da www.leggichefare.it
Leggevo pochi giorni fa sul Corriere questo articolo di Susanna Tamaro, datato 5 dicembre, che prendeva spunto dalla notizia dei tre miliardi sottratti dai dipendenti pubblici allo Stato; un pezzo articolato, intitolato “Statali infedeli e finti poveri. Il patto etico rotto dagli Italiani” che, partendo dal dato di fatto del consistente danno erariale causato da funzionari infedeli, si dipana scagliandosi contro chi si nasconde sotto le ali“mafiosamente protettive dello Stato“, chi ha il posto garantito, chi non paga mai.
Colpita nel fianco scoperto dalle osservazioni della scrittrice, osservazioni scaturite da una passeggiata in bicicletta mentre essa, disgustata, mirava il ciglio deturpato dai rifiuti delle stradine delle campagne umbre, riflettevo, a bordo della mia automobile (mezzo di locomozione tipico della classe politica, per usare le parole della stessa Tamaro), sul dato riportato nell’articolo. “Tre miliardi di danno erariale”, non certo pochi, pensavo dopo aver timbrato lo straordinario mafiosamente elargito dalle casse dello stato. “Chissà se esito della sola denuncia o proprio di condanna della Corte dei Conti”, mi domandavo trafelata tra semafori e traffico correndo per andare a prendere la bambina a scuola, portarla al corso di nuoto, per poi correre in mezzo alla monnezza (che vedo quotidianamente io pure anche se non vado in bicicletta, anzi con la Fiesta a rate, come i ricchi) al colloquio con le maestre. “Chissà quante denunce sono per reati propri e quanti per violazione deldovere di esclusività”, rimuginavo mentre pensavo a cosa cucinare per cena, alla fine di questa faticosa giornata.
Riflettendo sul dato, davvero utile poiché da raffrontar ai primi mesi di vigenza della normativa anticorruzione, ritengo utile, il giorno dopo, cercare la notizia, e se questa appunto raffronti i dati con la normativa previgente, li distingua per Regione o per comparto, li differenzi quali esito di denuncia oppure di sentenza (che, pare, la presunzione di innocenza vale ancora per tutti, e il numero degli effettivamente condannati potrebbe essere ben inferiore, no?).
La notizia, come scopro subito, è riportata dal medesimo Corriere della Sera del 1 dicembre: l’articolo afferma che “la corruzione dei dipendenti pubblici continua a creare una voragine nei conti dello Stato” (assumendo come dato di fatto la corruzione di un’intera categoria di lavoratori, non di coloro che hanno infranto la legge). Il Corriere, da sempre particolarmente critico nei confronti della categoria tanto da dar voce, in un opinabile rispetto della critica appunto, a commenti, mai moderati, apertamente inneggianti all’omicidio delle due lavoratrici della Regione Umbria, parla dell’ultimo rapporto della Guardia di Finanza, riferito ai primi 10 mesi del 2013, e di danni erariali provocati da funzionari e impiegati infedeli fino allo scorso ottobre che “ammontano a 2 miliardi e 22 milioni di euro; quelli per le truffe sono pari a un miliardo e 358 milioni di euro. I dipendenti pubblici denunciati nei primi dieci mesi dell’anno sono stati 5.073, ma numerose indagini sono tuttora in corso”. L’articolo, nelle stesse righe, elenca poi i casi dei falsi poveri (quelli che dichiarano il falso per ottenere agevolazioni di rilievo economico, nell’Isee e nelle autocertificazioni sanitarie, ad esempio) per poi disquisire di falsi invalidi, consulenze inutili, appalti truccati. Non è tuttavia linkato alcun rapporto, nè la data dello stesso, rapporto che invece sarebbe, per gli interrogativi sopra riportati, utilissimo leggere nella sua interezza.
Sul sito della Guardia di Finanza, per primo consultato, non riesco a trovarlo: è riportato il rapporto del 2012 e tutti quelli degli anni precedenti, ma non quello dei primi mesi del 2013; il motore di ricerca interno non offre risultati utili, e nemmeno le pubblicazioni interne, il mensile “Il Finanziere” e le news più recenti.
Decido allora di cercare tramite motore di ricerca: la notizia viene ripresa da alcune testate e molti forum di approfondimento (quelli più avvelenati conditi con le consuete piacevolezze nei confronti di intere categorie di lavoratori tacciati di nullafacenza, parassitismo e destinatari di auspici di licenziamento quando dice bene), ma la caratteristica comune è che tutti gli articoli richiamano (riportandola integralmente o parafrasandola) la notizia del Corriere, citando come fonte il Corriere stesso, come fanno, per dirne solo alcuni, il TGcom , il Messaggero il Gazzettino, Libero quotidiano.
Nessuno cita dove e come ritrovare il rapporto della Guardia di Finanza, tutti riportano la notizia il Corriere della sera (il che sollecita una visione paradisiaca del mestiere di giornalista oggi, ovvero come basti leggere i giornali per scrivere gli articoli).
Ugualmente, altri siti meno conosciuti riportano la notizia, dal blog manuale di lavoro agli aggregatori come inagist, a inossidabili forum come alfemminile, a ne1news. Anche in questo caso, ampie citazioni del Corriere, nessuna riferita al rapporto.
Al Corriere si riferiscono anche penne famose, come Marco Travaglio, che sul Fatto quotidiano, tuttavia, forse perchè riferito anch’esso alla sole fonte “mediata” del Corriere, difetta della consueta meticolosa precisione. Riportando l’articolo del Corriere che a sua volta non riporta il rapporto, l’integerrimo così espone:”oltre 5 mila tra funzionari e impiegati pubblici denunciati per corruzione e truffa (dai falsi poveri ai finti consulenti), che nei primi 10 mesi dell’anno han provocato danni erariali da 2 miliardi e 22 milioni di euro, più truffe per 1 miliardo e 358 milioni“. L’interpretazione del tenore letterale è singolare: i falsi poveri e i finti consulenti sono ricompresi nella categoria dei dipendenti pubblici, che, come noto, non possono dichiarare il falso poichè ai fini ISEE viene richiesta la dichiarazione dei redditi che si basa sul CUD rilasciato direttamente dallo Stato, che detrae e tassa alla fonte, senza possibilità di “scampo”, i suoi lavoratori. Ancora più singolare è ricomprendere nella categoria dei dipendenti pubblici i consulenti, anzi i “finti” i quali tutto sono tranne che dipendenti, bensì gli incaricati esterni, spesso di nomina politica, che ai dipndenti pubblici veri sono normalmente ferocemente invisi poiché assumono le simpatiche caratteristiche di svolgere quando va bene il medesimo lavoro, senza aver mai fatto un concorso e guadagnando spesso più soldi dei dipendenti veri e propri.
A cercare ancora con pazienza certosina, la possibilità di cadere in errore, nella davvero strana irreperibilità del documento, sono altre notizie che qua e là sono correlate alla principale. Ad esempio il Corriere del veneto il 4 dicembre riporta l’esito dell’attività dei primi 10 mesi dell’anno della sola GDF del Veneto, che ha denunciato 157 funzionari per reati contro la PA. Dunque per il Corriere nazionale sono 5073 denunce, per il figliolo del Veneto 157 nel solo Veneto: se mediamente sono 422 denunce per Regione, il Veneto si pone molto al di sotto della media nazionale, la quale ragione ancor di più sollecita l’esigenza di analizzare i dati come riportati dalla stessa Guardia di Finanza nazionale.
Ancora, Termometro politico parla solo di 360 funzionari denunciati alla Corte dei Conti ma esclusivamente per gare truccate.
Numeri importanti, numeri contrastanti, categorie mescolate come se niente fosse, fonti dirette che nessuno si prende la briga di accertare, riportare, verificare, dimostrare, che spesso causano polemiche mediatiche gigantesche, perchè le fonti mancano, difettano sono omesse. Beppe Grillo, ad esempio, sul suo sito affermava nel febbraio 2013 che lo Stato paga 4 milioni di stipendi pubblici (senza link, senza fonte, senza riscontro, in barba a quella sacrosanta esigenza di informazione libera e imparziale che lo stesso movimento sembrava e sembra tutt’ora invocare legittimamente a gran voce).
Eppure il bilancio sociale INPS, pubblicato qui, pag. 3, riporta che i dipendenti pubblici erano 3.104.037 nel 2012. Una milionata di differenza, che potremmo imputare ad una singolare visione per eccesso, se non fosse che nell’articolo i dipendenti vengono assimilati agli evasori fiscali (paragone spericolato…), ai garantiti, a benestanti che non voglio mollare nulla. Il sospetto che il numero calcolato con così palese elasticità si converta nella propaganda che dalle stesse pagine si muove, a ragione, nei confronti dell’informazione, è direttamente conseguenziale.
Io non credo che il rapporto della Guardia di Finanza dei primi 10 mesi del 2013 non esista, non fosse altro perché i vertici istituzionali dell’Arma l’avrebbero smentita.
Tuttavia la ricostruzione, che evidenzia un feroce, ormai ripetuto e tristemente vieto attacco ad una classe di lavoratori, fa emergere l’amarissimo dato della completa indifferenza, da parte di chi fa informazione e di chi muove anche la politica, per la fondatezza, l’esattezza, la completezza, dei dati, e la libera interpretazione degli stessi.
Riflettevo stamattina in macchina, mentre “abusavo” mafiosamente del mio giorno di riposo, utilizzando la mia Fiesta come un politico qualsiasi e rimirando la solita monnezza sul ciglio delle strade trafficate andando a fare la spesa, che quando mi sforzo a trovare le notizie e ad analizzarle con attenzione faccio una cosa normale, ma più vera e trasparente di moltissimi di quelli che scrivono giornalisti e scrittori di oggi, nonostante io non sia pagata per scrivere.
Gli amanuensi di oggi, portati nel mio ufficio, lunedì, chissà se saprebbero fare meglio di me.
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