venerdì 25 aprile 2014

"Bella ciao" vietata dal prefetto di Pordenone. Poi retromarcia

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"Bella ciao" vietata dal prefetto di Pordenone. Poi retromarcia
Prove tecniche di fascismo del terzo millennio. Della serie "proviamoci, vediamo se si incazzano, se stanno buoni abbiamo fatto bingo".
Il prefetto di Pordenone ha pensato che era venuto il momento di vietare di cantare "Bella ciao" inpiazza", in previsione delle (compostissime) celebrazioni provinciali del 25 aprile.
Il Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica, presieduto appunto da Pierfrancesco Galante, un paio di giorni fa ha respinto infatti la richiesta dell'Anpi di cantare «Bella ciao» durante la cerimonia commemorativa per il 25 aprile.Ultra-provocatoria, poi, la motivazione: "potrebbe causare problemi di ordine pubblico". Naturalmente chiamando in causa gli "anarchici" locali, che negli anni passati avevano a volte contestato i rappresentanti della Provincia.
Va sempre ricordato che un prefetto è un funzionario di polizia, rappresentante del governo sul territorio provinciale. Quindi la sua non è che possa essere considerata un'alzata di ingegno di una "mela marcia". Più giusto e realistico, invece, è considerarla appunto come una "prova tecnica", un saggiare (localmente) le resistenze a questo rovesciamento completo dei valori repubblicani in previsione di ben più generali "revisioni storiche". Per farla breve: di questa sortita va considerato responsabile Renzi e il Pd, direttamente.

Per ora il "sondaggio" è andato malissimo. Il prefetto è stato investito da tante e tali critiche da dover rinunziare immediatamente alla sua provocazione mirata.
Come sempre, la sconfitta è orfana. Il senatore locale del Pd, Lodovico Sonego, si è spinto fino a chiedere di «allontanare il prefetto Galante da Pordenone», presentando addirittura una interrogazione al ministero dell'Interno.
Un motivo di più, domani, per occupare tutte le piazze e intonare tutte le canzoni della Resistenza. Soprattutto quelle che ricordano con più nettezza come sia rinato questo paese dopo un ventennio di vergogna.

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