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L’idea arriva da The Eyes Republic, realtà di Longarone che riunisce piccoli produttori e designer di occhiali e accessori e che ha scelto di sviluppare e lavorare solo materiali biocompatibili nel rispetto delle persone e dell’ambiente, una scelta che li ha portati a ricercare e sviluppare negli anni una serie di plastiche designate come “Fashionable Biopolymers” (Biopolimeri per la moda) che sono biocompatibili, biodegradabili, biocompostabili e soprattutto proveniente da fonti esclusivamente organiche e rinnovabili.
La bioplastica trasparente e le montature derivate, già ribattezzate cannaplastica e cann-occhiali, saranno presentati al Mido e ad altre fiere in primavera.
La nuova bioplastica di canapa e le sue applicazioni
Tra i materiali utilizzati fino ad oggi: “La nuova bioplastica derivata dalla canapa alpina si presenta come la più promettente e versatile dal punto di vista dell’utilizzo e del rendimento”, anche dal punto di vista ambientale, visto l’alto quantitativo di CO2 tolto dall’atmosfera durante le varie fasi della produzione.Il nome tecnico del prodotto è monoacetato di cellulosa ed è stato ottenuto tramite 3 differenti lavorazioni meccaniche e un passaggio biochimico, ma, come fanno notare dall’azienda, “senza utilizzare sostanze come pfas o pfos, pfoa, ftalati, esteri, vinili, cloruri, fluoruri e le altre componenti tossiche che abbondano in tutte le plastiche cosiddette indossabili”.
Riguardo le possibili applicazioni dall’azienda spiegano che: “vanno oltre l’occhialeria e la moda indossabile, e possono sostituire un’infinità di plastiche da sintesi usate in telefonia, illuminazione, domotica, e rilancia il valore bioeconomico della coltivazione della canapa nelle Dolomiti, in una visione di riconversione territoriale alla green economy”.
Non solo, perché “può essere mixata con altri biopolimeri e rinforzarli, per esempio con gli amidi di patate, i polisaccaridi del mais, e con la galalite, la plastica del latte, un altro biopolimero alpino che The Eyes Republic ha portato sul mercato, ripescandolo dal passato dell’alchimia pratica che permeava anche il mondo dei Monti Pallidi e dei suoi antichi mestieri”.
Il ritorno dei materiali del passato
Il riferimento è al fatto che “canapa e latte mescolati (come l’oggetto nella foto a destra), ovvero cellulosa e caseina flocculati fra loro, fornivano già agli alchimisti medievali, ai pittori, agli apotecari, ai cartai, agli scultori, agli spadari ai viaggiatori, ogni sorta di prodotto tecnico: membrane per filtrare, vasi per conservare, tessuti per bendare, reagenti per distillare, addensanti, coagulanti, conservanti, cordami ignifughi, teli impermeabili, vestiti e stivali, stoviglie e persino carboni per temprare l’acciaio, poiché caseina e cellulosa insieme formano un agglomerato di catene carboniche dalle grandi proprietà fisiche e meccaniche”.E infatti da The Eyes Republic spiegano che l’idea iniziale è stata quella di “riportare sul mercato le buone pratiche, i materiali naturali e i prodotti ambientalmente virtuosi, che costituiranno un passaggio obbligato della riconversione industriale alla green economy, che oggi tutti predicano ma nessuno nel concreto ha il coraggio di avviare, e men che meno ci vuole mettere dei soldi veri per svilupparla”.
La bioraffineria alpina aperta a collaborazioni
Quindi un progetto che si intreccia con le buone pratiche della green economy e che si lega fortemente al territorio, tanto da puntare alla creazione di una “bioraffineria alpina“, che nell’ottica del progetto “diventerebbe il motore di uno scenario di possibilità illimitate, a cominciare dalla rimessa a coltura di canapa dei terreni improduttivi montani, di nuovo reddito per gli agricoltori marginali, di nuove produzioni industriali, di riconversioni virtuose di aziende e professionalità obsolete”.Per questo motivo si lancia una proposta: “Per chi produce materiali, per chi fa prodotti finiti, per chi ha nuove idee imprenditoriali, per chi progetta futuri di sostenibilità ambientale, The Eyes Republic offre di associarsi a un progetto di una bioraffineria alpina per plastiche biodegradabili“.
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