di Marco Cesario
Parigi. Se qualcuno all’interno del governo francese aveva scommesso di poter spaccare il fronte sindacale con questioni tecniche o con trappole politiche la scommessa non solo è definitivamente perduta ma deve pure incassare il potenziale allargamento del fronte della protesta. La mobilitazione contro la riforma delle pensioni in Francia non solo non perde terreno anzi ne guadagna trascinando con sé segmenti sempre più estesi di società civile, includendo persino nuove forze politiche e agitando lo spauracchio più temuto dal governo: il blocco delle raffinerie con la conseguente minaccia di una penuria di carburante. Intanto i sindacati si compattano e persino i principali partiti che compongono la galassia della sinistra francese solitamente agli antipodi (France Insoumise, Partito Socialista, Verdi) gettano via la maschera e si uniscono alla protesta.
Parigi. Se qualcuno all’interno del governo francese aveva scommesso di poter spaccare il fronte sindacale con questioni tecniche o con trappole politiche la scommessa non solo è definitivamente perduta ma deve pure incassare il potenziale allargamento del fronte della protesta. La mobilitazione contro la riforma delle pensioni in Francia non solo non perde terreno anzi ne guadagna trascinando con sé segmenti sempre più estesi di società civile, includendo persino nuove forze politiche e agitando lo spauracchio più temuto dal governo: il blocco delle raffinerie con la conseguente minaccia di una penuria di carburante. Intanto i sindacati si compattano e persino i principali partiti che compongono la galassia della sinistra francese solitamente agli antipodi (France Insoumise, Partito Socialista, Verdi) gettano via la maschera e si uniscono alla protesta.
Mentre infatti il governo francese perde pezzi, il fronte sindacale
inaspettatamente si allarga e si compatta: oltre alla CGT, FO, FSU,
Solidaires si aggiungono per la prima volta dall’inizio del movimento
anche altre sigle sindacali come la CFDT, la CFTC, l’UNSA e la FAGE
degli studenti. Un fronte unico e compatto che rappresenta un blocco
difficile da maneggiare per il governo il quale dovrà negoziare con
tutti e se non riuscirà a spaccare il fronte sarà giocoforza costretto a
cedere campo. Alla chiamata dei sindacati, i ferrovieri e macchinisti
hanno risposto compatti e con una progressione nell’adesione
spettacolare: un terzo dei ferrovieri (32,8% contro l’11,2% di lunedì
scorso) ha incrociato la braccia per questa giornata di scioperi del 17
Dicembre ed il 75,8% dei macchinisti (il 61% lunedì scorso).
Il 13esimo giorno di sciopero illimitato di SNCF e RATP ma non
solo: in strada dipendenti del settore pubblico e privato (ferrovieri,
insegnanti, dipendenti pubblici, badanti, avvocati, ecc). Una
mobilitazione “monstre” di 1,8 milioni di manifestanti in tutta la
Francia (secondo la CGT, per il ministero degli interni sarebbero invece
615.000) di cui 350.000 manifestanti solo a Parigi (contro i 250.000
del 5 dicembre ed i 180.000 del 10 Dicembre). L’Italia, in cui pur si
muove qualcosa con il movimento delle sardine, può solo restare a
guardare questo gigantesco movimento di piazza - che si è intersecato
con il più longevo movimento dei gilets gialli - il quale sta mettendo
il governo francese con le spalle al muro. A quando il nostro turno? Non
basta infatti stare a guardare (le sardine), solo bloccando il paese,
le strade, i trasporti, le raffinerie, come sta accadendo in queste ore
in Francia, si potrà ottenere qualcosa di concreto. Il momento storico
richiede azione congiunta e non basta l’arrivo di nuovi attori
nell’arena per cambiare il corso della politica in Italia.
Tagli di elettricità, raffinerie bloccate: la protesta s’inasprisce
A Marsiglia, Lione, Lille, Bordeaux, Nantes e nelle principali
città di Francia centinaia di migliaia di persone sono scese in piazza
per ribadire il no alla riforma delle pensioni. Tagli di elettricità -
in un’azione sindacale temporanea sulla rete elettrica - a 50.000
famiglie in Gironda durante la notte dal lunedì al martedì e a 40.000
famiglie nella città di Lione il martedì mattina per circa 50 minuti.
Per la giornata di sciopero, il sindacato CGT ha anche bloccato
l’accesso orientale alla raffineria St Nazaire dopo aver bloccato 7
raffinerie il 10 Dicembre scorso. E intanto all’orizzonte si profila
l’incubo più grande del governo: la penuria di carburante che è ormai
pare quasi inevitabile su 7 delle 8 raffinerie francesi almeno secondo
la CGT. E non finisce qui. I sindacati hanno deciso di proseguire il
movimento di protesta con "azioni locali il 19 e fino alla fine del mese
di dicembre", smentendo persino l’idea di una “tregua natalizia” fino
al “ritiro totale" del piano del governo. Negoziati sono attualmente in
corso a Matignon con il primo ministro Edouard Philippe che riceverà le
sigle sindacali e padronali per cercare un’exit strategy alla crisi.
Intanto scendono in piazza anche i principali leader
dell’opposizione ricomponendo la defunta galassia della sinistra
francese: Jean-Luc Mélenchon (LFI), Olivier Faure (PS) e Julien Bayou
(EELV) hanno chiesto al governo di rinunciare alla riforma sottolineando
la mancanza di supporto al progetto macroniano da parte della società
civile e delle principali forze politiche. Intanto a Parigi, dove
sfilavano circa 350.000 persone secondo la CGT (70.000 secondo il
ministero), la manifestazione è degenerata in scontri violenti tra
manifestanti e forze dell’ordine. Gli eroi del giorno però sono i
pompieri, non in veste di spengitori di fuochi ma in veste di
manifestanti. Alzando le mani in segno di resa di fronte alle cariche
della polizia e nel vano tentativo di fare da pacieri tra forze
dell’ordine e manifestanti, i pompieri hanno subito cariche e lanci di
granate stordenti e di lacrimogeni. Un’immagine eloquente, simbolica che
narra la forza di questa battaglia: un paese intero è sceso in piazza
contro il progetto ultra-liberale di Macron che vuole infliggere
l’ennesima picconata allo status sociale francese.
@marco_cesario
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