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Il Jobs Act è il mantenimento delle differenze e non la lotta alla precarietà". Coglie nel segno il primo commento della Cgil sul provvedimento che Renzi ha definito di portata “epocale”. "Il contratto a tutele crescenti – aggiunge la Cgil –è la modifica strutturale del tempo indeterminato che ora prevede, nel caso di licenziamento illegittimo o collettivo, che l'azienda possa licenziare liberamente pagando un misero indennizzo". E aggiunge: "Il governo parla di diritti ma mantiene la precarietà, dimentica le partite Iva e regala a tutti licenziamenti e demansionamenti facili. Per rendere i lavoratori più stabili non bisogna per forza renderli più licenziabili o ricattabili". Per la Cgil "quello che il governo sta togliendo e non estende ai lavoratori stabili e precari, andrà riconquistato con la contrattazione e con un nuovo Statuto dei lavoratori".
Secondo il segretario del Prc Paolo Ferrero, ora la precarietà per i giovani “sarà per legge e per tutta la vita: il jobs act è una legge contro i giovani, al contrario di quanto dice Renzi, per garantire il lavoro usa e getta. “Alla fine dei conti l'unica cosa che resta, nel jobs act di concreto – aggiunge Ferrero - è la libertà di licenziare, come giustamente denuncia la Cgil: non è così che si risolve la piaga della disoccupazione, non è così che si aiutano i giovani a trovare lavoro. Al di là della demagogia, ancora una volta, Renzi non sa fare altro che regali ai padroni, come il suo amico Marchionne".
Nichi Vendola parla di "controriforma" che "conferma nonostante la volonta' contraria del Parlamento i licenziamenti collettivi, non chiarisce quali siano le risorse utili ad alimentare gli ammortizzatori sociali, conferma la sparizione dell'art. 18, sparisce il diritto al lavoro e avanza il diritto al licenziamento, restano 45 contratti atipici su 47. Siamo ad un punto di svolta ma molto, molto, molto negativo".
Critiche anche da Stefano Fassina. ''Con questo decreto il Pd di Renzi diventa il partito degli interessi forti”, dichiara. “Dopo essere arrivato sulle posizioni di Ichino ora ha raggiunto Sacconi che, a questo punto, può entrare nel Pd di Renzi'', aggiunge il deputato della minoranza del Pd, intervistato da Repubblica. ''È una straordinaria operazione propagandistica – sottolinea ancora -. Restano tutte le forme di contratti precari. Con questo decreto il diritto del lavoro italiano torna agli anni Cinquanta. Renzi attua l'agenda della Troika economica con una fedeltà che, sono certo, il professor Monti invidierà''. ''La rottamazione dei co.co.co c'è già stata, rimangono solo nella pubblica amministrazione dove, per il blocco delle assunzioni, non ci sarà alcuna trasformazione'', specifica l’esponente del Pd. ''Per esempio resterà tutto come adesso per i professionisti senza partita Iva. Rimangono anche i contratti a tempo determinato senza causalità; restano il lavoro intermittente, il lavoro accessorio e pure l'apprendistato senza requisiti di stabilizzazione. Il carnet di contratti precari non cambia. È una foglia di fico per coprire l'unico vero obiettivo di questo governo sul lavoro: cancellare la possibilità del reintegro nel posto di lavoro in caso di licenziamento ingiustificato, cioè cancellare l'articolo 18''. Anche perché il previsto aumento dei contratti a tempo indeterminato ci sarà non grazie alla cancellazione dell'articolo 18 bensì per effetto del taglio dei contributi per tre anni per i neoassunti nel 2015. Una misura che costa tantissimo e che, date le condizioni della nostra finanza pubblica, non sarà ripetibile''.
Infine, Luigi De Magistris,sindaco di Napoli. "Con il Jobs Act Renzi passa alla storia come il premier che ha rottamato 50 anni di lotte operaie". Per De Magistris si tratta di "macelleria sociale arrogante e violenta". La "rottamazione dell'articolo 18 - scrive il sindaco di Napoli - distrugge i diritti dei lavoratori, mortifica la loro dignità. L'Italia è debole senza diritti. Ingiustizia fatta", conclude.
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sabato 21 febbraio 2015
Jobs act: le dure critiche di Ferrero, Cgil, Vendola, Fassina, De Magistris
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