Comunicato stampa
Fusione Acea nel Lazio.
L'immobilismo della Regione e il silenzio di Roma lasciano campo libero ai vertici aziendali
Il paradosso della gestione misto pubblico-privato rischia di mostrare uno dei suoi volti peggiori in questi giorni nel Lazio.
Una
regione, unica in Italia, che vanta un'ottima legge, la 5/2014, sulla
gestione del servizio idrico, nel rispetto dei referendum del 2011.
Una
regione però sede di Acea SpA, una delle multinazionali dell'acqua,
guidata ed eterodiretta dal Giglio magico Renziano, che intende
espandersi in tutto il centro Italia, creando una "new-co" in cui il
famigerato controllo pubblico sarà una formula ancor più vuota di oggi.
I
vertici di Acea hanno deciso di spingere in tal senso, con un'istanza
di fusione tra il gestore di Roma e quello del Frusinate, entrambi
controllati dal gruppo Acea. Una fusione sulla quale gli oltre cento
sindaci della Provincia di Roma dovrebbero pronunciarsi domani,
nell'ambìto della Conferenza dei Sindaci dell'ATO2, nonostante Acea
abbia provato a bypassarli con la formula del "silenzio-assenso".
Ma
se i sindaci sembrano volersi esprimere in modo contrario è il governo
commissariale di Roma, tramite il sub-commissario Spadoni, a voler
scegliere la via del silenzio. Un silenzio che non è neutro, ma è un
esplicito assenso ad una fusione rischiosa, non solo sul piano della
gestione pubblica e della democrazia, ma anche su quello aziendale,
visti i contenziosi milionari che coinvolgono il gestore idrico del
Frusinate.
Roma, 16 Febbraio 2016.
Coordinamento Romano Acqua Pubblica
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