Il conflitto sociale irrompe nella Germania della Grosse Koalition: un'altra Europa è davvero possibile
22 / 12 / 2013
Duri scontri tra manifestanti e polizia sono scoppiati nel pomeriggio di sabato, 21 dicembre, nel centro di Amburgo, quando i reparti mobili hanno attaccato senza alcun preavviso le prime file del corteo che si era concentrato davanti alla Rote Flora.
Quasi ottomila persone si erano trovate a partire dalle 15 nello spazio antistante il Centro autonomo della città anseatica, la seconda per importanza della Germania, per una manifestazione internazionale le cui parole d'ordine erano "La città appartiene a tutti: i rifugiati, le case Esso e la Rote Flora devono restare!".
In un'unica piattaforma di lotta trovavano così convergenza tre questioni di scottante attualità: la condizione degli oltre trecento richiedenti asilo di origine africana che, dopo aver attraversato il Mediterraneo e l'inferno di Lampedusa, hanno raggiunto il nord della Germania e occupato un'edificio religioso proprio ad Amburgo; la situazione dei centodieci appartamenti che si trovano nel quartiere di St. Pauli e che dovrebbero essere abbattuti per un intervento di ristrutturazione urbana; il futuro della Rote Flora, lo spazio sociale occupato nel quartiere di Schanze, a rischio di vendita sul mercato da parte dell'attuale proprietario e, potenzialmente, di sgombero.
Tutte e tre le battaglie hanno assunto, nella Repubblica federale e all'indomani dell'insediamento del nuovo governo di Grosse Koalition, una straordinaria valenza, al tempo stesso reale e simbolica: la lotta dei rifugiati di "Lampedusa in Hamburg" è - insieme all'acampada sulla Oranienplatz a Berlino - la punta avanzata del movimento per i diritti di cittadinanza e contro le politiche della Fortezza Europa, che ha per protagonisti migliaia di migranti in tutte le principali città tedesche; l'abbattimento delle "Esso-Häuser" è diventato l'esempio di tutti i progetti di speculazione immobiliare che, guidati dalle logiche parassitarie della finanziarizzazione, stanno contribuendo ai processi di "gentrification" dei quartieri storici delle metropoli; la Rote Flora, infine, un teatro costruito nel 1888 e occupato nel novembre del 1989, è stato ed è uno dei più vitali centri sociali autogestiti, cuore delle iniziative contro il G.8 di Rostock nel 2007 e riferimento di tutto il movimento autonomo.
Proprio qui, nel momento in cui il corteo di sabato ha cominciato a muoversi lungo il percorso autorizzato, sono partite le prime cariche della polizia: prima colpi di manganelli e tirapugni sui primi cordoni, poi a supporto l'impiego dei camion idranti, in una escalation di aggressioni. A quel punto i manifestanti hanno cominciato a difendersi col lancio di bottiglie, pietre, torce e fuochi d'artificio. E' apparsa subito chiara l'intenzione dei responsabili delle Forze dell'ordine di non permettere al corteo, autorizzato, di lasciare il quartiere di Schanze e dopo la prima mezz'ora di duro confronto, hanno annunciato che la manifestazione doveva sciogliersi.
Così, dalle ultime file, centinaia di manifestanti hanno iniziato a dirigersi verso la "city" di Amburgo, in quella zona che era stata dichiarata vietata alle dimostrazioni nei giorni scorsi ed era presidiata da circa duemila agenti. Qui la giornata si è trasformata in una manifestazione spontanea contro le politiche del Senato anseatico, il governo della città-Stato guidato dai socialdemocratici dell'SPD. Sullo Schulterblatt si sono verificati allora nuovi scontri durati almeno un'ora, manganellate e impiego di spray al peperoncino da parte della polizia, da una parte, qualche barricata in fiamme, lancio di pietre e bottiglie, dall'altra, con diverse decine di feriti su entrambi i versanti. Il corteo ha poi potuto, verso le 16.30, riprendere brevemente il suo percorso concludendosi allo Pferdemarkt.
Fonti della polizia hanno cercato di giustificare l'atteggiamento di piazza particolarmente aggressivo, sulla base di quanto era accaduto venerdì sera, quando trecento persone a volto coperto, dopo la partita casalinga dell'FC St.Pauli (la cui tifoseria è fortemente impegnata della battaglia a sostegno dei profughi di Lampedusa), avevano attaccato con pietre e fuochi d'artificio il presidio di polizia della Davidwache nei pressi della Reeperbahn al grido di "fuoco e fiamme per i responsabili delle deportazioni!". Almeno quattro auto di pattuglia erano state distrutte e quattro persone erano state fermate.
Dopo le iniziative di Blockupy nel maggio-giugno scorso a Francoforte, dopo le grandi manifestazioni dell'ultimo mese a sostegno dei rifugiati, dopo gli scioperi nei magazzini di Amazon e i blocchi nei centri commerciali di H&M a Berlino le scorse settimane contro la precarizzazione del lavoro nella grande distribuzione, la cronaca di sabato pomeriggio ad Amburgo ci restituisce l'immagine di un panorama sociale tedesco tutt'altro che pacificato di fronte al nuovo governo CDU-CSU-SPD guidato dalla cancelliera Merkel. E la rottura della pace sociale nella Germania che guida le politiche di austerity della Troika è oggi la premessa indispensabile a qualsiasi ipotesi di movimento costituente per un radicale cambiamento in Europa.
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