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(Tommaso
Merlo) – La mafia è diventata sovranista. È quello il vento che
imperversa e i fratelli di mafia si stringono a coorte. Mentre i
cittadini si vomitano addosso sui social, dietro le quinte la malavita
continua a fare i suoi sporchi comodi. È sempre stato così. Divide et
impera. Vale per la mafia, vale per la politica. Per decenni gli
italiani se le sono date di santa ragione tra destra e sinistra, mentre
nei palazzi i ratti ingrassavano. Quando scatta qualche retata quel
marciume riemerge. Come a ricordarci da dove veniamo e dove rischiamo di
tornare. Ma tutto scorre in fretta sul rullo social. Giusto qualche
retorico cinguettio di sdegno prima che il circo ricominci lo show.
Prima che i pagliacci di turno ricomincino a decantare la qualità
dell’amministrazione delle regioni del nord da parte delle destre. O
come i vecchi partiti siano gli unici capaci di selezionare classi
dirigenti esperte e competenti. O come questa destra sovranista tutta
rutti e peti sia promotrice del cambiamento e non invece l’ennesima
maschera di un sistema marcio fino all’osso che non si vuole arrendere.
Un sistema partitocratico che con le mafie in un modo o nell’altro è
sempre sceso a compromessi. Per quieto vivere e perché conviene chiudere
un occhio.
Dalle Alpi fino all’Etna, da destra fino a sinistra passando
per la miriade di faccioni e di sigle e di vuoti slogan con cui il
circo della politica ha sempre aizzato i cittadini gli uni contro gli
altri mentre dietro le quinte della propaganda si spartiva il paese. Il 4
marzo è stato un disperato tentativo di dire basta a quella deriva
indecente. Un disperato tentativo di costringere la politica a smetterla
di delinquere alle spalle dei poveri cristi e tornare invece ad
occuparsi dei loro problemi adottando standard di legalità e trasparenza
degni di una democrazia civile e moderna. Ma dalla sera stessa del 4
marzo, mafiosi e politici e tutti i reduci del vecchio regime si son
messi remare contro per impedire che quel cambiamento si concretizzasse.
Si sono scatenati contro quel sussulto democratico con una ferocia
implacabile, come se i veri mafiosi fossero quei cittadini che gridavano
onestà. Maledetti sfascisti. Tra loro complici dei malavitosi ma non
solo, anche scalatori politici disposti a tutto pur di conquistare il
potere e caste arroganti terrorizzate di perdere il proprio status e
orde di ottusi ed ipocriti con la verità in tasca dopo decenni di
disastri. Tutti alleati nel boicottare la volontà popolare e con essa il
cambiamento. Tutti alleati nel tentativo di anteporre i propri
interessi e i propri rigurgiti ideologici a quelli della collettività.
Mafiosi, politici, uomini d’affari, stampa, voltagabbana. Un partito
trasversale e radicato che vorrebbe la restaurazione del vecchio regime
mentre i cittadini si vomitano addosso odio sui social. Oggi sta
tornando di moda il sovranismo. I fratelli di mafia si stringono a
coorte, la mafia chiamò, sì.
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