Il 2015 è stato un anno devastante per i petrolieri di tutto il mondo, Scozia compresa. E’ qui che è concentrata la maggior parte dell’attività petrolifera offshore del Regno Unito, con capitale Aberdeen.
...Ma mentre il petrolio collassa, e nessuno sa cosa fare per arginare perdite e disperazione, un’altra industria emerge, più silenziosa ma più forte. E’ il vento.
Maria Rita D'Orsogna Fisico, docente universitario, attivista ambientale
La crisi è maggiormente sentita ad Aberdeen, un tempo una delle città più ricche del Regno Unito. La stampa inglese riporta di ex lavoratori del petrolio che ora vanno alla mensa dei poveri, licenziamenti a raffica, crisi nel settore dell’edilizia, degli alberghi, dei taxi. E’ la maledizione di avere una economia non diversificata, ma petrolifera. Crolla il petrolio, crolla tutto, come nel gioco dei domino. Ad Aberdeen il numero di quelli che fanno la richiesta dei sussidi di disoccupazione è salito del 72% a dicembre. Si calcola che si potrebbe arrivare alla perdita complessiva di anche 400 mila posti di lavoro nel Regno Unito.
Dave Simmers della Aberdeen Food Bank, una sorta di Caritas locale, dice che il numero di pasti caldi serviti agli indigenti nel 2015 è stato il doppio rispetto al 2014. Ad Aberdeen, il ritmo attuale è di 60 posti di lavoro persi al giorno. E per il 2016? Colin Welsh, il CEO di Simmons and Co, un gruppo che si occupa di finanza petrolifera, lo dice chiaramente: “2016 is going to be carnage” — il 2016 sarà un massacro. Ma mentre il petrolio collassa, e nessuno sa cosa fare per arginare perdite e disperazione, un’altra industria emerge, più silenziosa ma più forte. E’ il vento.
Il 2015 è stato infatti un anno record per le rinnovabili di Scozia, specie per l’eolico: facendo le medie annuali viene fuori che il vento di Scozia ha
fornito il 97% del fabbisogno domestico di energia. A dicembre
addirittura sono arrivati al 148%. In totale la produzione di energia
eolica è aumentata del 16% rispetto al 2014. Anche il solare è
cresciuto, fornendo il 50% del riscaldamento di acqua domestica,
evitando le emissioni di milioni di tonnellate di CO2.
Tutta la Scozia è in fermento: mettono a punto il più grande impianto di generazione di energia dalle maree,
ed è stato appena firmato un accordo per un campo eolico offshore da
2.8 miliardi di dollari, da 450 megawatt e da essere costruito entro il
2020 Gli investimenti, le idee – piccole e grandi – crescono. E non
fanno tutto questo a caso: l’idea degli scozzesi è di arrivare al 100%
di elettricità green entro il 2020 e di arrivare al 50% di rinnovabili
per elettricità, calore e trasporti nel loro complesso entro il 2030,
con buona pace di piattaforme e di trivelle.
Ed è qui il punto: petrolio e gas muoiono, ma il mondo non si ferma
e non è la catastrofe che ci si vuole far credere. Il mondo va avanti,
ed è sempre stato così perchè l’uomo è più intelligente della paura. La
Scozia ci mostra che ci si può preparare alla transizione verso un
futuro di 100% rinnovabili. Lo si vuole, lo si pensa, lo si può. E
certo, non sarà oggi e forse neanche domani, ma c’è una strada, un
obiettivo. Tutti quelli che oggi dicono che non si può, e che si
aggrappano disperati al mondo fossile, sono gli stessi che fra dieci
anni si lamenteranno delle occasioni perse.
Il mondo corre e cambia, e questo vale anche per l’Italia.
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