Dopo la manifestazione del 12 aprile
assistiamo a molteplici esercitazioni di scrittura e di condanna, sia
dagli scranni di governo che dalle pagine dei giornali. Eminenti
ministri ed editorialisti di fama fanno a gara nel chiedere mano dura e tolleranza zero verso le mobilitazioni di questi giorni.
Nel fare questo, cancellano sistematicamente contenuti e
caratteristiche di una composizione sociale precaria che nell'esprimere
dissenso e reclamare diritti assume pratiche rabbiose e fortemente
conflittuali.
Paolo Di Vetta Attivista dei Blocchi Precari Metropolitani di Roma, abitarenellacrisi.org
Si disquisisce sui comportamenti di piazza e si oscura la quotidiana reale violenza scaricata sulle vite di milioni di uomini e donne senza lavoro,
senza casa e con la dignità ormai appesa ad un filo. I provvedimenti
sulla riforma del lavoro e sulla casa non sono emendabili, vanno
cancellati e rispediti al mittente poiché seppelliscono definitivamente
il welfare di prossimità, annullano l'ultima flebile mediazione
possibile, dichiarano guerra ai movimenti e a quanti provano a
ribellarsi allo stato di cose attuali.
L'odioso articolo 5 del decreto fortemente voluto da Lupi è una sorta
di avviso ai naviganti (agli occupanti), cioè a tutte quelle persone
che non vengono prese in considerazione dal provvedimento impropriamente
denominato "per l'emergenza abitativa". Milioni di precari o senza
reddito che fino ad oggi hanno trovato un tetto solo attraverso pratiche
di riappropriazione collettive e individuali. Per questi la minaccia è
chiara e l'intolleranza massima. Negare la residenza e gli allacci
idrici ed elettrici è una vera barbarie ed una rappresaglia che lascia
morti sul campo diritti primari insopprimibili. A proposito di violenze.
La salvaguardia del diritto proprietario e la santificazione del
lavoro precario come unica opportunità di reddito aprono una stagione
dove diritti e democrazia vengono definitivamente calpestati. Si avvia
così un processo di trasformazione profonda della società, da una parte
coloro che possono garantire solvibilità e dall'altra quelli che non ci
arrivano e non ce la fanno. Le risorse d'altra parte vengono destinate a grandi opere come il TAV e grandi eventi come l'EXPO,
immolando così i territori al cemento e alla precarietà.
Un'impostazione fortemente ideologica che serve per smantellare gli
ultimi residui di tutele sociali esistenti e gli ultimi spazi di
mediazione con le amministrazioni locali.
La crescita dei movimenti territoriali, per il diritto all'abitare,
contro il consumo di suolo, l'austerity e la precarietà viene vissuta
dal governo Renzi come una calamità e l'ipotesi che il disagio sociale
possa aggregarsi intorno ad esperienze radicali autonome ed indipendenti
dalle forze politiche, e in grado di praticare relazioni con il
sindacalismo conflittuale, spaventa molto. Per questo il prefetto di
Roma Pecoraro prima e il ministro
Alfano poi hanno sentito la necessità di esternare violentemente la
propria contrarietà alla libertà di movimento per i cortei, soprattutto
romani. Il sostegno di firme importanti ha poi fatto il resto.
Queste affermazioni faziose e preoccupate arrivano proprio mentre l'Istat afferma che ci sono più di un milione di persone senza reddito,
poi ci sono gli incapienti e poi i poveri. Che dire del 12 aprile
allora? Se tutti questi fossero scesi in piazza lo avrebbero fatto
chiedendo per favore ciò che non hanno?
Un poco di onestà intellettuale insomma, se si ha paura che la rabbia
sociale non offra più spazi di rappresentabilità e di mediazione si
parli di questo. La percezione che il timore sia direttamente
proporzionale alla conoscenza di una crisi sociale profonda ci appare
evidente e chi governa ha sicuramente coscienza di questo, come le forze
dell'ordine e probabilmente gli organi di stampa. Parlare di regolamentare il diritto di manifestare
come si è fatto per il diritto di sciopero la dice lunga. Laddove il
blocco stradale, l'invasione di un edificio o di un terreno equivale
alla forma classica dello sciopero, questa va limitata, contenuta,
repressa.
Questo ricatto ha bisogno di soggetti complici e disponibili a
cogestire, così come è accaduto nei posti di lavoro. Ma sulla strada
questo non sarà possibile. A presto vederci.
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venerdì 25 aprile 2014
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