il 2017, i gestori di
questi super patrimoni credono che la volatilità e la frenesia saranno
ancora la cifra distintiva.
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mercoledì 28 dicembre 2016
I Ricchi non piangono mai. Il 2016 ha fruttato 237 miliardi ai più ricchi. E gli americani ringraziano Trump.
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