Qualche giorno fa in un post titolato Francia in rivolta, Italia rivoltante
ho messo l’accento sulla differenza tra la reazione delle massi
popolari francesi di fronte alle nuovo sistema pensionistico messo a
punto da Macron e l’acquiescenza italiana dove tutto è passato senza
alcuna protesta generale o al massimo lamentazioni corporative e dove
addirittura si è investiti da sempre nuove incarnazioni, l’ultima quella
ittica, della “marcia dei quarantamila” a favore del padronato e delle
sue logiche.
ilsimplicissimus2.com
Ma questo fornisce l’occasione di parlare più
approfonditamente della riforma delle pensioni francesi che sta
provocando una jacquerie generalizzata perché essa mostra in maniera
semplice e lampante quale sia la direzione del sistema neoliberista che
ha parassitato l’Europa, rendendo sempre più ricca la parte di
popolazione benestante e impoverendo tutti gli altri.
L’elemento
centrale di questa riforma è l’apertura totale al sistema privatistico
che a causa dei suoi costi è accessibile solo a partire dai livelli alti
di retribuzione per i quali del resto la contribuzione alternativa
diventa obbligatoria se si vuole percepire una pensione che ha qualche
relazione, sia pure lontana con i guadagni percepiti durante la vita
lavorativa.
La differenza che abbiamo in partenza si accentua ancora di più se si
pensa che chi già guadagna molto potrà detrarre l’ammontare dei
contributi dalle tasse e inoltre la sua futura pensione sarà per il 70%
esentasse, creando una netta differenza di trattamento colpendo meno i
più ricchi e tartassando i più poveri. Ma non basta perché sui
contributi obbligatori al servizio pensionistico nazionale ci sarà uno
sconto sempre più forte e che dai 120 mila euro lordi in su arriva al 30
per cento, diviso nella proporzione del 40 e del 60 per cento tra il
dirigente e l’azienda per la quale lavora.
Sebbene anche in Francia
l’evasione fiscale sia uno sport nazionale, non c’è paragone con
l’Italia quindi i redditi alti sono molti di più che da noi con la
conseguenza che il servizio previdenziale nazionale perderà circa 7
miliardi l’anno di contributi ( di questi 4,2 miliardi entreranno
direttamente nelle tasche degli azionisti sotto forma di maggiori utili
esentasse ) che naturalmente dovranno pagare i poveracci che non possono
permettersi la previdenza privata.
Si tratta di una cifra enorme che si
tradurrà o in aumento dei contributi per i bassi redditi cosa
praticamente automatica nel sistema francese o in diminuzione delle
pensioni pubbliche oppure indirettamente in tagli del welfare a causa
dell’allarme deficit.
A questo va aggiunta l’eliminazione di un altro
tipo si contribuzione, ovvero quella che sostiene la solidarietà sociale
riguardo alla maternità e alla disoccupazione facendo mancare altri 3
miliardi. Insomma si tratta di una riforma che toglie ai poveri per dare
ai ricchi, in una maniera così scoperta da essere persino rivoltante.
Tuttavia il governo e l’informazione, ormai tutta in mano a un pugno
di miliardari dicono che far defilare i dirigenti dal sistema nazionale è
una misura di “giustizia sociale”, pensando di prendere per il naso i
cittadini, mentre la cifra che viene a mancare nelle casse pubbliche è
di molte volte superiore a quella eventualmente risparmiata,
Si tratta
di un perfetto esempio di manipolazione informativa con cui il sistema
cerca di confondere la gente.
Come si vede dalle manifestazioni in
Francia non ci sono granché riusciti tanto più che si è arrivati alle
dimissioni del commissario alla riforma delle pensioni (nonché suo
ideatore) Jean-Paul Delevoye in parte a causa dei suoi conflitti di
interesse e di evasione fiscale visto che si è “dimenticato” di ben 13
incarichi di consulenza presso quelle stesse assicurazioni che
dovrebbero fornire le pensioni private.
Si tratta dell’esempio
personificato dell’inganno insito nella sua riforma, la spia della
mentalità che ad essa sottende e anche dell’ottusità onnivora da cui
nasce. Secondo alcuni della sua stessa parte politica Delevoye non
avrebbe capito la sua stessa riforma che evidentemente gli è stata
dettata dai suoi datori di lavoro alternativi.
Anzi questa è una
certezza avendo egli rinunciato ai suoi emolumenti parlamentari ( in
Francia c’è l’incompatibilità con incarichi esterni) in favore del ben
più alto compenso fornitogli dall’ Istituto Parallaxe, creatura del
mondo assicurativo e dalle sue tentacolari consulenze.
La riforma nasce
insomma ad immagine e somiglianza di un mondo che predica etica e merito
solo per gli sfruttati.
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mercoledì 18 dicembre 2019
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