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29 / 4 / 2014
Inizia il conto alla rovescia: a pochi giorni dal 1 Maggio le dichiarazioni del EGM (Direzione generale della Sicurezza) annunciano misure di prevenzione per impedire raduni a piazza Taksim.
40.000 poliziotti e 50 toma (cannoni ad acqua): questi i numeri messi in campo dal primo ministro Erdogan nella sola Istanbul.
Mentre le dichiarazioni dell' establishment del Sultano si susseguono in modo frenetico, la popolazione turca non indietreggia di un centimetro.
Cortei e manifestazioni in 33 città.
Tutta la Turchia si prepara: partiti politici, Ong, sindacati, ordini professionali, associazioni studentesche e il movimento, dalle recenti occupazioni ai 18 forum nati in Gezi Park, dalle fabbriche occupate agli ultras del calcio, al mondo dello spettacolo, come conferma nell'intervista alla Carovana l'attrice Demirel Fusun.
Dopo l' avvertimento della settimana scorsa col quale Tayyp ha ribadito il veto assoluto di piazza Taksim a chiunque, comprese Ong e sindacati dicendo "Non abbiate nessuna speranza", le dichiarazioni continuano: il Vice Primo Ministro Bülent Arinc annuncia in modo molto chiaro che “non permetteremo nessun tipo di celebrazione della festa dei lavoratori" ed ancora "...non ci sarà tolleranza nei confronti delle grandi folle...non importa cosa, la polizia interverrà."
Le proteste iniziate lo scorso giugno e seguite dalle inchieste di corruzione che hanno visto protagoniste le figure politiche più vicine ad Erdogan da un lato e le recenti elezioni amministrative e la forte repressione (sia legale che fisica) dall'altro, dipingono un panorama caratterizzato da rabbia e determinazione.
Una dura risposta dunque dal partito Ak che, dopo aver ottenuto la vittoria alle recenti elezioni, si sente legittimato a dimostrare tutta la sua forza e il suo potere.
Le forze dell'ordine dichiarano nel frattempo di aver predisposto un trasferimento di agenti da altre province per l'occasione; misure ad hoc dunque che prevedono l'utilizzo di caschi con telecamere (le cui immagini saranno istantaneamente mandate alla stazione di polizia) e l'utilizzo di proiettili di vernice colorata per meglio individuare i facinorosi. "Un utilizzo maggiore di bombe sonore e di idranti" dice la Direzione Generale della Sicurezza "ci aiuterà a diminuire l' utilizzo di gas cs ".
E se da un lato la preoccupazione aumenta (vedi il sindaco di Ankara Melih Gökçek che dichiara in una intervista di aver timore per le provocazioni di strutture parallele alla polizia, non istruite, che piuttosto che prevenire sono causa di maggiori conflitti con i manifestanti) dall'altro la risposta è ferma e decisa.
"Diren Taksim, diren liredim" questo lo slogan che riecheggia all'unisono.
Tutte e tutti pronti a scendere in strada per riprendersi il diritto alla città, per riprendersi Piazza Taksim.
Una piazza da sempre simbolo di libertà.
Un'agorà da sempre crocevia di esperienze di lotta e di riappropriazione di diritti, oggi nuovamente “Il luogo proibito” per eccellenza.
Libertà e partecipazione contro repressione e condivisione; redistribuzione delle ricchezze contro speculazione e privatizzazione, resistenza contro gentrificazione.
Questi i cromosomi del dna del manifestante che è pronto a mettere il proprio corpo in gioco. Caratteristiche decisamente diffuse e comuni nelle piccole sokak (strade) del Paese.
La composizione eterogenea ci impedisce dunque di tratteggiarne i caratteri e di individuarne il fenotipo.
Uomini e donne, grandi e piccini, studenti ed operai, lavoratori e disoccupati, ed ancora turchi e curdi e armeni, musulmani, laici e aleviti... le divergenze si appianano, le differenze si superano e la complicità si insinua, la determinazione si acutizza, la consapevolezza aumenta e la rabbia esplode.
E nonostante il tentativo di censurare twitter e l'ancora attuale blocco di youtube, l'uccellino non smetterà di cantare.
Il suo cinguettio continuerà a raccontare, diffondere e divulgare quella che sembra una piazza dalla quale sappiamo già cosa aspettarci.
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