martedì 9 febbraio 2016

"Italia riparte". La presa in giro che nasconde il disastro dei trasporti: da Trenitalia al settore locale. Ancora una beffa per la Metro C a Roma

fonte http://www.controlacrisi.org/notizia/Economia/2016/2/9/46708-italia-riparte-la-presa-in-giro-che-nasconde-il-disastro/

La retorica dell’Italia che riparte, guarda caso, omette di citare lo stato disastroso in cui si trova il trasporto. Non c’è comparto che si salvi. E così mentre quello privato è “sotto tutela” dei parametri ambientali, quello pubblico sta per essere dissolto. Da una parte i processi di privatizzazione e, dall’altra, il taglio delle risorse, porteranno ad un solo esito: l’immobilità del Bel Paese. “La legge di Stabilità 2016 non destina fondi per i trasporti, malgrado l’assoluta emergenza in cui vive da tempo il settore”, sottolinea in una intervista Franco Nasso, segretario della Filt-Cgil. “Apprezziamo le buone intenzioni del ministro Delrio, ma vorremmo vederle tradotte in atti di Governo, con norme e finanziamenti adeguati. Per ora, siamo alle solite promesse”.

Come dargli torto? Delrio non riuscirà nemmeno a portare a casa risultati sostanziali per quel che riguarda il trasporto ferroviario, rimesso al centro della sua strategia. Immaginiamoci cosa riuscirà a fare negli altri settori. A muoversi, intanto, sono gli utenti. Proprio in questi giorni è partita la petizione #milletrenipendolari. L’obiettivo è chiedere un deciso cambio di rotta al Governo e alle Regioni. La situazione stavolta è davvero al limite: tagli al servizio ferroviario regionale un po’ ovunque e, in contemporanea, l’aumento del costo dei biglietti, senza contare i mezzi insufficienti, affollati, vecchi, sporchi. Un vero calvario denunciato a più riprese da tutti, dai pendolari, dalle associazioni ambientaliste, dai consumatori. Online. Le associazioni stimano che dal 2010 a oggi ci sono stati mediamente tagli del 6,5 per cento nel servizio ferroviario regionale nonostante l’aumento della domanda, mentre è aumentato il costo dei biglietti, fino al 47 per cento, come nel caso del Piemonte.



“L’allarme smog degli ultimi mesi dimostra quanto sia necessario un servizio di trasporto pubblico efficiente, alternativo all’auto privata”, si legge nella petizione, che sottolinea come negli ultimi anni i cittadini abbiano pagato tariffe sempre più alte per un servizio ferroviario decisamente scadente e decadente, mentre gli investimenti del Governo hanno privilegiato l’Alta velocità e l’autotrasporto. Eppure in tanti usano i treni regionali per spostarsi, per lavorare e studiare. Eppure si parla di continuo di mobilità sostenibile. Per questo la petizione, lanciata da Progressi, chiede al Governo e alle Regioni due impegni su tutti: “attivare il progetto “1000 treni per i pendolari”, annunciato dal governo Prodi nel 2006 ma mai realizzato, con più risorse al trasporto locale, standard più alti di qualità e di efficienza, sia nei tratti gestiti da Trenitalia sia in quelli assegnati ad altre società”; e di “coinvolgere le associazioni dei consumatori, i comitati dei pendolari e i cittadini stessi, fin dalla stipula del contratto di servizio, nel controllo e nella valutazione degli standard di funzionamento del trasporto pubblico locale, come previsto dalle norme vigenti, secondo i principi della trasparenza e della partecipazione democratica”.

L’appello è condiviso da Legambiente, Federconsumatori, Movimento Difesa del Cittadino, Cittadinanzattiva, Rete della conoscenza, Comitato pendolari siciliani, Orte, Roma Lido e Roma Nord. “Crediamo che offrire un servizio di trasporto pubblico più efficiente sia innanzitutto una questione di democrazia, perché riguarda milioni di persone che ogni giorno si spostano per il lavoro o lo studio e che nella maggior parte dei casi non hanno alternative – commenta Vittorio Longhi, direttore di Progressi – Inoltre, teniamo a ricordare al governo gli impegni assunti all’ultimo vertice internazionale sul clima, che prevedono il ripensamento delle politiche del trasporto locale, fattore determinante del riscaldamento globale.” Commenta Antonio Longo presidente del Movimento Difesa del Cittadino (MDC): “Il servizio di trasporto pubblico è uno degli indicatori fondamentali per una buona qualità della vita, sia per quel che riguarda la vivibilità delle città sia per la tutela ambientale. Ci aspettiamo un cambiamento significativo da parte del Governo a garanzia di un servizio che quotidianamente raccoglie lamentele diffuse e che invece dovrebbe essere efficiente e funzionante per non bloccare continuamente le attività dei cittadini”.

“Della annunciata riforma del trasporto pubblico locale – aggiunge Nasso –, ne sappiamo ben poco, in quanto i testi sono ancora in mano all’esecutivo. Di sicuro, è urgente intervenire in quel comparto, dove tutte le grandi aziende sono in crisi e pochissime hanno i conti in ordine. L’origine dei guai sta nella cattiva gestione delle imprese, ma soprattutto nel taglio progressivo e continuato delle risorse negli ultimi dieci anni: così facendo, alla fine i conti non possono tornare, e non c’è dubbio che il tpl non può vivere solo di tariffe: sarebbe un costo insostenibile per la collettività, soprattutto per le fasce più deboli della popolazione”. Per quanto riguarda le ferrovie, il segretario della Filt ha detto che “sulla privatizzazione delle Fs, noi ribadiamo la nostra contrarietà e ho l’impressione che lo stesso Governo, dopo l’annuncio fatto nel novembre scorso, abbia bisogno di un altro po’ di tempo per chiarirsi bene le idee. Non è un processo semplice, dato l’indebitamento ancora molto alto del gruppo, né sappiamo se l’operazione sia fattibile: secondo noi, si rischia di fare un danno all’azienda e al Paese”.

La ciliegina sulla torta è il “bidone” della Metro C. Domani, è previsto un vertice in Campidoglio tra gli uomini di Tronca e il Consorzio di imprese che devono ultimare l’ultimo tratto. Una delle più grandi infrastrutture italiane rischia di essere anche la più grande incompiuta. È il rischio, sempre più reale, che corre la metro C, la linea che — nel progetto iniziale — doveva scendere dai Castelli, attraversare il centro ed arrivare allo stadio Olimpico, e che invece potrebbe fermarsi molto prima, già a San Giovanni, poco più di metà percorso. I cantieri sono fermi, il Consorzio di imprese (Astaldi, Vianini, Ansaldo, Cmb e Ccc) lamenta «225 milioni di mancati pagamenti», il Comune (cioè la sua controllata «Roma Me tropolitane», stazione appaltante dell’opera) ne ha offerti appena 26, sì e no un decimo. Per ora, a farne maggiormente le spese sono i lavoratori: 500 operai sono stati già licenziati, altri cento stanno per finire per strada , visto che il Consorzio ha avviato le procedure per la messa in mobilità.

fonte http://www.controlacrisi.org/notizia/Economia/2016/2/9/46708-italia-riparte-la-presa-in-giro-che-nasconde-il-disastro/

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