lunedì 30 dicembre 2019

Il privato è meglio del pubblico? La Corte dei Conti dice l’opposto. Ma nessuno controlla.

“Nel campo dei lavori pubblici, i privati fanno meglio e prima, sovente costano meno”.


Mariano Turigliatto Docente, ecologista e coltivatore di speranza

Mariano Turigliatto A smentire questo luogo comune, ben frequentato anche da politici svagati e giornalisti poco documentati, ci pensa la Corte dei Conti nella sua delibera di ricognizione circa lo stato del programma straordinario di ammodernamento tecnologico del patrimonio sanitario [qui il dettaglio], evidenziando che non c’è differenza nei tempi di realizzazione fra le opere eseguite direttamente dagli enti e quelle realizzate da privati mediante una delle tante forme di contratto che vanno per la maggiore.
Poco meno di un anno fa Alberto Avoli, Procuratore generale della Corte dei Conti, nella relazione di inaugurazione dell’anno giudiziario considerava che: “Nella gestione per obiettivi […] trovano spazio tutti i nuovi modelli di organizzazione delle funzioni pubbliche, fra i quali in primo luogo quelli che valorizzano le potenzialità del partenariato pubblico-privato”.

Nel passare in rassegna i vantaggi – come la capacità da parte del pubblico di attrarre risorse di privati per investimenti di utilità collettiva – e le problematiche connesse all’uso degli strumenti giuridici necessari a supportare le negoziazioni fra operatori privati e pubbliche amministrazioni, il Procuratore generale forniva dati e suggestioni che debbono essere sfuggite ai più.

In primo luogo, la varietà di forme con cui le pubbliche amministrazioni operano coi privati, fatto che “[…] non deve però far dimenticare che in gioco resta e deve rimanere in posizione dominante l’interesse pubblico.
Con una implicazione importante: la pubblica amministrazione non può abiurare al proprio ruolo di regolatore e di titolare di penetranti poteri di controllo”.
L’ammonizione del Procuratore generale si fissava sulla definizione dei contratti e delle concessioni, ma ancora di più sul controllo: “Costituiscono pertanto fonte di responsabilità amministrativa la mancata o insufficiente organizzazione delle strutture pubbliche competenti ad esercitare con tempestività i prescritti poteri, regolatori e di vigilanza”.
Dirigenti pubblici e controllori debbono essere chiamati a rispondere in prima persona delle inadempienze e dei danni dovuti al mancato preciso e puntuale controllo del rispetto dei contratti da parte dei privati.
A maggior ragione quando l’ammontare delle opere e dei servizi in gioco è elevato e spalmato nel tempo, ipotecando il futuro di chi deve farsene carico. Per questo l’ambito sanitario è da sempre terreno fertile di “sperimentazione” di partnership pubblico-privato, attraverso le forme che la legge prevede per questo genere di attività: il Project Financing e il Parternariato pubblico privato.
 In ambito sanitario, infatti, gli oneri per l’ammodernamento tecnologico e l’adeguamento di apparecchiature e strutture – fino alla costruzione di nuovi ospedali – sono considerevoli e perciò oggetto di interesse e proposte da parte del privato. Proprio degli aspetti collegati al sempre più diffuso utilizzo di queste modalità, la stessa Corte dei Conti scrive: “L’utilizzo del Ppp come strumento di ‘emergenza’, cui spesso si ricorre quando non sono identificabili altri strumenti, la dominanza degli operatori industriali di fatto provenienti prevalentemente dal settore delle costruzioni, nonché lo scarso coinvolgimento delle istituzioni finanziarie nonostante si tratti di contratti, sostanzialmente, di finanziamento di investimenti pubblici, non ha consentito di sfruttare appieno le potenzialità per allocare i rischi in modo bilanciato, stimolando processi di innovazione e scelte di mercato a favore delle imprese più virtuose”.
Sono proprio i piani finanziari predisposti dalle amministrazioni pubbliche a deviare spesso dall’obiettivo di ogni pubblica amministrazione: quello di realizzare sempre l’interesse collettivo, scegliendo di volta in volta gli strumenti idonei e praticandoli con trasparenza e determinazione.
D’altra parte, lo ricorda sempre la Corte dei Conti , gli advisor – raccordo fra progettualità pubblica e mercati finanziari prima, poi monitoraggio delle gare dei contratti che ne discendono – sono scelti dalle pubbliche amministrazioni presso agenzie private, nazionali e internazionali.
Quando, come già in gran parte dei paesi europei, lo Stato dovrebbe proporsi “[…] esso stesso o tramite agenzie pubbliche (ad es. Invitalia) come cabina di regia “advisor” per il raccordo con il mercato finanziario e supporto nella valutazione […] dei progetti”.
Prontamente la Finanziaria 2019 (commi 162-163) prevede la creazione di una struttura pubblica a servizio degli enti proprio per sviluppare questa attività, ancora più utile perché comuni e enti pubblici sono oramai privi anche delle figure professionali minime per poter gestire procedure e lavori in proprio. Circa 300 le assunzioni previste e annunciate.
A oggi non si è fatto nulla, neanche il decreto che istituisce la nuova struttura.
Insomma, ognuno continua a fare per sé, spesso i privati e i liberi professionisti la fanno per tutti, controlli pochi, efficienza ed economicità ancora una chimera.

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