lunedì 5 gennaio 2015

Lo studio Cgia: Nel privato ci si ammala di più

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Forse que­sti dati stu­pi­ranno, soprat­tutto nei giorni delle pole­mi­che sui vigili urbani romani, a cui le malat­tie di capo­danno non ven­gono pro­prio per­do­nate: ma nel set­tore pub­blico ci si ammala meno che nel pri­vato. E anzi, per essere più pre­cisi: ci si ammala più spesso, ma media­mente si per­dono meno giorni di lavoro rispetto al pri­vato. Le cifre emer­gono da uno stu­dio della Cgia di Mestre secondo cui nel 2012 (ultimo anno di cui sono dispo­ni­bili i numeri) i giorni di malat­tia medi regi­strati tra i lavo­ra­tori del pub­blico impiego sono stati 16,72 (con 2,62 eventi per lavo­ra­tore), men­tre nel set­tore pri­vato le assenze per malat­tia hanno toc­cato i 18,11 giorni (con un numero medio di eventi per lavo­ra­tore uguale a 2,08).
Com­ples­si­va­mente, dice ancora lo stu­dio della Cgia, sono stati 6 milioni i lavo­ra­tori dipen­denti ita­liani che hanno regi­strato almeno un evento di malat­tia. Media­mente, cia­scun dipen­dente si è amma­lato 2,23 volte ed è rima­sto a casa 17,71 giorni. Sono stati quasi 106 milioni i giorni di malat­tia persi durante l’anno.
Oltre il 30% dei cer­ti­fi­cati medici è stato pre­sen­tato di lunedì. Per i più mali­gni, potrebbe essere pen­sato come un modo per allun­gare il wee­kend, ma sono solo illa­zioni. I dati della ricerca sono stati estratti dall’Osservatorio sulla cer­ti­fi­ca­zione di malat­tia dei lavo­ra­tori dipen­denti pri­vati e pub­blici dell’Inps, avviato nel 2011 (anno in cui è andata a regime la tra­smis­sione tele­ma­tica dei cer­ti­fi­cati di malat­tia da parte dei medici di famiglia).

In aggiunta ai dati della Cgia, l’Inps ha dif­fuso l’andamento rela­tivo al 2013: in quell’anno «sono stati tra­smessi 11.869.521 cer­ti­fi­cati medici per il set­tore pri­vato e 5.983.404 per la pub­blica ammi­ni­stra­zione; nel set­tore pri­vato il numero dei cer­ti­fi­cati di malat­tia tra­smessi è stato sostan­zial­mente uguale a quello del 2012, con un aumento dell’1,1%, men­tre per la pub­blica ammi­ni­stra­zione com­ples­si­va­mente si rileva un aumento del 9,2%». Ancora, «emerge che nel set­tore pri­vato l’andamento è abba­stanza sta­bile nel trien­nio 2011–2013», men­tre nel pub­blico, invece, lo stesso periodo «evi­den­zia un trend crescente».
Tor­nando ai dati Cgia, a livello ter­ri­to­riale la maglia nera spetta alla Cala­bria: nel 2012 ogni lavo­ra­tore dipen­dente cala­brese è rima­sto a casa media­mente 34,6 giorni (41,8 nel set­tore pri­vato). Seguono i sici­liani (con 19,9 giorni medi l’anno), i cam­pani (con 19,4) e i pugliesi (con 18,8). I numeri si abbas­sano in Emi­lia Roma­gna (16,3 giorni l’anno), in Veneto (15,5), per toc­care il punto più basso nel Tren­tino Alto Adige, con 15,3 giorni.
I lavo­ra­tori anziani infine sono più a rischio dei gio­vani. Dalla rile­va­zione emerge che le assenze aumen­tano in misura cor­ri­spon­dente al cre­scere dell’ età. Se fino a 29 anni il numero medio di giorni di malat­tia per lavo­ra­tore è pari a 13,2, nella classe di età tra i 30 e i 39 anni sale a 14,9, per toc­care il valore mas­simo sopra i 60 anni, con 27,4 giorni medi di assenza all’anno.

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