venerdì 20 dicembre 2013

Contratto sessuale, la Casta tocca il fondo

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Non c’è più incredulità, ed è questo che alla fine fa più paura. La vicenda dell’assessore regionale abruzzese (del Pdl) che impone alla segretaria una prestazione sessuale settimanale come elemento accessorio della retribuzione ci conduce nello sconforto, ma quasi non ci stupisce. Siamo davanti alla disperata certezza di non aver toccato ancora il fondo, che anzi il fondo non esiste e non c’è più un limite al contegno pubblico, una misura massima persino nella depravazione. Siamo in presenza di un vero e proprio codice del crimine (l’assessore è stato arrestato per tangenti) ed esiste purtroppo anche una alterazione psicologica del comportamento pubblico che insieme è scempio dell’etica e testimone della idea anarcoide che si è fatta strada.
Non c’è crisi economica che tenga. O elettore, partito, giudice a cui rendere conto. Ciascuno tira la carretta come può e arraffa come sa. Perché siamo giunti a questo punto? Aver prodotto cinque livelli concorrenti e sovrapposti di governo (Europa, governo centrale, Regioni, Province, Comuni) e una serie interminabile di enti collaterali, ha procurato a migliaia di cialtroni (temiamo siano la maggioranza) l’opportunità di avere accesso – grazie alla politica – a una postazione di comando. E non è certo un caso che l’orrido si annidi dove il bancomat pubblico è più ricco e disponibile.

Le Regioni sono oramai un florilegio di mostri viventi. Qui siamo al livello di devianza compulsiva, quotidiana, di dettaglio. Il presidente del Piemonte Cota acquista le mutande verdi, gli emiliani si dirigono sulla Nutella, i laziali alla Fiorito si abbuffano, tra le altre ruberie, di quintali di fettuccine. E poi, riassunto delle puntate precedenti: il ricevimento per le nozze della figliola, i regalini per mogli e fidanzate, le auto e le case. Tribù da sfamare. Una cloaca. Non è un caso che il debito pubblico sia raddoppiato da quando le Regioni hanno preso vita. Davanti a questa storia oramai distintamente criminale, il Parlamento non ha impegnato una sola giornata del suo tempo a interrogarsi se magari non sia più utile e giusto ripulire questi luoghi della vergogna e dello spreco (ora anche della violenza fisica) e restituire un minimo di onore alla classe dirigente e un po ’ di speranza al Paese.
Il Fatto Quotidiano, 20 dicembre 2013

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