sabato 28 dicembre 2013

Il muratore di Lampedusa uomo dell'anno dell'Espresso.

Costantino Baratta la mattina del 3 ottobre è uscito in barca. Ha avvistato in mare un gruppo di naufraghi eritrei. E ne ha salvati dodici. Il nostro giornale dedica la copertina a lui e a tutti quelli che, come lui, non si tirano indietro.

Il muratore di Lampedusa 
uomo dell'anno dell'Espresso













Quest'uomo è il personaggio dell'anno. La mattina del 3 ottobre Costantino Baratta, 56 anni, muratore, è uscito in barca dal porto di Lampedusa ed è entrato nella cronaca di una tragedia che ha segnato indelebilmente il 2013. Inginocchiato su un piccolo scafo di cinque metri e mezzo, Costantino ha sollevato dall'acqua 11 ragazzi e una ragazza alla deriva nel mare piatto ricoperto dai riflessi arcobaleno della nafta. Li ha afferrati dai pantaloni per tirarli a bordo come manichini stremati. E quando li ha trovati completamente nudi, si è aggrappato alla loro pelle unta di carburante fino ad adagiarli ai suoi piedi.

Quei 12 profughi eritrei sono stati gli ultimi ripescati vivi dal naufragio del peschereccio che dalla Libia li aveva portati a poche centinaia di metri dalla scogliera di Cala Madonna. Un gesto che ha fermato il bilancio a 153 superstiti e 366 morti: uomini, donne e 16 bambini annegati per aver cercato scampo dal pugno di ferro del presidente Isaias Afewerki, dittatore africano e caro amico del governo italiano.

L'Espresso ha voluto dedicare la copertina dell'anno a Costantino Baratta e con lui a tutti coloro che quella mattina, come tante altre mattine negli ultimi vent'anni, si sono ritrovati in mare: i lampedusani e i profughi, i soccorritori e i naufraghi, sopravvissuti e annegati, salvati e sommersi lungo questa prima linea d'Europa.

Una linea che taglia in due Lampedusa. Di qua gli uomini, le donne, i bimbi nella loro e nostra essenza di esseri umani. Quel sentir comune che ci unisce come individui liberi. Che non fa differenza tra amici o nemici. Connazionali o stranieri. Cittadini o clandestini. Di là le menzogne che regolano le democrazie malate del nostro tempo. Sono le menzogne di cui siamo stati testimoni in questi mesi.

Quando le vittime del naufragio sono state sepolte di nascosto e i funzionari del ministro dell'Interno, Angelino Alfano, hanno organizzato funerali di Stato senza bare. Quando alla commemorazione ufficiale hanno potuto partecipare l'ambasciatore del regime eritreo e gli agenti segreti di Asmara che hanno fotografato tutti i presenti, ministri compresi, grazie a un'incredibile autorizzazione della questura. Quando la Costituzione è quotidianamente violata con la reclusione a Lampedusa, illimitata e senza processo, di profughi che non hanno mai commesso reati.

Quando nel centro di detenzione la dignità umana viene offesa dalla fallimentare gestione della prefettura di Agrigento e della cooperativa "Lampedusa accoglienza" che di accogliente non ha proprio nulla. Basta riguardare le fotografie dei bambini messi a dormire sotto gli alberi tra gli escrementi dei cani randagi, come ha denunciato "l'Espresso" due mesi fa.

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