giovedì 26 dicembre 2013

Agenda digitale a rischio: no della Coesione territoriale all'uso dei fondi europei per la banda larga.

Agenda digitale a rischio: no della Coesione territoriale all'uso dei fondi europei per la banda largaLo stop nella bozza della programmazione dei fondi strutturali europei 2014-2020, presentate alla Presidenza del Consiglio. Sambuco: "Innovazione necessaria, il Governo remi nella stessa direzione"  
repubblica.it di ALESSANDRO LONGO

 È in bilico il futuro dei piani per portare la banda larghissima a tutti gli italiani e in generale la sorte dell’Agenda digitale, perché il ministero per la Coesione territoriale non intende assegnare a questi temi i nuovi fondi europei per lo sviluppo (80 miliardi di euro). È una volontà impressa nero su bianco nella bozza della programmazione dei fondi strutturali europei 2014-2020, presentate a dicembre alla Presidenza del Consiglio. È una brutta notizia, per lo sviluppo digitale dell’Italia, che arriva proprio nei giorni in cui invece si moltiplicano i bandi di gara fatti con i fondi europei finora stanziati.

Il ministero dello Sviluppo economico ha avviato la scorsa settimana la gara per estendere la banda ultra larga (da 30 Megabit) a oltre 1 milione di persone in Calabria, con 65 milioni di fondi pubblici. A gennaio sarà la volta della Puglia, con 58 milioni. Già assegnate, invece, le gare per la banda ultra larga in Campania (122 milioni, vinta da Telecom Italia) e in Molise (Fastweb). Significa che entro il 2015 il 32 per cento delle case campane avrà almeno 30 Megabit, grazie alle reti fatte dagli operatori privati con i propri piani commerciali e con i fondi europei. Nei prossimi mesi seguiranno, a ruota, le altre regioni meridionali. L’altro obiettivo, per cui ci sono già risorse stanziate, è coprire con banda larga (ad almeno 2 Megabit reali) tutta la popolazione italiana entro il 2014. Adesso ne sono esclusi circa 2 milioni. Le ultime gare per questo scopo sono state assegnate in Marche e Liguria. Vinte - per la prima volta - da un operatore diverso dai soliti nomi: Ngi, con tecnologia wireless di tipo WiMax. Il ministero stima che a fine 2014 resteranno solo 300 mila persone non raggiunte da tecnologie banda larga terrestre e che dovranno quindi affidarsi a connessioni internet satellitari.

Ad oggi il ministero ha disponibili 353 milioni di euro per la banda larga (eliminazione del digitale divide) e 383 milioni di euro per quella ultra larga. Sono incentivi agli operatori che svilupperanno reti nelle zone prive di interesse commerciale e che comunque dovranno investirvi anche risorse proprie (almeno il 30 per cento del totale). Tra fondi pubblici e contributo privato obbligatorio, quindi, sono in ballo circa un miliardo di euro per le gare per la banda larga e la banda ultra larga.

Tutto questo è stato possibile quindi, quasi totalmente, con i fondi europei della precedente programmazione 2007-2013. Il problema è che i fondi non coprono due cose, molto importanti: la banda ultra larga al Centro Nord (le gare previste sono solo per il Sud) e i progetti dell’Agenda digitale: servizi per l’identità digitale del cittadino, l’anagrafe centralizzata, la fatturazione elettronica, nuovi datacenter della PA.  In generale tutto ciò che servirebbe a modernizzare l’Italia nel segno del digitale, secondo un piano che già subisce notevoli ritardi sulla tabella di marcia.

Ecco perché, per ciò che manca, sarebbero fondamentali i nuovi fondi europei che l’Italia si aggiudicherà nei prossimi mesi. E che sono sostanzialmente costituiti da Horizon 2020. "Serve un piano nazionale che assegni i nuovi fondi alle infrastrutture digitali, per la banda ultra larga e i servizi dell’Agenda digitale. E per questo obiettivo è necessario che tutti nel Governo remino nella stessa direzione. Purtroppo non sta succedendo", dice a Repubblica.it Roberto Sambuco, capo dipartimento comunicazioni al ministero dello Sviluppo economico. Nella bozza della programmazione dei Fondi strutturali 2014-2020, elaborata dal dipartimento sviluppo e coesione presso Ministro per la Coesione territoriale, non c’è traccia di assegnazione di fondi europei alle
infrastrutture digitali. "Anzi, per questi temi prevede che siano utilizzati solo fondi nazionali sviluppo e coesione, che però in Italia sono sempre stati effimeri: disponibili sulla carta e difficili da ottenere nella realtà", continua Sambuco. Fa fede l’esperienza degli 800 milioni di euro spariti, per la banda larga, durante l’ultimo Governo Berlusconi. Si tratta di una bozza, appunto, e quindi la programmazione non è ancora definitiva. Adesso dipenderà dal braccio di ferro istituzionale se anche le infrastrutture digitali potranno avere il necessario sostegno dei fondi europei per svilupparsi. Sorte auspicabile, dato che le riforme dell’Agenda digitale valgono un miliardo di euro al mese, risparmiabili dallo Stato, secondo stime degli Osservatori Ict del Politecnico di
Milano.

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