Requisitoria del pm Musarò: "Non è un processo all'Arma ma a chi violò il giuramento di fedeltà". E su Alfano: "Ministro dichiarò il falso in aula sulla base di atti falsi".
E’ la richiesta di condanna avanzata dal pm Giovanni Musarò nel processo in corte d’assise.
“Nella vicenda Cucchi i depistaggi hanno toccato picchi da film dell’orrore.
La responsabilità è stata scientificamente indirizzata verso tre agenti della polizia penitenziaria. Ma il depistaggio ha riguardato anche un ministro della Repubblica che è andato in Senato e ha dichiarato il falso davanti a tutto il Paese”.
Lo ha detto il pm Giovanni Musarò, durante la sua requisitoria nell’aula bunker di Rebibbia nel corso del processo bis sulla morte di Stefano Cucchi.
Sul banco degli imputati ci sono 5 carabinieri per i quali il pm farà le sue richieste: Francesco Tedesco, che a nove anni di distanza ha rivelato che il geometra 31enne venne ‘pestato’ da due suoi colleghi, Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, accusati come lui di omicidio preterintenzionale. Tedesco è accusato anche di falso e calunnia (nei confronti degli agenti penitenziari) assieme al maresciallo Roberto Mandolini, mentre solo di calunnia risponde il militare Vincenzo Nicolardi.
“Questo non è un processo all’Arma dei Carabinieri, ma è un processo contro cinque esponenti dell’Arma dei Carabinieri che nel 2009 violarono il giuramento di fedeltà alle leggi e alla Costituzione, tradendo innanzitutto l’Istituzione di cui facevano e fanno parte”. Così il Pm Musarò nella parte conclusiva della sua requisitoria al processo per la morte di Stefano Cucchi. Per il rappresentante dell’accusa (il quale ha precisato che “i depistaggi del 2009 hanno assunto grande rilevanza, perché hanno condizionato la ricostruzione dei fatti” oggetto di questo processo) “la migliore riprova di tale assunto è rappresentata dal fatto che l’acquisizione di alcuni elementi decisivi, sia ai fini di questo processo sia ai fini di quello sui depistaggi del 2015, è stata possibile grazie alla leale collaborazione offerta nel 2018 e nel 2019 proprio dall’Arma dei Carabinieri, in particolare dal Comando Provinciale dei Carabinieri di Roma, dal Reparto Operativo e dal Nucleo Investigativo, i cui componenti hanno profuso impegno e intelligenza ai fini della esatta ricostruzione dei fatti”.
“Se un ministro va in Aula e dichiara il falso sulla base di atti falsi, questo è un fatto di una gravità inaudita. Di questo stiamo parlando in questo processo, anche se è una verità scomoda”, ha proseguito Musarò, durante la requisitoria nell’aula bunker di Rebibbia nel corso del processo bis sulla morte di Stefano Cucchi, arrestato il 15 ottobre del 2009 per droga e deceduto una settimana dopo all’ospedale Sandro Pertini di Roma. Il riferimento del pm romano è alla giornata di martedì 3 novembre 2009 quando nell’Aula del Senato il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, nell’ambito dell’informativa del governo sul decesso di Cucchi, venne chiamato a riferire sulle circostanze della morte del geometra romano. Sul banco degli imputati ci sono 5 carabinieri: Francesco Tedesco, che a nove anni di distanza ha rivelato che il geometra 31enne venne ‘pestato’ da due suoi colleghi, Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro, accusati come lui di omicidio preterintenzionale.
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