Settanta anni fa fascisti e nazisti sterminarono un'intera famiglia
di partigiani resistenti. Nessuno deve dimenticare cos'è il fascismo, al
di là dell'anno scritto sul calendario. Con i fascisti, si disse allora
e si deve ripetere ogni giorno, non si parla. Li si contrasta. Sempre.
Punto.
La bipografia dei fratelli Cervi nel ricordo dell'Anpi.
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Non si sa quanto abbia pesato, nella decisione di non cedere, l'influenza che Aldo, il più "politicizzato" dei Cervi, esercitava da anni sui fratelli e sui contadini della zona, ai quali aveva insegnato nuovi sistemi d'irrigazione. Aldo - scrisse Piero Calamandrei - non perdeva occasione per educare se stesso e gli altri. "Quando dopo molti anni di accanita fatica di braccia, la famiglia Cervi poté permettersi il lusso di acquistare un trattore, Aldo andò a prenderlo in consegna a Reggio: e sulla strada che porta a Campegine i vicini lo videro tornare trionfante, al volante della macchina nuova, sulla quale aveva issato, come una bandiera internazionale, un gran mappamondo". Oggi la loro casa di Campegine è stata trasformata in un museo.
La bipografia dei fratelli Cervi nel ricordo dell'Anpi.
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Gelindo (classe 1901), Antenore (1906), Aldo (1909), Ferdinando
(1911), Agostino (1916), Ovidio (1918), Ettore (1921).Tutti nati a
Campegine (Reggio Emilia), tutti fucilati il 28 dicembre 1943 nel
poligono di tiro di Reggio Emilia, tutti Medaglia d'Argento al Valor
Militare alla memoria.
I fratelli Cervi (il maggiore aveva 42 anni, il più giovane 22) e il
patriota Quarto Camurri, con loro ristretto prima nel carcere dei Servi e
poi in quello di San Tomaso, avrebbero forse potuto salvarsi. Dopo la
cattura i Cervi (il padre Alcide, già
in età avanzata, dopo la sparatoria e la resa, decisa per non
coinvolgere le donne e i bambini, era stato separato dai figli) erano
stati a lungo interrogati e seviziati, ma i fascisti non ne avevano
cavato nulla. Ad un certo punto - si racconta - giunsero a dirgli:
"Volete il perdono? Mettetevi nella Guardia Repubblicana". Risposero:
"Crederemmo di sporcarci". Nemmeno i quattro dei Cervi che erano
ammogliati ed avevano figli, compreso Gelindo che ne aveva un altro in
arrivo, cedettero alle lusinghe. Allora li presero e li portarono tutti
al poligono di tiro.Non si sa quanto abbia pesato, nella decisione di non cedere, l'influenza che Aldo, il più "politicizzato" dei Cervi, esercitava da anni sui fratelli e sui contadini della zona, ai quali aveva insegnato nuovi sistemi d'irrigazione. Aldo - scrisse Piero Calamandrei - non perdeva occasione per educare se stesso e gli altri. "Quando dopo molti anni di accanita fatica di braccia, la famiglia Cervi poté permettersi il lusso di acquistare un trattore, Aldo andò a prenderlo in consegna a Reggio: e sulla strada che porta a Campegine i vicini lo videro tornare trionfante, al volante della macchina nuova, sulla quale aveva issato, come una bandiera internazionale, un gran mappamondo". Oggi la loro casa di Campegine è stata trasformata in un museo.
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