I dati eleborati dalla Cgia dicono che negli ultimi cinque anni hanno chiuso i battenti 75.500 artigiani: di queste poco meno di 12mila operavano nel nord est. I settori più colpiti sono stati le costruzioni e i trasporti.
repubblica.it
MILANO
- Se nel primo trimestre di quest'anno si registra qualche timido
segnale di ripresa, la situazione maturata in questi ultimi cinque anni
di crisi economica è stata drammatica: l'Italia ha perso 75.500 imprese
artigiane. Di queste, poco meno di 12.000 operavano nel "ricco" nord
est. I numeri, dice la Cgia di Mestre, fotografano "una situazione
pesantissima che consente di dire che l'artigianato è stato il comparto
più colpito dalla recessione che si è abbattuta in questi anni nel
Paese". Le costruzioni, i trasporti e il manifatturiero (metalmeccanica,
tessile, abbigliamento e calzature) sono stati i settori che hanno
segnato le performance più negative.
"Drastica riduzione dei consumi delle famiglie, forte aumento sia delle tasse sia del peso della burocrazia e la restrizione del credito - segnala Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia - sono tra le cause che hanno costretto moltissimi artigiani a gettare la spugna. Non potendo contare su nessun ammortizzatore sociale, dopo la chiusura dell'attività moltissimi artigiani non hanno trovato nessun altro impiego e sono andati ad ingrossare il numero dei senza lavoro, portandosi appresso i debiti accumulati in questi anni e un futuro tutto da inventare".
"Drastica riduzione dei consumi delle famiglie, forte aumento sia delle tasse sia del peso della burocrazia e la restrizione del credito - segnala Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia - sono tra le cause che hanno costretto moltissimi artigiani a gettare la spugna. Non potendo contare su nessun ammortizzatore sociale, dopo la chiusura dell'attività moltissimi artigiani non hanno trovato nessun altro impiego e sono andati ad ingrossare il numero dei senza lavoro, portandosi appresso i debiti accumulati in questi anni e un futuro tutto da inventare".
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