Il segretario del Pd sostiene gli attacchi di Faraone: "Era solo uno sfogo. Ma lui ha detto quello che pensa il 99% degli italiani". Rimpasto? "Quella parola mi fa senso. Io ho il problema opposto perché Delrio ogni tanto mi dice che vorrebbe lasciare: non ho interesse a mettere perdine e scambiare caselle: chiedo solo che si cambino stile e velocità nel governo".
L’idea è di continuare a sostenere il governo a condizione che faccia quel che deve. Però “potevano risparmiarsi e risparmiarci tante cose. E la faccenda della nomina da parte di Alfano di diciassette nuovi prefetti è soltanto la ciliegina sulla torta”. Di “rimpasto” il sindaco di Firenze non vuole sentir parlare, “quella parola, intendo rimpasto, non l’ho mai pronunciata e mai la pronuncerò”. Tanto più, aggiunge, che “io fatico a tenere Delrio al governo, perché ogni tanto mi dice che vorrebbe lasciare: è quello il mio problema”, “non ho alcun interesse a mettere pedine e scambiare caselle: chiedo solo che si cambino stile e velocità nel governo”. Quello di Faraone, spiega, è stato uno “sfogo di pancia”. “Non è una dichiarazione di guerra – continua – perché le dichiarazioni di guerra le faccio io, mettendoci la faccia. Però Faraone ha detto quel che pensa il 99% degli italiani. E nel merito è difficile dargli torto… Un po’ di tempo fa Enrico mi ha spiegato che i provvedimenti che il governo avrebbe varato a fine anno erano frutto di un lungo lavoro preparatorio, che ne aveva parlato con Epifani e i partner di maggioranza … Mi chiese, insomma, di non ostacolarli: e io non ho disturbato. Ma potevano risparmiarsi e risparmiarci tante cose”.
Sulla legge elettorale prepara una nuova offensiva, anche nei confronti di Grillo e Berlusconi: “Vediamo cosa risponderanno gli uni e gli altri ma io con loro ci parlo e ci parlerò”. Il voto subito? “Sapesse quanti mi dicono ‘Matteo bisogna andare subito al voto’ e io rispondo calma ragazzi, calma. Bisogna tener fede a quando detto: se Letta fa, va avanti. E continuo ostinatamente a credere che sia possibile. Certo, se si fanno marchette e si passa dalle larghe intese all’assalto alla diligenza, non va bene. E per fortuna che stavolta non l’ho detto io: visto che il primo critico, in questa occasione, è stato il capo dello Stato. E certo non si può accusare il presidente di essere un nemico del governo Letta”.
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