mercoledì 30 aprile 2014

Senato, Renzi: "Riforma entro il 10 giugno. Sono qui per fare le cose o prendano un altro"

Senato, Renzi: "Riforma entro il 10 giugno. Sono qui per fare le cose o prendano un altro"Le dichiarazioni del premier a 'Porta a Porta': "No ad altri rinvii, io non ci sto a tutti i costi". Domani i provvedimenti sulla pubblica amministrazione: novità su licenziabilità dirigenti. In giornata l'incontro con i senatori Pd: intesa più vicina.

repubblica.it
ROMA - Va bene la riforma del Senato il 10 giugno, ma no ad altri rinvii. Anche perché - dice - "io non sono presidente del Consiglio perché ho vinto un concorso. Se non posso fare le cose, se hanno bisogno di uno che 'abbuia', che nasconde" allora "si prendano un altro. Per adesso le cose le stiamo facendo, come gli 80 euro" in busta paga. Perché "voglio fare la mia rivoluzioncina di riforme. Se non riesco? Al massimo mi fanno fuori. Politicamente intendo. Più di così non possono fare". Lo dice il premier Matteo Renzi durante la registrazione di Porta a Porta che andrà in onda stasera.

Poi dà due annunci. Il primo: "Il 2 maggio firmiamo l'atto sulla scuola, nel decreto ci sono 244 milioni che sbloccano il patto di stabilità". Il secondo: "Domani in Consiglio dei ministri presentiamo con il ministro Marianna Madia i provvedimenti che noi proponiamo alla pubblica amministrazione, con un metodo un po' diverso dal solito". Nessun decreto legge già pronto, ma un 'racconto' nei dettagli della riforma sulla pa. "Ci saranno molte cose che faranno discutere, dalla giustizia amministrativa - cambierà il meccanismo della sospensiva al Tar, che avrà meno spazio - alla licenziabilità dei dirigenti", che saranno anche a tempo determinato, o almeno - dice Renzi - "una specie". L'obiettivo generale è "beccare i fannulloni e premiare i bravi" ma "non c'è il tema degli esuberi" perché "nessuno sarà licenziato". Sarà introdotto anche un pin unico a uso e consumo dei cittadini che avranno così una 'identità digitale'.

Poi, dopo aver detto che le elezioni europee "non sono un sondaggio su Beppe Grillo" il quale "spera che l'Italia vada male per vendere i biglietti del suo show", Renzi lancia una risposta a Silvio Berlusconi: "Vedo che in questi giorni di ritrovata vivacità di Berlusconi, gira la battuta del simpatico tassatore. Lo ringrazio per il simpatico, ho dubbi di esserlo ma certo non sono un tassatore". Il riferimento è al bonus pari a 80 euro che i dipendenti fino a 24mila euro annui si ritroveranno in busta paga a fine maggio ma che "non derivano dall'aumento dal 20 al 26 per cento sulle transazioni finanziarie. Le uniche che pagheranno le tasse saranno le banche". Un passaggio sull'evasione fiscale: "Ho l'ambizione di misurare in miliardi i soldi recuperati dalla lotta all'evasione".

Il nodo delle riforme, intanto, comincia a sciogliersi. E, dopo giorni di fibrillazione, oggi in seno al Pd si è fatto un primo passo per ricomporre la frattura e trovare la strada dell'intesa tra maggioranza e minoranza del partito. I futuri senatori dovranno essere indicati dai consiglieri regionali, lasciando alle Regioni la modalità di scelta sul come. E' questa la proposta di mediazione ribadita da Renzi sulla riforma del Senato nel corso dell'assemblea del gruppo Pd a Palazzo Madama. Una mediazione su cui poi Renzi dirà: "Io avrei voluto più sindaci, ognuno ha il suo ideale sistema, ma non sono le riforme di Matteo. Io avrei preferito più sindaci perché in Italia i sindaci sono molto più rappresentativi ma alla fine serve un punto intesa. Non sono un pasdaran ma non resto attaccato alla poltrona ad ogni costo. Va bene il compromesso purché sia chiaro che alla fine non c'è l'indennità".

Una proposta che è stata inizialmente suggerita dai relatori Anna Finocchiaro (Pd) e Roberto Calderoli (Lega Nord) e che dovrebbe far convergere tutto il gruppo del Pd in Senato verso un'intesa sul testo base, che proprio Finocchiaro e Calderoli presenteranno il 6 maggio (e non domani com'era inizialmente) in commissione Affari costituzionali sulla riforma costituzionale del Senato e del Titolo V. Resta ancora da definire come si procederà concretamente: se saranno, cioè, i consiglieri regionali a nominare i senatori oppure se lo faranno i partiti. Il dato di partenza è che, comunque vada, i nuovi senatori non avranno indennità dallo Stato ma solo dalle Regioni. Questo vuol dire che il testo base della riforma costituzionale ricalcherà quello del governo, presentato dal ministro Boschi.

"Fare veloci è l'unico modo per dare un segnale di credibilità in Europa - ha ribadito il presidente del Consiglio - faremo tutti gli sforzi fino all'ultimo giorno per trovare un punto comune, altrimenti sono pronto a fare un passo indietro. A tutti i costi io non ci sto, o così o vado a casa".

"La proposta di riforma costituzionale può avere dei limiti ma non accetto che si dica che è una riforma autoritaria. La mia proposta è in continuità con la proposta dell'Ulivo e della campagna elettorale di Bersani", ha aggiunto poi il premier.

"Le riforme sono vittorie straordinarie - ha continuato il presidente del Consiglio - L'Italicum introduce per la prima volta il ballottaggio che fa chiarezza".

"Tenere dentro Forza Italia (nel patto sulle riforme, ndr) è doveroso, vuol dire agli italiani che non ci stiamo scrivendo le regole da soli", ha detto ancora Renzi definendo però "inaccettabili" le affermazioni di Berlusconi sui tedeschi: "Mando un saluto affettuoso al presidente Napolitano", ha sottolineato il premier esprimendo poi "forte preoccupazione" per le "parole di Berlusconi sui lager ma anche di Grillo sulla Shoah. Sono inaccettabili". Tuttavia l'ex cavaliere non va sottovalutato: "Guai" a lasciarsi andare "a risolini  sui cani e i gatti".

Renzi durante la riunione con i senatori non ha parlato solo di riforme, ma anche come ovvio della campagna elettorale: "I sondaggi ci danno avanti ma io ho detto ai miei che, se li vedo ancora guardare i sondaggi, li meno. Dobbiamo fare la campagna elettorale non nelle stanze istituzionali ma tra la gente a sentire cosa hanno da dirci".

A conferma che il dissidio interno al Pd è sulla via della ricomposizione, arrivano le parole del senatore bersaniano Francesco Russo: "Le posizioni si sono avvicinate: si va verso un senato con competenze importanti, un senato delle autonomie". Parole confermate anche dal vicesegretario dem Lorenzo Guerini: "Mi pare che si possa andare verso una prospettiva di elezione indiretta" dei senatori e "costruire una larga condivisione su questo". Il capogruppo Luigi Zanda confida che la la commissione possa approvare il testo, in prima lettura, entro il 25 maggio, mentre la lettura dell'Aula dopo le elezioni europee".

Soddisfatto anche Vannino Chiti, il senatore Pd che aveva presentato un disegno di legge alternativo su molti punti a quello del governo, che sottolinea: "C'è stato un avvicinamento, resta da approfondire il nodo dell'eleggibilità. Affidare alle singole regioni la modalità di selezione non mi pare regga dal punto di vista costituzionale".

E il senatore Stefano Esposito ha regalato al premier una spilla del "tacchino felice".

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