Nadia Tolokonnikova, una delle leader del gruppo punk-rock russo Pussy Riot, è stata appena rilasciata grazie all'amnistia decisa dal presidente russo Putin. Era stata arrestata nel marzo 2012, insieme ad altre due componenti del gruppo, in seguito a una protesta contro la rielezione di Putin messa in scena all’interno della cattedrale di Cristo Salvatore di Mosca. Sul numero di MicroMega in edicola è pubblicato uno straordinario carteggio tra la Tolokonnikova e il filosofo sloveno Slavoj Zizek, scritto quando ancora la dissidente russa si trovava in carcere. Ne pubblichiamo qui alcuni stralci tratti dalle prime due lettere.
Cara Nadežda,
mi auguro sinceramente che lei abbia potuto organizzare la sua vita in carcere attorno ad alcuni piccoli rituali suscettibili di rendere la sua permanenza lì dentro per lo meno tollerabile, e che abbia abbastanza tempo per leggere. La sua triste situazione mi suggerisce le riflessioni che seguono.
Per quale motivo le performance delle Pussy Riot suscitano delle reazioni così violente, in Russia come in altri paesi? I media occidentali sono divisi: fintanto che vedevano in voi una nuova forma di contestazione liberal-democratica contro lo Stato autoritario, prendevano le vostre difese. Tuttavia, quando hanno capito che denunciavate anche il capitalismo globalizzato, diversi giornalisti si sono fatti più schivi, e alcuni di loro hanno anche affermato di «comprendere» le ragioni dei vostri detrattori. Ebbene, perché tutto ciò? Semplicemente perché le Pussy Riot espongono alla luce del sole la continuità fra lo stalinismo e il capitalismo mondiale contemporaneo.
(…)
La crisi economica mostra tuttavia che non è il popolo, ma sono gli esperti stessi a brancolare nel buio. In Europa occidentale costatiamo infatti la crescente inettitudine dell’élite al potere, che non è più in grado di governare i rispettivi paesi. Pensi a come l’Europa sta gestendo la crisi greca: fa pressioni su quel paese affinché esso rimborsi il suo debito, ma allo stesso tempo ne distrugge l’economia tramite l’imposizione di misure di austerità che impediscono di fatto il rimborso.
Non stupisce pertanto che voi, le Pussy Riot, siate per noi fonte di disagio: a differenza di coloro che ci governano, riconoscete la vostra ignoranza, non pretendete affatto di avere risposte belle e pronte. Ci aiutate a comprendere che oggi, in Europa, i ciechi guidano i ciechi. Ecco perché è così importante che perseveriate. Così come Hegel credeva di vedere in Napoleone che attraversava Jena a cavallo l’Anima del mondo 2, voi ci fate prendere coscienza del fatto che siamo tutti prigionieri.
Un saluto dal vostro compagno,
Slavoj
23 febbraio 2013
Caro Slavoj,
un giorno, nell’autunno del 2012, quando mi trovavo ancora a Mosca in regime di detenzione temporanea insieme ad altre due attiviste delle Pussy Riot, le ho fatto visita. In sogno, naturalmente.
Si dà il caso che le Pussy Riot facciano parte di questa forza votata alla critica, alla creazione, alla sperimentazione e alla provocazione incessante. Attenendoci alla celebre formula di Nietzsche, siamo i figli di Dioniso che navigano su una botte e non riconoscono alcuna autorità. Siamo parte di questa forza che non dà risposte definitive, né proclama verità assolute. La nostra funzione è unicamente quella di interrogare. Da un lato ci sono gli architetti della stabilità apollinea; dall’altro, i cantori (punk) del dinamismo e del divenire. (…)
Si è a volte tentati di pensare che il terrore tragga origine unicamente dal fondamentalismo. In realtà, quest’ultimo non è che la punta dell’iceberg. È forse il caso di riportare alla mente un caro, vecchio slogan antifascista: «I fascisti uccidono, le autorità li coprono». (…) L’orientamento suscettibile di condurci verso l’intensificazione della violenza viene riprodotto dagli «esperti» che, vicini al potere, si autodefiniscono competenti al fine di prendere questa o quella decisione. Laurie Anderson 9 cantava: «Only an expert can deal with the problem [solo un esperto può trattare questo problema]». Faremmo invece bene a far abbassare la cresta agli esperti e a occuparci in prima persona dei nostri problemi. Lo statuto di esperto, non apre affatto le porte del Regno delle Verità Assolute.
(…) La sensibilità allo spirito del tempo e l’adeguatezza culturale non vanno cercate nei diplomi universitari, né nelle ventiquattr’ore dei funzionari, quanto piuttosto, come si suol dire, «a casaccio». L’umorismo, la buffoneria, l’irriverenza, possono costituire una ricerca della verità. Quest’ultima si presenta sotto tante, diverse sfaccettature, e sono tante anche le persone che la cercano. (...)
Sua,
Nadja
* Pubblicata originariamente sul numero di novembre 2013 di Philosophie magazine, questa corrispondenza fra Slavoj Žižek e Nadežda Tolokonnikova è nata per iniziativa della stessa rivista (edizione francese e tedesca) in collaborazione con il periodico russo The New Times. L’edizione francese del carteggio è stata curata da Michel Eltchaninoff.
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