venerdì 18 aprile 2014

Lavoro, la maggioranza si spacca sui contratti a termine.

Lavoro, la maggioranza si spacca sui contratti a termineLa commissione Lavoro della Camera approva un emendamento del Pd che riduce le possibilità di proroga per i contratti a termine, sempre nell'arco di 36 mesi Il periodo di maternità verrà conteggiato nei requisiti per acquisire la precedenza sulle assunzioni indeterminate. L'Ncd promette battaglia in Aula per ripristinare il testo originale e non vota in Commissione. Intanto al Senato è scontro sulla legge contro le "dimissioni in bianco", che verrà accorpata alla delega sul Jobs Act.

repubblica.it

MILANO - La maggioranza si spacca sui contratti a termine. Prima il Pd approva una riduzione del numero dei rinnovi, da 8 a 5, previsti nel decreto legge sul Lavoro in discussione alla Camera; poi l'Ncd annucia battaglia per ripristinare il testo originale licenziato dal governo. Non a caso, la Commissione dà il via libera al provvedimento, ma senza i voti degli alfaniani. Anche da parte della Cgil arriva l'invito a "migliorare il decreto" nell'ambito della discussione parlamentare. Il provvedimento approderà domani in Aula a Montecitorio e non è escluso il ricorso al voto di fiducia, che potrebbe arrivare martedì prossimo.

In mattinata la commissione Lavoro della Camera aveva infatti approvato l'emendamento del Partito democratico al dl lavoro del ministro Giuliano Poletti riducendo da otto a cinque il numero delle proroghe possibili per i contratti a termine, sempre nell'arco di tre anni. Dopo il via libera della commissione, al termine delle votazioni dell'assemblea sul Documento di economia e finanza, il arriverà domani a Montecitorio a partire da domani mattina. Ma l'esito non è scontato.

Per Gianni Cuperlo, leader della minoranza Pd, "è molto positivo che il Parlamento stia modificando il dl: vuol dire che le nostre osservazioni sono giuste". Angelino Alfano, però, annuncia "una dura battaglia" in aula per "ripristinare il testo originario"
del dl: il gruppo presenterà, quindi, emendamenti per tornare al testo concordato in consiglio dei ministri. Non è convinta neppure Susanna Camusso: la leader della Cgil ritiene "ferma la critica circa la mancata svolta sulla precarietà; rispetto agli emendamenti affidati al relatore si intuisce la volontà di mitigare gli interventi del decreto, ma in misura ancora insufficiente".

Proprio quanto agli emendamenti, un altro correttivo - presentato dal relatore Carlo dell'Aringa - prevede che le mamme con contratti a tempo determinato potranno conteggiare il periodo di congedo di maternità, ai fini dei requisiti necessari per acquisire il diritto di precedenza, per le assunzioni a tempo indeterminato. Alle stesse lavoratrici è riconosciuto il diritto di precedenza anche nelle assunzioni a tempo determinato effettuate dal datore di lavoro entro i successivi 12 mesi, "con riferimento alle mansioni già espletate in esecuzione dei precedenti rapporti a termine". L'emendamento stabilisce inoltre che il datore di lavoro "è tenuto a informare il lavoratore del diritto di precedenza" attraverso "comunicazione scritta da consegnare al momento dell'assunzione". Con la stessa proposta di modifica viene introdotto un "vincolo" per i datori di lavoro che assumono lavoratori a tempo determinato, superando il tetto del 20%, che obbliga all'assunzione a tempo indeterminato. "I lavoratori assunti a termine, in violazione del limite percentuale, sono considerati lavoratori subordinati a tempo indeterminato, sin dalla data di costituzione del rapporto di lavoro". La sanzione non si applica ai rapporti di lavoro, che superano il limite percentuale, instaurati precedentemente all'entrata in vigore del decreto legge.

Nell'altro ramo del Parlamento, al Senato, è intanto iniziata da ieri, con la relazione del presidente, Maurizio Sacconi (ncd), la discussione in commissione Lavoro del disegno di legge delega sul lavoro (parte del Jobs Act del governo). La commissione ha deciso di procedere ad una serie di audizioni a partire dalla prossima settimana. Al momento è stata preannunciata l'intenzione di ascoltare i sindacati, le associazioni delle imprese, rappresentanti delle Regioni e degli altri enti territoriali e i rappresentanti del settore agricolo.

Intanto si registrano già i primi alterchi sul ddl, in particolare sul tema delle misure contro la pratica delle "dimissioni in bianco"; queste confluiranno nell'esame del ddl delega sul Lavoro all'esame della commissione lavoro. Lo ha deciso ieri a maggioranza la commissione stessa, con la posizione contraria di Sel e M5S. Anche Rita Ghedini (Pd) ha espresso perplessità pur votando poi a favore della proposta. La motivazione del relatore, Hans Berger (autonomie) e del presidente Sacconi è di arrivare ad una normativa coerente ed organica. "Il ddl sull'abrogazione dell'odiosa pratica delle 'dimissioni in bianco' è stato affossato" protestano Loredana de Petris, presidente del Gruppo Misto-Sel e Giovanni Barozzino, capogruppo in commissione Lavoro. "Sul tema del lavoro - affermano in una nota - abbiamo assistito, ancora una volta, alla scrittura di una pagina vergognosa da parte di quelle forze politiche che, in campagna elettorale si propongono come paladini dei diritti dei lavoratori, e poi all'interno del parlamento fanno l'esatto contrario. Le 'dimissioni in bianco' erano state approvata dalla camera, anche con il sostegno del Pd. Evidentemente, però, nel tragitto tra Montecitorio e Palazzo Madama i colleghi piddini ci hanno ripensato e hanno preferito rinviare tutto alle calende greche, allineandosi in questo modo alle politiche del lavoro di Sacconi".

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