giovedì 19 dicembre 2019

Classe dirigente & politici & massoni & 'ndrangheta. Terremoto Gratteri in Calabria. Contro 'ndrangheta, massoneria e politica.

Operazione "Rinascita Scott", 334 arresti, decapitate le cosche di Vibo. Una bomba a un mese dalle elezioni regionali. Il procuratore: "Calabresi, abbiate coraggio. Occupate gli spazi che vi abbiamo liberato".

huffingtonpost.it By Federica Olivo


“Numericamente è la seconda operazione dopo il primo maxiprocesso di Palermo di Falcone e Borsellino”. 
Bastano queste poche parole, pronunciate da Nicola Gratteri, a rendere l’idea della portata del blitz partito dalla Dda di Catanzaro.
E' l’operazione che ha condotto all’arresto di 334 persone in Italia e all’estero e alla decapitazione di tutte le cosche che operano nella zona di Vibo Valentia - mettendo in evidenza gli intrighi tra ’ndrangheta, colletti bianchi e massoneria - è come una bomba che esplode a poco più di un mese dalle elezioni in Calabria.
E i cui effetti si iniziano a sentire, a livello locale e nazionale. Inevitabilmente.
Terremoto Gratteri in Calabria. Contro 'ndrangheta, massoneria eLe carte dell’inchiesta: un intreccio velenoso tra ’ndrangheta, colletti bianchi e massoneria
Dagli atti dell’indagine Rinascita Scott emerge un intreccio criminale.
Per gestire ogni singolo affare, si utilizzava quella che viene definita “la potente autostrada universale”: la massoneria. 
A darle questo nome, l’avvocato Giancarlo Pittelli, ex senatore di Forza Italia, indicato come anello di congiunzione tra i politici e professionisti, la ’ndrangheta e la stessa massoneria.
Un “Giano bifronte”, viene definito.

Le connessioni oscure che emergono dagli atti d’indagine sono inquietanti: magistrati, politici, ’ndranghetisti, professionisti, rappresentanti delle forze dell’ordine, tutti legati dal rito associativo: “Un coacervo - per usare i termini dell’ordinanza - di relazioni tra i boss della ’ndrangheta e vertici della massoneria”.
Tutti, questi ultimi, inseriti in strutture strategiche: dai tribunali agli ospedali, passando per le forze armate e gli istituti bancari.
Questi legami sono stati ricostruiti da diversi collaboratori di giustizia.
È grazie ad Andrea Mantella, ad esempio, se è stata ricostruita questa “zona d’ombra” nella quale si addensano tutti i più alti interessi. Non solo.
Ci sono le dichiarazioni di Cosimo Virgiglio, altro collaboratore di giustizia, che nel definirsi massone maestro venerabile, ha sostenuto che proprio “la città di Vibo Valentia è l’epicentro della massoneria sia legale che di quella cosiddetta deviata” e che l’avvocato Pittelli avrebbe avuto una doppia appartenenza, una “pulita” con il Grande Oriente d’Italia, del distretto catanzarese, e poi quella “coperta” legata alla Loggia di Petrolo di Vibo.
Tra gli affiliati anche il super boss Luigi Mancuso.
Ogni affare, da quelli più semplici a quelli più complicati, sarebbe stato risolto, o affrontato, attraverso questo canale.
Da questo circuito non erano esenti le elezioni: “Nelle competizioni elettorali i candidati “massoni” venivano appoggiati dagli appartenenti segreti chiamati “Sacrati sulla Spada”, ovvero dei criminali che facevano catalizzare su di loro i voti”.

Gratteri ai cittadini: “Abbiate coraggio, occupate gli spazi che vi abbiamo liberato stanotte”
Ci sono voluti tre anni e mezzo prima che 3mila carabinieri fossero impegnati in questa maxi operazione.
Le indagini sono iniziate il 16 maggio 2016, il giorno dell’insediamento di Gratteri alla Dda di Catanzaro.
È lo stesso magistrato a ricordarne il primo atto: “Il giorno del mio insediamento - ha sostenuto il procuratore - ho pensato di smontare la Calabria come un treno Lego, e poi rimontarla piano piano, e poi ricostruire un ufficio, cambiando uomini e mezzi, fare sinergia e mettere a frutto l’intelligenza e professionalità dei miei ragazzi. Il 16 maggio 2016 ho detto che voglio fare e raggiungere questo target, mi hanno guardato come un marziano, ma ci ho creduto, li ho contagiati e infettati. E il giorno dopo, il 17 maggio eravamo con il collega Falvo a Rebibbia per interrogare Mantella: siamo partiti da quella traccia.
Il coordinatore dell’indagine e’ stato Giovanni Bombardieri, magistrato di grande livello, poi il lavoro è montato e lievitato come un panettone”.

E, quindi, la richiesta ai cittadini. È l’appello di un magistrato che da anni si occupa di criminalità organizzata e che oggi raccoglie i suoi frutti. Al di là di quello che avverrà nelle aule dei tribunali:  
“Fino all’ultimo dei nostri giorni dobbiamo lottare e non rassegnarci, bisogna dire basta e avere il coraggio di occupare gli spazi che questa notte vi abbiamo dato. 
Da oggi dovete andare in piazza, dovete occupare la cosa pubblica, dovete impegnarvi in politica, nel volontariato, in tutto quello che è possibile fare, andare oltre il vostro lavoro. 
Altrimenti continueremo a parlarci addosso. 
Questo è il cambiamento da oggi, a parte le chiacchiere, altrimenti continuiamo a piangerci addosso e ci facciamo prendere per il naso una volta dall’uno una volta dall’altro”.

Coinvolti politici di Pd, Psi e Forza Italia. Aiello (M5s): “Avevamo ragione a non allearci con i dem”
L’esplosione che ha causato il blitz “Rinascita Scott” ha colpito il centrodestra e il centrosinistra - tra le persone colpite dalle indagini ci sono, infatti, vari esponenti del Pd, uno del Psi e un ex parlamentare di Forza Italia - e dato l’occasione ai 5 stelle di rivendicare la scelta, maturata dopo la batosta umbra, di correre da soli per la regione.
“Il Pd esce travolto da questa inchiesta monumentale, che tocca pure esponenti di primo piano del centrodestra e personaggi scappati dal centrosinistra. Le accuse ai politici indagati sono gravissime. I fatti ricostruiti dagli investigatori scuotono le coscienze e gridano vendetta politica. La Calabria deve puntare sulla società civile perché i partiti non sono più credibili. Avevamo ragione - prosegue Aiello - a non accettare la proposta di alleanza con il Pd, che avrà bisogno di anni per cambiare i propri dirigenti in Calabria”, ha affermato Francesco Aiello, candidato per i pentastellati nella regione del Sud. 
I politici coinvolti nell’inchiesta
Vicini ai dem, ma non solo. Sono diversi i politici coinvolti nell’inchiesta della dda di Catanzaro. Giancarlo Pittelli, stando alle carte dei magistrati, aveva un ruolo chiave. Sessantasei anni, già parlamentare del centrodestra per tre legislature, dal 2001 al 2013, che è stato anche coordinatore regionale di Forza Italia dopo aver militato negli anni ’90 nella Dc. Nel 2011 ha lasciato il Popolo della Libertà per aderire al gruppo misto alla Camera.
Altro nome noto della politica calabrese  coinvolto nell’inchiesta è Nicola Adamo - indagato per traffico di influenze - storico esponente della sinistra in regione, ha alle spalle con una lunga militanza prima nel Pci, poi nel Pds, nei Ds e infine nel Pd. Adamo, 62 anni, di Cosenza, è stato consigliere regionale per quattro legislature nonché assessore in più occasioni. Molto vicino al governatore uscente Mario Oliverio, ha ricoperto anche la carica di vicepresidente della Giunta regionale nel 2005, con l’allora presidente di centrosinistra Agazio Loiero. Per pochi mesi, nel 2016, è stato anche deputato, ma ha rinunciato all’incarico all’incarico parlamentare per restare nella Giunta regionale calabrese. Il suo percorso si intreccia anche con quello di un altro importante dirigente politico calabrese coinvolto nell’inchiesta della Dda di Catanzaro, Luigi Incarnato, segretario regionale del Psi e commissario della Sorical, la società di gestione dell’acqua in Calabria: consigliere regionale per due legislature, Incarnato, 64 anni, di Cosenza, è stato anch’egli assessore regionale ai Lavori pubblici nella Giunta Loiero, e oggi è il coordinatore della coalizione che sostiene la ricandidatura di Oliverio alle prossime Regionali. Il blitz inoltre ha coinvolto anche Pietro Giamborino, 62 anni, consigliere regionale dal 2005 al 2010 con la Margherita e quindi con il Pd: in quella legislatura Giamborino, che è stato anche assessore alla Provincia di Vibo Valentia, è stato presidente della prima commissione “Affari generali e istituzionali” del Consiglio regionale.
Destinatario di una misura cautelare anche Gianluca Callipo, sindaco di Pizzo e presidente di Anci Calabria. Trentasette anni, è stato un esponente di spicco del Pd e ha partecipando, in quota renziana, alle primarie per la scelta del presidente della Regione alle elezioni del 2014. Persa la sfida la sfida con Mario Oliverio, dal novembre 2018 aveva lasciato i dem per avvicinarsi al progetto politico del sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto.
Un nome, questo, di Forza Italia. Fino a pochi giorni fa, infatti, era in corsa per diventare il candidato del centrodestra per le prossime elezioni regionali. Per questo ruolo, però, scelta Jole Santelli.
La sua candidatura è stata ufficializzata da Forza Italia proprio poche ore dopo il blitz della Dda di Catanzaro. Quanto e se l’operazione realizzata della magistratura influenzerà la campagna elettorale di tutti i partiti sarà chiaro nelle prossime settimane. O, probabilmente, dopo il 26 gennaio.

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