giovedì 1 gennaio 2015

PIERFRANCO PELLIZZETTI – Ciò che non ha potuto dire Napolitano.

Italiane e Italiani, Concittadini,

ppellizzettiè con viva e vibrante soddisfazione che in quest’ultima apparizione – quale vostro Presidente – posso chiudere il difficile anno 2014 con una rassicurazione rivolta a tutti voi: sul ramo annoso della nostra Repubblica si sono schiusi fiori novelli, pronti a maturare in frutti copiosi la prossima stagione. La ragione per cui ora posso adire il mio meritato riposo, fiducioso che il testimone è stato passato a giovani mani, che lo faranno correre verso il traguardo con rinnovata lena.
15421440344_5e4fbb5261_zConsolazione che discende dalla lieta scoperta che un bello guaglione, giunto fra noi dalla nordica Rignano sull’Arno, ha fatto propri gli insegnamenti di imperitura saggezza che indegnamente ho sempre cercato di promuovere; non solo nel periodo presidenziale, ma in tutta un’esistenza al servizio del bene supremo: prendere per il naso il popolo con il gioco delle tre carte.
Spero abbiate capito, qui si parla dell’ammuina come suprema arte partenopea del non muoversi di un passo, eppure dando l’impressione di essere tarantolati dalla frenesia: chi sta a destra vada a sinistra e chi è a sinistra vada a destra, chi sta sotto salga sopra e chi è sopra scenda sotto. E Matteo Renzi si è subito rivelato un vero artista in materia, meritando giustamente l’ambito premio “Francischiello d’oro”.
All’inizio c’erano state delle incomprensioni tra noi, non lo nascondo. Come quando mise scuorno a un mio fedelissimo, il caro “staisereno” Enrico Letta. Presto ci siamo capiti. Lo insegna Eduardo, c’è solo una cosa che non dice bugie, ‘a morte.

Quale migliore esempio di ammuina potremmo indicare delle apprezzabili applicazioni da parte del governo durante il 2014? Una cancellazione delle Province che ne mantiene in essere l’apparato e i costi per intero, una riforma del lavoro che non crea assolutamente lavoro, un risanamento del Senato mettendoci dentro i pezzi più avariati della rappresentanza locale (il personale selezionato dai consigli regionali dediti alle spese pazze). Straordinari esempi di “moto immobile” di derivazione aristotelica e scolastica. Seppure, quanto a suo insaputa?
Certo, il nostro giovane deve ancora crescere smettendola di pazziare con promesse di una riforma ogni due giorni: ‘a coppa a Sant’Elmo vo’ piglià o’ purpo a mmare.
Però le cose che contano lui le ha capite, rivelando sicuro istinto di appartenenza alla corporazione politicante (mimetizzata con la sceneggiata delle rottamazioni). Per cui avanzo la mia paternità spirituale nei confronti del caro bambiniello; in misura ancora superiore a quella del suo primo mentore, Silvio Berlusconi.
Tutte le mosse che Matteo Renzi ha compiuto sinora rivelano sempre un intento rivolto alla stessa stella polare che mi ha guidato nell’ormai quasi secolare carriera politica: tenere a bada la plebaglia come missione primaria della Casta politica. Quella Casta politica che va difesa in quanto vera aristocrazia della Repubblica, intoccabile e insindacabile.
Il caro Matteo lo ha capito benissimo, spazzando via lo strumento del voto con cui scalzacani e camorristi pretendevano di interferire con i superiori intenti del ceto superiore, i politici. Difatti per le Province e il Senato non si vota più. Per le altre istituzioni sta andando a gonfie vele l’operazione di scoraggiamento del corpo elettorale a esercitare quell’intollerabile privilegio (qualcuno ha la pazzia di definirlo “diritto”) del dire la propria sulle decisioni che lo riguardano; portando l’astensionismo a vette insperate. Ma andiamo… a che punto può arrivare l’impudenza: lascino fare a chi ne sa più di loro. E non prestino orecchio a qualche raro Masaniello che vorrebbe convincerli del contrario. Da parte mia ho ampiamente redarguito i giudici affetti da protagonismo e che vorrebbero sindacare. Il governo renziano – sono certo – farà capire come e quanto è cambiato il vento ai sopravvissuti di un giornalismo che avrebbe ‘a fantasia di informare.
La scena pubblica sta così diventando una bella Commedia dell’Arte dove tutti staranno buoni ad ammirare le filastrocche del Pulcinella che ha sciacquato i panni in Arno. E anche il vostro Presidente – cari inferiori – potrà finalmente riposarsi. Mentre la nuova stagione di politica beatificata vi esenterà dal pensare.
Esercizio pericoloso a cui non siete preparati. Se è vero che ogni minuto muore un imbecille e ne nascono due.
Statemi bene.
Viva l’Italia, viva la Repubblica, viva la Casta.
Pierfranco Pellizzetti

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