venerdì 2 gennaio 2015

Rojava calling - Report da Mezher


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global project-eliana caramelli
2 / 1 / 2015
Attorno ai fuochi di Mezher dopo una lezione italiano-inglese-curdo ci arrivano le notizie da Kobane. Sono sempre notizie raccontate da dentro, attraverso le telefonate ai propri cari. L'altro ieri notte una donna-kamikaze di Isis si è fatta esplodere vicino postazioni Ypg facendo circa otto vittime. Le perdite ISIS sono state molto più alte a seguito degli attacchi kurdi, 34 morti e 43 prigionieri. Stanotte purtroppo ancora vittime, circa 7 combattenti di Ypg che ha subito anche diversi prigionieri.

Sentire le bombe che esplodono vicine e parlare di morti che avvengono a pochissimi km da qui è agghiacciante. Eppure per queste persone è ormai la normalità, anche se le conseguenze della guerra sulle persone sono imprevedibili e alcune organizzazioni di volontari stanno infatti facendo un gran lavoro di elaborazione soprattutto con i bambini.
In tarda mattinata abbiamo conferma di quanto raccontato alla sede del BDP di Persis (Suruc) dove l'incontro con il responsabile locale del partito si è ridotto al minimo; è infatti dovuto correre al confine, dove stava arrivando la salma di uno dei combattenti per essere seppellita dalla famiglia. Rimandando l’intervista ad un altro momento, ci ha solo ribadito l’estrema necessità di aiuti, sia per l’assistenza ai profughi, sia per fare fronte all’emergenza di far arrivare cibo e medicine ai civili rimasti in Kobane. Ogni giorno sono infatti almeno due le famiglie che fanno ritorno tra le macerie della città, sintomo che la situazione dal punto di vista militare sta migliorando. Un miglioramento “fittizio” dato che per raggiungere la città si passa per un deserto di macerie sotto il fuoco dei cecchini.
Nel primo pomeriggio incontriamo la Sindaca di Persis Suruc ( ZUHAL EKMES ), una ragazza giovane che, come in tutte le Municipalità curde, condivide la carica di sindaco con un pari collega maschio. Il suo ufficio è un concitato via vai di persone. Si lavora sempre sull’emergenza continua e ci confessa che lei è arrivata a fumare 3 pacchetti di sigarette al giorno da quando è iniziato il conflitto e con l’arrivo dei primi profughi, oggi oltre 60.000 nella sola Suruc. Qui con il 58 % e da 17 anni governa il BDP.
Poco prima e alla nostra presenza le consegnano una multa salatissima : colpevole, secondo le accuse ufficiali, di essersi recata in un villaggio di confine chiamato “ABDULLAH OCALAN”  ed aver insultato e colpito un poliziotto turco. Ci sembra la normalità di una repressione quotidiana. Sulla TV presente nel suo ufficio scorrono immagini di manifestazioni in tutta la Turchia per celebrare il ROBOSKY DAY : ovunque cariche, morti e arresti. A Suruc questa ostilità si manifesta verso la gestione dei profughi. AFAD, l’organizzazione governativa che si occupa dei campi (ne gestisce 2), ha ricevuto molti soldi dall’ONU che però non si sa che fine abbiano fatto.  Nei campi gestiti dalla Municipalità non arriva praticamente nulla.
Ci consegna l’elenco aggiornato delle presenze dei profughi e le emergenze che cambiano in continuazione.
Parliamo anche della possibilità dei gemellaggi istituzionali e delle urgenze, che anche lei, come al BDP stamattina, ci conferma. Riportiamo testuali dichiarazioni: “Non vogliamo l’elemosina, non vogliamo che in Italia si pensi che siamo dei poveri, combattiamo l’ISIS non solo per il popolo Curdo ma per difendere tutto il mondo. Con lo scoppio della primavera araba in tutti i Paesi dove ci sono stati movimenti si è tornati a regimi autoritari. In ROJAVA NO! Oggi è in vigore la Democrazia per la quale stiamo lottando”.
 NB. La foto rappresenta il quotidiano saluto che volontari e abitanti dei villaggi vicino al confine danno alla lotta per liberare Kobani, Liberare Ocalan e sostenere il processo del Confederalismo Democratico. La tabella invece rappresenta l’elenco aggiornato della distribuzione dei profughi nella provincia di URFA (in cui si trova SURUC)
30 dicembre 2014.

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